Nei prossimi giorni si svolgerà a Roma un
incontro nazionale che si presume abbia come centro della discussione la
presenza di una lista elettorale “ fra il PD e Grillo” come indicato da alcuni
dei promotori, lanciato nei primi giorni di novembre da un appello “Cambiare si può!” che ha raggiunto
quasi 5000 firme, molte delle quali
accompagnate da brevi dichiarazioni ( finalmente!
era ora ! è quello che aspettavamo! giusto! siamo con voi! etc…) . Contenuti
oscillanti fra la necessità di rifondare la sinistra, colmare il vuoto (
elettorale) appunto fra PD e grillismo, essere determinanti in parlamento (
!!!) per impedire al PD di combinarle troppo sporche, rilievo ai beni comuni, ma
anche seri accenni al tema della crisi ecologica, della necessità della
conversione e cenni di sfuggita all’idea della decrescita.
Fra i primi firmatari
Luciano
Gallino (professore
di sociologia, Università di Torino), Livio Pepino (magistrato, Gruppo
Abele), Marco Revelli (professore di scienza della politica in Piemonte),
don Marcello Cozzi (vicepresidente di Libera), Antonio Di Luca
(operaio di Pomigliano), Chiara Sasso (scrittrice della Rete Comuni Solidali). Poi altre persone
dignitosissime, da Guido Viale a Ivan Cicconi, da Guido Ortona a Riccardo
Petrella tutti più o meno conosciuti, molti prevalentemente con una connotazione di
“sinistra non allineata”, alcuni (pochi) con una connotazione più spiccatamente
“ecologista”. Tutti di età abbastanza avanzata, in genere poco propensi al
“gioco politico” e si presume per molti senza neanche particolari velleità e
ansie da “prestazione elettorale” personale. Gallino, primo firmatario, ad
esempio ha già dichiarato che continuerà il suo attuale “oscuro lavoro”.
Circa sei mesi fa veniva lanciato un appello “Per un soggetto politico nuovo” con un bel documento che indicava la necessità di
far politica in modo diverso, colmare un vuoto, superare i partitini ispirati
ad un padre-padrone, la necessità di leadership collettive etc . Redattori del testo: Andrea Bagni, Paul Ginsborg, Claudio Giorno, Chiara Giunti, Alberto
Lucarelli, Ugo Mattei, Nicoletta Pirotta, Marco Revelli, Massimo Torelli poi
altri da Paolo Cacciari a Stefano Rodotà, da Guido Viale a Tonino Perna,
molti dei firmatari del più recente appello. L’appello raggiungeva più di 6000 firme (molti
commenti entusiasti: finalmente! , era ora
!, è quello che aspettavamo! giusto!, siamo con voi! etc…), promuoveva due incontri nazionali:
a Bologna, quasi un migliaio di presenze, poi a Parma, meno della metà. Si dava
un nome (ALBA), compromesso fra le propensioni di sinistra , quelle
referendarie, quelle ambientaliste. ALBA si dava rapidamente organi nazionali e
locali, gruppi di lavoro, qualche centinaio di gruppetti diffusi qua e là negli
8000 e passa comuni italiani. Anche qui ansia da prestazione (meno) moderata e
una grande esigenza di qualcosa di nuovo diverso dalla vecchia politica specie
della sinistra. Nei primi giorni Repubblica , con un intervento dal titolo:
“Nasce il partito di Gisburg” decideva, secondo loro almeno, chi era il capo, poi qualche articoletto in
cui ci si chiedeva se questi stavano nell’area del centro-sinistra o se per
caso anche questi non volessero praticare “il populismo alla Grillo”, poi quasi
più nulla. L’unica cosa che risultava chiara dai promotori era che con Grillo non si parla ( anche perché
la cosa sembra reciproca) e che comunque
alle primarie del PD non era il caso di partecipare. Gisburg e non solo, in più
occasioni esprimeva il ragionamento ( più o meno) che non essendo il PD un
partito decentemente riformatore solo una presenza esterna e autonoma lo
avrebbe costretto a… immaginiamo ad essere un po’ più riformatore…o non so a
cosa vorrebbe costringerlo il girotondino Gisburg.
Circa 25 mesi fa veniva lanciato un appello “Abbiamo un sogno” in cui si dichiarava la necessità di una nuova politica, di cambiare
l’Italia, di far nascere un partito per la società
civile, ispirato al buonsenso e fondato sull’onestà e alla stragrande
maggioranza degli italiani, gente onesta che si
alza la mattina per andare a lavorare.. di seguito generici accenni di tipo
ambientalista, pacifista, etc… . Fra
i primi firmatari: Michele Dotti, Francesco Gesualdi, Marco Boschini, Riccardo Petrella, Jacopo Fo, Chiara
Sasso, ma poi
anche Finiguerra, Salvatore Borsellino,
Don Andrea Gallo e molti altri nomi autorevoli e dignitosissimi per un
totale di circa 5000 firme. Moltissimi i
commenti entusiasti dei firmatari (finalmente! era ora !
