21 giugno 2009

Italia:la sinistra ammazzaverdi

1 La prima lettura dei risultati delle elezioni europee nell’informazione italiana è stata come sempre superficiale e di parte ma è cambiata con il passare delle ore; inizialmente l’accento è stato messo sulla limitata partecipazione ( disinteresse per l’Europa) , poi sul presunto successo delle formazioni”euroscettiche” (che viene confuso con l’assenteismo) poi sull’aumento dei partiti della destra xenofoba, ultraconservatrice, razzista. L’aumento c’è stato ma non quanto ci si aspettava, ne è un esempio fra tutti il flop del BZOE austriaco (Alleanza della libertà ) del defundo Haider che non ha superato il quorum del 5% calando vistosamente rispetto alle recenti elezioni politiche e lo zero assoluto della destra italiana (che si è casomai travestita nelle vesti autonomiste della Lega Nord versione Borghezio).
Con l’assommarsi dei risultati nazione per nazione si è composto invece invece un altro quadro:
il crollo o l’indebolimento delle due forze che nel dopoguerra hanno dominato la scena: i conservatori e democristiani nelle diverse connotazioni locali e le varie sinistre sia nella opzione socialdemocratica (finita a pezzi in Francia e Gran Bretagna ) che in quella socialcomunista ( franata verso il basso o ferma in Germania, Italia, e perfino nella versione trotskista francese clamorosamente sotto il quorum).

2 Il vero fenomeno nuovo è stato l’esplosione degli ecologisti e verdi che in tutte le loro sfumature hanno moltiplicato i voti superando il 10% in almeno dieci paesi; con straordinari risultati in Germania (dove hanno superato i Liberali favoriti nelle previsioni) in Austria ,in Francia risultati sopra il 16%, secondo partito alla pari con i Socialisti e di fatto veri e unici protagonisti in grado di fronteggiare Sarkozy. I segnali del fenomeno erano già evidenti da settimane o mesi con la conquista dell’Islanda dopo 40 anni di centro-destra (verdi al 21%), le vittorie dei Verdi in Assia (13,7%) ed altri lander tedeschi, la conquista di grandi città in Svizzera (Losanna) , ma anche il raddoppio dei Verdi eletti a novembre in centinaia di località in USA (fatto sconosciuto agli italiani) in contemporanea alla vittoria di Obama ed alla conquistata egemonia culturale delle tesi di Al Gore alle sue spalle. Tutte cose scarsamente messe in rilievo dai nostri “informatori” che dopo Eluana, dopo alcuni casi di cronaca nera, e la giovane Noemi, ci beatificheranno per qualche mese sullo scontro politico fra “il nuovo che avanza” nella versione femminile della signora Carfagna e della signora Serracchiani o in quella maschile fiorentina di Renzi (Pd di Comunione e Liberazione) contro Galli ( ex portiere della nazionale ).

3 Sul declino dei Verdi italiani , o meglio,del partito che li rappresenta così male da aver provocato non solo delusione ma spesso un vero e proprio rigetto, le riflessioni sono scarse ed in parte fantasiose. L’inadeguatezza e l’incapacità, di fatto la subalternità alla sinistra, della attuale leadership, così come i metodi discutibili di gestione del partito di quella precedente inducono, nella totale assenza di un dibattito interno decente da più di un decennio, a semplificazioni banali.
Di fatto dopo l’esplosione iniziale con la battaglia antinucleare a metà degli anni ’80, dopo una malriuscita aggregazione delle diverse componenti (verdi e verdiarcobaleno) nei primi anni ’90 , dopo la decisione di strutturarsi in modo tradizionale con un portavoce unico e con la rinuncia a qualunque vocazione federalista, i verdi hanno iniziato un costante declino ed una mediocre sopravvivenza come nanetto nelle coalizioni uliviste ed unioniste. Il dato elettorale più alto è quello delle europee del 1989 dopo il quale i Verdi hanno vivacchiato per 10 anni attorno al 2,5 % poi scendendo ulteriormente.Non c’è dubbio che le due gestioni Francescato sono state le meno brillanti ma nessuno dei 5 portavoce succedutisi aveva davvero una connotazione originaria ecologista e neppure una particolare vocazione a costruire organizzativamente e culturalmente una struttura dirigente adeguata alla complessa situazione italiana; forse con la sola eccezione di Pecoraro che però ha fatto, delle sue doti, pessimo uso con il passare del tempo.
Di fatto a lui è stata attribuita a torto tutta la responsabilità della crisi, già maturata invece da almeno 10 anni. Una interpretazione fantasiosa tipica dell’ingenuità e superficialità dei militanti, che non hanno minimamente compreso che il suo declino è stato il prodotto di varie azioni di varia provenienza promosse all’esterno dei Verdi, dove era chiaro che con la sua caduta i Verdi non avevano altre carte da giocare e sarebbero stati di fatto estromessi dalla scena politica.

