L'amministrazione di
Kreuzberg-Friedrichshain, a seguito delle segnalazioni dei cittadini, ha deciso
di vietare poster commerciali in cui il corpo della donna è utilizzato solo a
scopo "decorativo"
di Andrea D'Addio *
Divieto di affissione di cartelloni
pubblicitari sessisti in tutta la zona. E’ su questo che si basa
essenzialmente il provvedimento “anti-stereotipi e discriminazioni” che
l’amministrazione del quartiere berlinese di Kreuzberg-Friedrichshain si
accinge ad approvare. Tutto è nato da una serie di segnalazioni arrivate da un
comitato di residenti stanchi dei tanti poster commerciali in cui il
corpo della donna è utilizzato solo a scopo decorativo. “Va bene una donna
seminuda per pubblicizzare un bikini o un costume da bagno, ma non
quando si parla sullo di un’automobile o di un pacchetto di caramelle.
A quel punto il messaggio diventa sessista”, ha spiegato Paula Riester dei
Verdi, uno dei partiti che assieme ai socialdemocratici, i die Linken ed
i Pirati hanno appoggiato l’iniziativa (gli unici ad astenersi sono per ora i
cristiano-democratici).
“Le attuali pubblicità fomentano
stereotipi che alla lunga possono portare anche a disordini alimentari
tra ragazze desiderose di assomigliare al modello Barbie”. A ispirare la
prossima normativa dovrebbe essere un catalogo di otto punti stilato in Austria,
dal Watchgroup-Sexismus creato dalla consigliera
comunale di Vienna Sandra Frauenberger. “Come dai talebani”, ha titolato
il Tagesspiegel in un
editoriale di Harald Martenstein che scrive: “Non conosco ragazze
così stupide da farsi condizionare da cose del genere”. La speranza dei
promotori è che la problematica sollevata sia presto affrontata anche dal
senato cittadino e che l’azione si allarghi anche ad altri quartieri.
Il tema è sentito. In Germania
dal 1972 c’è un apposito consiglio che valuta la validità o meno dei
messaggi veicolati negli spot. Si chiama le Deutsche Werberat e nel 40%
dei casi in cui è intervenuto, le pubblicità sono state ritirate. Il suo, però,
è di solito un intervento retroattivo che incide solo parzialmente a livello
culturale. Così non è un caso se negli ultimi mesi anche in Germania
ha sempre più successo la campagna inglese Pink Stinks, contraria
all’utilizzo di stereotipi (a partire dall’uso del colore rosa) per operazioni
di marketing rivolte alle ragazzine.
Nel 2008 il Parlamento europeo
approvò la Relazione sull’impatto del marketing e della pubblicità sulla
parità fra donne e uomini presentata da Eva-Britt Svensson, allora
vicepresidente svedese della Commissione per i diritti della donna e
l’uguaglianza di genere del Parlamento Europeo. Tra i suoi punti c’era
quello di far sì che la Commissione Europea e gli stati membri
elaborassero un Codice di condotta per la pubblicità che prevedesse
il rispetto del principio di parità di genere ed evitasse stereotipi e
rappresentazioni degradanti. Sono passati quasi sei anni, ma la voce di Bruxelles
è rimasta un sibilo schiacciato da una ben più persuasiva convinzione da tanti
esperti del marketing. “Forse non sarà etico, ma ovunque lo piazzi, il sesso fa
vendere”.
* da ilfattoquotidiano.it - 8 febbraio 2014
Che bel articolo!
RispondiEliminaA proposito di Berlino andate a leggere un articolo che tratta degli orti/giardini comunitari Berlinesi!
http://appuntiverdi.blogspot.it/
Mattia il giardinere