è quello che aspettavamo! giusto!, siamo con voi! etc…) . Qualcuno , con un eccesso di
imperdonabile cattiveria scrisse che “Il
sogno di Michele Dotti assomiglia più ad un incubo ”. In effetti l’ansia da
prestazione elettorale era un po’ più velleitariamente accentuata, ma in fin
dei conti si trattava di quasi due anni fa. Dopo un unico incontro nazionale dei firmatari
a Firenze (70 presenti) il Sogno finì, insieme ai Verdi, alla Costituente
Ecologista e altri, a formare il partito-oleogramma in formazione degli
Ecologisti e Civici. Sogno o incubo o oleogramma che fosse la cosa si è
conclusa qualche giorno fa quando il neo portavoce degli EcoCivici Domenico Finiguerra ( subentrato credo a due
portavoce precedenti, un uomo e una donna ) ha dato le dimissioni , se ne è
andato sbattendo la porta, aderendo all’appello di cui all’inizio, non essendo
chiaro , dopo quasi due anni di silenziosa
gestazione, se il nuovo soggetto che si ispirava a “fondare gli ecologisti
europei in Italia” ( o più concretamente a riportare qualche volta in tv
Bonelli) intendeva diventare il terzo o
quarto cespuglietto della coalizione, montiana ma non si dice, del PD, o che
diavolo di altro e con chi volesse proseguire il proprio luminoso percorso.
Circa 12 mesi fa, un gruppo di altri
esponenti di questa singolare ed immensa galassia vagante nello spazio della
opposizione sociale, con una vaga propensione ambientalista e civica, non contenti
dell’esistente e un po’ più radicali e movimentisti, hanno lanciato il loro
appello, prevalentemente di impronta facebookiana, per una lista da presentare
alle elezioni politiche, però radicalmente “ diversa e distante” dai partiti, che ha preso il nome ( almeno
credo ) di Lista Civica Nazionale. Fra i primi
firmatari il più noto credo sia Michele
Boato, istancabile e coerente ambientalista nell’area veneta, notoriamente
intransigente e movimentista. L’appello ha raccolto forse qualche centinaio di
adesioni soprattutto fra esponenti “di base” con qualche minore espressione di
sostegno entusiasta e forse un po’ meno
informati degli altri del contorno di riferimento. Purtroppo già dopo qualche
mese la lista sfortunatamente si è divisa in due, entrambe proiettate
ovviamente alla tenzone elettorale. Come si chiamino esattamente al momento non
lo so.
Nel nostro piccolo anche il Gruppo
delle Cinque Terre circa due anni fa lanciò un appello “Un'altra
Italia è possibile”
che più modestamente raccolse, insieme alle solite dichiarazioni di entusiasmo
(finalmente! era ora ! etc ), poco più di un migliaio di adesioni. Avendo
provveduto fin dalla nascita a vaccinarsi dal virus dilagante di cui sopra
nell’appello si dichiarava : che non volevamo fare un partitino per le
elezioni, che eravamo immuni da ansie da prestazione elettorale; che quanto
serve al paese è un nuovo grande movimento
politico che sposi la visone di un
nuovo paradigma che identifichiamo
nella conversione ecologica, e nella riconquista della democrazia e della
giustizia sociale. Con l’idea che per costruirlo si dovesse radere al suolo, cioè concretamente
“sciogliere” le espressioni
esistenti del virus e procedere ad un'unica grande e progressiva aggregazione
che richiede tempo ed una grande cura di calmanti che attutiscano sia le ansie
da prestazione elettorale che di eccesso di fallico egocentrismo. Che tutto ciò non ha
nulla a che fare con la sinistra, ne quella in rifondazione continua ne quella
in corso di farsi rifondare o affondare dal montismo. Che anzi
l’obiettivo, se si intende parlare di
elezioni, che del progetto nuovo è solo
un aspetto e neanche quello fondamentale, dovrebbe essere, almeno per tutta una
prima fase storica, quello di cacciare
dal Parlamento il più alto numero possibile di esponenti di quel
destra-centro-sinistra che ha affossato, e non ha ancora finito di farlo, il
nostro paese.
Nel lungo documento (Per la
Conversione ecologica, la Democrazia autentica, il recupero della Comunità ) che dopo due anni
abbiamo pubblicato di recente dopo una lunga discussione, abbiamo cercato di esprimere in
modo approfondito questo punto di vista, comprese
le motivazioni per le quali il Movimento di Grillo è al momento il
principale attore o comunque alleato in questo percorso che richiede in
prospettiva un altro interlocutore , che abbia una chiara connotazione
ecologista, radicale , non trasformista e ci permettiamo di dire , un po’ più umile e tollerante, che è
anche la malattia di cui soffre lo stesso Grillo. Soprattutto che sia un po’
più lungimirante. Se non altro perché Grillo proprio in questi giorni ha
pubblicato, in sintesi come sempre, in
28 punti ( Not in my name )che cosa andrebbero a fare i grillini in Parlamento. E sfidiamo
uno solo delle migliaia di firmatari di appelli a trovare un solo punto di
serio disaccordo, visto che si tratta di quanto negli ultimi anni hanno
espresso in tutte le loro variegate sfumature i movimenti “alternativi, antagonisti,
ecologisti, sinistri” o come volete
chiamarli, di questo paese. Non dimenticando che in fin dei conti si tratta del
programma del terzo o secondo o magari primo potenziale partito nel prossimo
Parlamento. E che l’ipotesi di buttare via uno o due milioni di voti
improvvisando liste oggettivamente contro il Movimento 5Stelle e a favore della
coalizione premontiana non è un idea molto brillante.