4 Tuttavia le difficoltà di fondo sono quelle prodotte dalla degenerazione del sistema democratico e della rappresentanza in Italia, provocate dall’introduzione di sistemi elettorali strampalati dalla metà degli anni’90 con i guasti di Segni e quelli di Pannella, con l’uso del sistema maggioritario e dei premi di maggioranza voluti dai due principali partiti; mentre si consolidavano la tenuta dei privilegi di casta, alla quale anche i Verdi con il tempo si sono totalmente assuefatti, la corruzione fra gli amministratori dilagata anche nelle sinistre, la resa alle mafie in vaste zone del paese.
La nascita del Partito Democratico ha provocato un forte spostamento a destra del sistema politico ed una ulteriore marginalità delle problematiche ecologiste. Il progetto PD, il cui primo passo è stata l’eliminazione di Prodi, è subito fallito; con la conseguente disperazione di un gruppo dirigente dove i segretari durano meno di un anno, dalla quale è scaturita la vocazione alla distruzione dei propri alleati, programmata passo passo in una singolare intesa con il PDL, come unica “idea nuova” per sopravvivere; in particolare i Verdi, che alla fine sul modello economico, energetico, sulle spreco delle grandi opere , dicevano bene o male qualcosa di diverso, storicamente più fragili di Rifondazione, sono stati il principale obiettivo: acquistando con poca spesa alcuni esponenti provenienti dall’ambientalismo ( specie dalla Legambiente), isolando i Verdi nel governo Prodi, favorendo il processo, già da tempo in corso, di emarginazione delle figure sensibili all’ecologismo nell’informazione; nei giornali e nelle tv. Queste azioni svolte scientificamente passo dopo passo come strumenti per “tarpare le ali” ad una possibile espansione dell’influenza dei Verdi non alleggeriscono la responsablità del gruppo dirigente (la parola è forse eccessiva) sempre diviso, inadeguato, trafficone, privo di una tenuta identitaria che da alcuni viene addirittura demonizzata quasi fossse un difetto (il contrario del voto “identitario” è , notoramente, il voto “di scambio” premessa della corruzione). Sempre più privi di una tenuta identitaria gli ecologisti così sono scomparsi o sono stati messi ai margini, vista anche la proliferazione di micropartitini e comitatini vari : Per il bene comune, Decrescita felice, Vas, NOTAV, No al consumo di territorio e altre decine di comitati,giornalini,rivistine,blog vari, con obiettivi sacrosanti ma sempre più monotematici ed irrilevanti nello scontro con i vari poteri forti che dominano il paese.

5 I piccoli gruppi dirigenti dei Verdi sono sempre stati chiusi ermeticamente a possibili nuove forze liberatesi dalla crisi dei partiti negli ultimi 15 anni. Ne è un esempio negli anni ’90 la assoluta mancanza di proposte all’area della Rete così come nell’ultima fase la mancanza di tentativi di aprire i Verdi alle componenti uscite dai DS o da altre forze della sinistra dove una presenza ambientalista più che dignitosa, seppure ancora legata al vecchio paradigma del socialismo era presente (si pensi nei DS al gruppo di Fulvia Bandoli ed altri ).
In realtà se gli altri sono stati incapaci di “cambiare paradigma” (si veda il riferimento alla morente area socialista in Europa) i Verdi italiani si sono mostrati ermeticamente chiusi , senza alcuna vocazione ad espandere la propria sfera d’influenza sia a livello nazionale sia in molte realtà locali probabilmente per difendere i piccoli privilegi di casta acquisiti; adeguandosi del tutto ai miseri rituali del centro-sinistra dell’Ulivo e dell’Unione nei periodi di governo Prodi e nelle amministrazioni di centro-sinistra locali.

