I votanti al referendum sono stati più di 50mila, il 49,2 % del corpo
elettorale potenziale, ben al di sopra del quorum del 45 % necessario perché la
consultazione fosse valida. Meno del 6 % si è espresso a favore della soluzione
inceneritore per lo smaltimento di circa 75mila tonnellate all’anno di rifiuti.
La vicenda
che ha portato al referendum di domenica era iniziata nel lontano 2007, quando
nasce il Comitato Rifiuti Zero Vda, per iniziativa di una coppia che ha raccolto le prime 600 firme contro l'inceneritore proposto dalla
Regione.
Fra le forze politiche soltanto il Movimento5Stelle
si è schierato con un reale impegno a favore del SI' che rigetta il progetto e pochi giorni prima del
voto Beppe Grillo era presente ad un affollato comizio ad Aosta. Il risultato del referendum
costituisce un precedente nazionale.
Per la prima volta in Italia gli elettori hanno potuto esprimere la loro
posizione su un tema delicato come il trattamento dei rifiuti. In Valle d’Aosta
ciò è stato possibile in virtù dello statuto autonomo, che prevede la
possibilità di referendum propositivi. “Vogliamo estendere a tutta l’Italia la
possibilità di referendum propositivi – aveva detto Beppe Grillo venerdì sera ad Aosta, nella serata conclusiva della
campagna elettorale – ma senza il vincolo del quorum”.
Il risultato referendario di Aosta avrà delle pesanti ricadute sulla
politica locale, suonando come una grave sconfitta per la maggioranza al
governo della Regione. Il presidente Rollandin e la sua giunta avevano infatti
invitato i cittadini all’astensione, ritenendo la consultazione inutile, rifiutando qualunque proposta alternativa alla costruzione di un
pirogassificatore (ossia una forma di inceneritore) per lo smaltimento rifiuti.
Contro la maggioranza al governo locale, i valligiani hanno creduto alle
proposte dell’associazione “Valle virtuosa” che, anziché un inceneritore, ha
proposto un potenziamento della raccolta differenziata all’80 % (al
momento è poco sopra il 40), un maggiore riutilizzo dei materiali di scarto e
un successivo trattamento a freddo di quelli non riciclabili. Una soluzione
meno costosa, 80 milioni a fronte dei 225 previsti per l’operazione
pirogassificatore, e con minore impatto sull’ambiente.
Se la Valle d’Aosta ha scelto l’alternativa ecologica, le conseguenze sono
rilevanti anche sul piano nazionale. La politica che spinge all’incenerimento
subisce un duro colpo e mette in crisi le politiche proincenerimento che
trovano nelle amministrazioni di centro-sinistra alcuni fra i più impegnati
sostenitori. In Italia i progetti più avanzati in questa direzione riguardano Torino con
l’inceneritore del Gerbido, alle porte della città, voluto dai tre sindaci avvicendatisi
alla guida della città: Castellani, Chiamparino, Fassino. Si tratta di un
enorme impianto da almeno 450.000 ton /anno, praticamente uno degli impianti
più grandi del mondo, già avviato alla privatizzazione ancora prima di essere
completato. Poi gli inceneritori pugliesi in costruzione, confermati da Vendola
anche con l’avvio del suo secondo mandato nel marzo 2010. Anche questi in mano
ai privati, particolarmente attivi ed interessati con il gruppo Marcegaglia
della ex presidente di Confindustria, attiva sostenitrice di un prossimo
governo montiano.
(mm)
leggi anche: I
termosvalorizzatori di sinistra – agosto 2012
VIVA LA VAL D'AOSTA, VIVA I VALDOSTANI!
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