di Mattia Il Giardiniere *
Tempo fa avevo scritto un breve articolo “case su case”, il problema non è ancora stato risolto (più avanti scriverò un aggiornamento). Per far conoscere il problema si sono fatte varie iniziative a Milano e in più sì sta allargando la conoscenza tra le situazioni analoghe di orti condivisi in giro per altre città anche Europee.
Nell’ultimo weekend di Gennaio, con un gruppo di ortiste - che fanno parte del gruppo “seminatori di urbanità” - siamo andati a scoprire alcuni orti urbani Berlinesi. La prima cosa di cui ci si accorge arrivando in un parco o giardino di Berlino è la condizione climatica assai differente: è sicuramente una città molto più fredda e con un inverno più buio e lungo rispetto alle nostre città italiane. Difatti abbiamo visto gli orti in periodo di “riposo” ovvero solo coperti dalla neve e ghiaccio, ovviamente senza colture.
Il primo orto-condiviso che siamo andati a vedere si trova
in un ex aeroporto situato nella vecchia Berlino Ovest. Si tratta del famoso Tempelhof:
quello del ponte aereo che portava in questa parte di città isolata nella DDR i
rifornimenti. L’aeroporto, seppur con sempre meno traffico, è rimasto in
funzione fino al 2009, anno in cui la municipalità ha iniziato a pensare cosa
fare di questo immenso spazio di circa 500 ettari (5.000.000 mq!). I cittadini
non hanno tardato a farsi sentire e l’area è stata aperta dal 2010 come parco,
in attesa di futuri ed eventuali altri progetti. Come potete immaginare dal
vivo è uno spazio immenso e per attraversarlo ci si mette più di 40 minuti a
piedi.Con le immagini che vi propongo di seguito spero possiate farvi un’idea
di questo spazio così particolare e così centrale nella città: sono rimaste le
vecchie piste e le vecchie strutture aeroportuali (hangar, torri di controllo).
I cittadini dei quartieri limitrofi hanno deciso di creare degli orti in
contenitori, così da non doversi preoccupare dell’eventuale presenza di
sostanze nocive nel terreno. Inoltre il vincolo garantisce anche al comune di
poter liberare l’area in tempi stretti. Al progetto hanno lavorato diversi
gruppi in collaborazione con il quartiere e con alcune scuole. I materiali
usati sono prevalentemente di recupero. Nelle foto, seppur sotto la neve, vi
mostro alcune soluzioni interessanti.
Il secondo orto che siamo andati a vedere sì trova
in un’altra area una volta dismessa e ora in gran parte trasformata in parco.
Si tratta della zona chiamata “Gleisdreick” su cui una volta sorgeva un grosso
scambio e scalo ferroviario. L’orto
da quando è nato, nel 2006, si occupa di integrazione sociale e di
accompagnamento di persone provenienti da paesi del Sud-Est Europa. Inizialmente
è nato per accogliere persone e soprattutto donne della ex-Jugoslavia, fuggite
dalla guerra, che si trovavano a Berlino senza sapere la lingua e quindi con
gravi difficoltà ad integrarsi. Successivamente il progetto, Rosenduft
Garten, ha coinvolto un maggior numero di soggetti, rimanendo fedele
all’idea iniziale di accoglienza, supporto e terapia. Oggi trova il suo spazio
all’interno del parco di Gleisdreieck su una superficie di circa 2.000 mq. La
persona che abbiamo incontrato e ci ha parlato della loro vicenda in modo molto
appassionato, ci ha indicato le diverse attività che vengono fatte in questo
giardino comunitario: non solo attività legate al verde (con particolare
attenzione alle specie antiche di rose, fagioli, patate e zucche), ma anche
cucina tradizionale dei paesi di origine di ciascuno, allevamento delle api,
preparazione di prodotti con le materie coltivate.
Conclusioni - Pur con le difficoltà climatiche di cui sopra, sono riusciti a creare nuove realtà e a farle funzionare. Nel primo esempio che ho fatto (ex-aeroporto) è senza dubbio bello vedere come si sono messi assieme i laboratori di una scuola con i cittadini e come sì è inserita anche una vena artistica con le strutture di legno e il recupero di altri oggetti e la loro riconversione, riutilizzo in altre funzioni. Grazie a queste sperimentazioni sono riusciti ad attuare un progetto in accordo con il Comune così da far scoprire un nuovo posto magico per la città a tutti. Questo progetto è certamente servito per mantenere alta l’attenzione su un’area ad alto rischio speculativo.
Milano è meno aperta a soluzioni
anche temporanee per gli spazi marginali e sarebbe molto interessante vedere
alcune aree abbandonate prese in mano e gestite da associazioni e gruppi di
cittadini.
Mentre a Berlino è radicata da tempo la consapevolezza da parte dei cittadini di poter intervenire nelle aree pubbliche e nelle decisioni del comune, a Milano solo recentemente si sono sviluppati progetti di questo tipo (se non in rarissimi casi come l’ormai storico Giardino degli Aromi al Paolo Pini). Ma dei nuovi progetti a Milano, che mi incuriosiscono molto, soprattutto dopo questa visita, il “Comitato Ponti” è un altro esempio (nell’area tra il Naviglio Grande e il canale scolmatore Olona, all'altezza della chiesa di San Cristoforo), ha progetti simili e molto belli, potrei fare altri esempi ma non voglio dilungarmi troppo.
Berlino è una città molto affascinate dove si vede la trasformazione, dove si vede la differenza tra ideologie e mentalità, dove si può notare l’apertura alle diverse culture degli immigrati. Quindi, prendiamo esempio e convertiamo zone abbandonate in zone utilizzate creando nuovi spazi da vecchi luoghi inutilizzati o abbandonati!
Mentre a Berlino è radicata da tempo la consapevolezza da parte dei cittadini di poter intervenire nelle aree pubbliche e nelle decisioni del comune, a Milano solo recentemente si sono sviluppati progetti di questo tipo (se non in rarissimi casi come l’ormai storico Giardino degli Aromi al Paolo Pini). Ma dei nuovi progetti a Milano, che mi incuriosiscono molto, soprattutto dopo questa visita, il “Comitato Ponti” è un altro esempio (nell’area tra il Naviglio Grande e il canale scolmatore Olona, all'altezza della chiesa di San Cristoforo), ha progetti simili e molto belli, potrei fare altri esempi ma non voglio dilungarmi troppo.
Berlino è una città molto affascinate dove si vede la trasformazione, dove si vede la differenza tra ideologie e mentalità, dove si può notare l’apertura alle diverse culture degli immigrati. Quindi, prendiamo esempio e convertiamo zone abbandonate in zone utilizzate creando nuovi spazi da vecchi luoghi inutilizzati o abbandonati!
Un altro racconto sui giardini
comunitari lo potete trovare qui: Planum.net
* da www.appuntiverdi.blogspot.it 10 febbraio 2014
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