Sinistra e Libertà è probabilmente l’ultimo ed il più penoso episodio di questa “crisi infinita”.
L’operazione è nata, probabilmente da lontano, per dare un futuro agli apparati sconfitti nei Ds alla nascita del PD ed in quelli andati in minoranza in Rifondazione dopo la debacle della Sinistra arcobaleno:insomma quelli che hanno clamorosamente fallito il loro compito nel governo Prodi con la desolante operazione di Bertinotti a sfogliare fogli alla presidenza della Camera mentre PDL e PD nascenti lavoravano su tutti i fronti per un bel funerale della sinistra e degli ecologisti .
Attraverso un imbroglio i Verdi sono stati coinvolti in una operazione che aveva fra gli altri l’obiettivo di affossare la nuova Rifondazione, usare il simbolo dei Verdi per potersi presentare alle europee e, con un secondo imbroglio, usarlo contro i verdi in centinaia di provincie e comuni; facendo passare l’alleanza, almeno fra i Verdi ,come un accordo elettorale, dal quale ovviamente andavano esclusi i radicali e presentandolo poi , malgrado il successivo e prevedibile fallimento elettorale, come l’embrione di un nuovo (un altro!) partitino della sinistra, con qualche spruzzatina di ecologisti (qualche ecologista in buona fede si trova sempre) e soprattutto con una acquiescente disponibilità all’accordo con il PD (esemplare in Piemonte la coalizione Saitta dove ai programmi sono stati sostituiti tout-court i ben più concreti possibili posti in giunta, più difficili imbarcando gli amici ex democristiani dell’UDC ). Il fatto che Sinistra e Libertà non abbia probabilmente alcun futuro e che la dote che dai Verdi arriverà sarà molto piccola (quella elettorale è praticamente uguale a zero perché come sempre gli elettori potenziali dei Verdi non seguono i Verdi quando questi inseguono i frammenti della sinistra) non toglie nulla alla disastrosa conclusione di questo episodio. Nuove forze che avrebbero potuto, cambiando paradigma di riferimento, allargare l’area di influenza dei Verdi, trascinano invece i Verdi in quell’angolo angusto dove queste forze si combattono fra loro da tempo. Rendendo più difficile sia l’unificazione delle diverse sinistre radicali sia l’unificazione nei verdi delle variegate culture ecologiste oggi disperse in mille rivoli. Insomma Sinistra e Libertà allontana sia la nascita del partito della sinistra sia la nascita di quello degli ecologisti; due cose diverse e importanti di cui l’Italia ha bisogno.

Si dovrà, se si troveranno i protagonisti e se l’involuzione democratica del paese lo permetterà, ricominciare da capo; per quanto possibile recuperando il più possibile dall’esperienza ventennale dei Verdi, aggregando città per città ,regione per regione, una rete degli Ecologisti disponibili ad una rifondazione, proponendo ai vari micropartiti un processo di maturazione, offrendo nuove prospettive ai gruppi di Grillo la cui interessante esperienza non si regge più da sola ma ha molto da insegnare a tutti , dando una prospettiva all’associazionismo ambientalista tradizionale soffocato, recuperando dal pasticciato minestrone dell’Italia dei valori le forze più valide, coinvolgendo nelle nuove generazioni quella gran parte affascinata dall’ecologismo nella sua versione europea-americana e soprattutto ridando speranze a quel grande partito dei disillusi che hanno scelto l’astensionismo ,nel voto e nel quotidiano.
Un operazione difficilissima ma che serve per il futuro del paese, con un solo dato positivo: che gli errori fatti e quelli da non ripetere sono tutti venuti alla luce e sono evidenti .


Massimo Marino

1 commento:

  1. forse bastava dire
    la gente non ha visto, sentito e quelli che hanno sentito i verdi non li hanno creduti degni di votarli
    per il resto l'artico mi pare confuso e con troppe accuse a complotti senza dimostrazioni
    e soprattutto manca una chiara , semplice proposta
    IN PARTICOLARE PER IL TERRITORIO DELLA REGIONE PIEMONTE
    fra quanto sono le elezioni regionali ?

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