Potremmo fermarci qui, sapendo che stiamo
largamente abusando della pazienza infinita dei nostri lettori , che sono dei veri eroi, se non fosse che addosso all’appuntamento
romano citato si è catapultato negli ultimi giorni De Magistris, benedetto con prudenza da
Repubblica e soci. Il noto ex magistrato
eletto al parlamento europeo nelle liste di IDV anche grazie all’appoggio di Grillo,
aderente a Bruxelles al gruppo liberale che ha per prima cosa votato a
Commissario europeo il conservatore Barroso (De Magistris astenuto), poi
dimessosi per diventare sindaco di Napoli contro tutti, recentemente critico
verso Di Pietro (al cui partito però non è iscritto) , ha dato la sua
benedizione all’incontro di Roma, ventilando l’ipotesi di portarvi in dote un
altro magistrato (Ingroia). Annunciando contemporaneamente che comunque lui
farà la sua lista arancione ( uno dei
pochi colori ancora rimasti sul mercato) e che nelle prossime settimane
annuncerà alcuni dei suoi candidati. Naturalmente
non è vero, perché De Magistris non è in grado di presentare nessuna lista, ma
fa lo stesso. De Magistris si candidò alle europee con due obiettivi chiari:
democrazia ed ecologia. Si tenne però alla larga dal gruppo parlamentare
europeo degli ecologisti dove confluirono anche altri eletti , ad esempio i due
Piraten svedesi. Confessiamo di aver seguito poco le sue eventuali iniziative
in Europa, ma un dato positivo lo abbiamo chiaro: le sue dimissioni dall’Europa
hanno fatto subentrare lo sconosciuto Andrea Zanoni, un ottimo ed attivissimo
ecologista veneto (WWF e animalista ) che è probabilmente al momento l’unico o almeno il più attivo e
significativo ambientalista presente in tutti i diversi stadi elettivi italiani
compreso parlamento, regioni, province e comuni italiani.
Dunque a Roma si
svolgono contemporaneamente tre assemble in una , che dovrebbero sciogliere in
qualche ora tutti i nodi , tutte le ambiguità, tutti i trasformismi che negli
ultimi due anni nessuno, tranne Grillo in parte, ha
voluto sciogliere. De Magistris da parte sua ha già chiarito il suo
momentaneo ( perché spesso lo cambia ) punto di vista. Non si può rischiare di
essere residuali (!) quindi la cosa migliore sembra essere
quella di partecipare alla coalizione del cosiddetto centrosinistra.
Naturalmente per costringere il PD a… Sempre che legge elettorale, o qualche altro
imprevisto rendano più utile qualche altra improvvisazione. Cosa faranno e
quanto eventualmente dureranno i 10 eventuali eletti di questa eventuale lista
prima di cambiare casacca è una bella domanda a cui nessuno oggi è in grado di
rispondere.
Chi
partecipa all’incontro di “Cambiare si può”, ha una grande responsabilità e pochissime chance; ma fateci almeno sapere,
se è possibile: Cambiare cosa ? Cambiare con chi ?
Lo so, è sin troppo facile dirlo: UNIRSI abbattendo le spinte di trasformismo per accapparrarsi poltrone e poltroncini e le gelosie, nostalgie ormai obsolete. Questa è l'operazione più difficile. Io, più o meno,ho seguito tutti questi percorsi. Non saprei più cosa dire. Ciao Paolo Barbieri
RispondiElimina" UNIRSI abbattendo le spinte di trasformismo per accapparrarsi poltrone e poltroncini e le gelosie, nostalgie ormai obsolete..."
EliminaCambiare tutti insieme no eh?? Troppe volte i progetti per provare a ridare a questo paese una dignità ed una politica di questo nome sono naufragati perché o si cercava il solito salvatore della patria (il berlusconismo ha fatto breccia anche da altre parti) o perché c'è sempre stato un gruppo, un singolo, un gruppo di singoli pronti a disfare, non credere e non avere il coraggio di sognare. Sul territorio del nostro Paese quotidianamente molte e molti di noi combattono battaglie spesso perdenti perché si ritrovano soli. Ma son battaglie che hanno tutte le stesse radici e partono tutte dagli stessi bisogni. Forse è davvero il caso che ci si unisca per cambiare assieme. Additare il problema ma non sapere come uscirne, nè tanto meno impegnarci in prima persona per risolvere ci fa essere parte integrante del problema. E siccome io questo paese lo voglio cambiare.. io ci sto.. con tutti i limiti ed i problemi e le difficoltà che ci saranno.
RispondiEliminaciao
Stefano
" il berlusconismo ha fatto breccia anche da altre parti.."
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