di Bruno Carchedi ( da www.mentecritica.net )
Il Porcellum non esiste più. La Corte costituzionale lo ha
dichiarato incostituzionale. Se si dovesse votare domani si voterebbe con una
legge proporzionale con sbarramento al 4%. Che – sbarramento a parte – per la
democrazia e i cittadini è infinitamente meglio di qualunque marchingegno
maggioritario. Ma è proprio questo il punto: ciò che va bene per la democrazia
e i cittadini non può andar bene per Renzi e Berlusconi, i due che – scopertisi
in profonda sintonia – si sono messi d’accordo per una nuova legge truffa
maggioritaria. L’obiettivo è quello di andare verso un sistema bipolare: due
schieramenti (Pd e FI con i relativi cespugli) o, ancora meglio, due partiti,
tenendo fuori dalla rappresentanza parlamentare quei milioni di elettori che
non si sentono rappresentati da Pd o Fi. Modello Usa. Saremo così finalmente un
paese moderno, libero da ideologie socialisteggianti e da nostalgie
novecentesche. E per meglio far capire l’aria che tira, il decisionista Renzi
ha chiarito che l’intesa con Berlusconi è
“non modificabile in aula”. Quattro parolette che significano: emendamenti
potranno essere discussi, ma solo con l’accordo di tutti, cioè solo se Berlusconi
è d’accordo. Così, tanto per rafforzare il ruolo del Parlamento, difendere la
Costituzione e valorizzare la democrazia rappresentativa.
Ma una legge elettorale non dovrebbe essere compito del
Parlamento che, prima ancora che votarla, dovrebbe discuterla nelle sue
commissioni? Niente di tutto questo. La nuova legge elettorale nasce da un
accordo extra parlamentare fra uno che non è parlamentare e un pregiudicato,
parlamentare decaduto. Per fare una legge elettorale più democratica? Macché.
Per fare una legge elettorale che metta d’accordo Pd, FI e Alfano in base alle
reciproche convenienze elettorali. Con questo colpo di genio, Renzi riporta
Berlusconi, anzi il “presidente Berlusconi” come lui lo chiama, al centro della
politica (ma non doveva asfaltarlo?) dandogli un insperato aiuto per la sua già
iniziata campagna elettorale. Spacca il Pd, ma forse è quello che vuole per
liberarsi di una fastidiosa minoranza interna. Contribuisce al prossimo
successo elettorale del M5S, che raccoglierà i voti di altri elettori delusi
del centro sinistra. E ridimensiona la figura politica di Letta, il che non è
male come effetto collaterale. Insomma, un successone.
Cosa prevede la nuova legge truffa? Vediamone i due aspetti
principali. Primo, niente preferenze (come col Porcellum), e quindi di nuovo un
Parlamento di nominati. Secondo, sbarramenti al 5% e all’8% (peggio che col
Porcellum), e quindi un Parlamento in cui ci saranno solo Pd, Fi e M5S. Per
Berlusconi meglio di così non poteva andare. Potrà riaggregare gli alfaniani,
la Lega e fascisti vari in una coalizione che batterà a mai basse un Pd in
stato confusionale, mentre Grillo starà a guardare.
Per convincere gli italiani a trangugiare l’ennesimo rospo,
si dice che, eliminato il Porcellum, non c’è più una legge elettorale, che c’è
un vuoto legislativo. Falso. La legge elettorale c’è, è quella andata in vigore
automaticamente dopo la decadenza del Porcellum, è il sistema elettorale
proporzionale. Ma questo viene nascosto dalla maggioranza dei media, da
giornali e tv allineate e omologate al sistema. E quindi, siccome tutto questo
non appare, è come se non esistesse e si può raccontare la storiella del vuoto
legislativo.
Si dice anche che il proporzionale renderebbe ingovernabile
il Parlamento. Ma questa ingovernabilità c’è stata anche con un sistema
ultramaggioritario come il Porcellum. E allora cosa bisognerebbe inventarsi per
rendere governabile il Parlamento, cioè per metterlo in condizioni di non
nuocere, e cioè per escluderne tutti i partiti tranne i due che quasi per
“diritto divino” sarebbero chiamati a governare con il sistema dell’alternanza?
Uno sbarramento al 20%?
E mentre tutto questo accade, Letta porta l’assalto finale
ai beni pubblici. Il governo ha deciso di privatizzare le Poste. Il 40% per
cominciare, poi si vedrà. Così dice Saccomanni, il ministro dell’economia. Le
Poste, raccogliendo il risparmio di milioni di italiani, portano ogni anno un
fiume di denaro nelle casse dello stato, tramite la Cassa Depositi e Prestiti.
Dopo la privatizzazione questo fiume di denaro andrà ogni anno nelle tasche di
quelli che si sono comprati le Poste (probabilmente a prezzi di saldo, come
l’esperienza di tutte le privatizzazioni insegna). Secondo il governo la cifra
raccolta con la privatizzazione sarà utilizzata per diminuire il debito
pubblico. Attenzione! Non per migliorare il servizio, ma per abbassare di
qualche punto percentuale un debito pubblico che comunque continuerà a salire
negli anni successivi, dato che nessuna delle cause che ne stanno alla base
viene affrontata. Letta queste cose le sa benissimo, ma per tentare di stare in
piedi deve far vedere ai liberisti di Bruxelles che è più liberista di loro.
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