30 agosto 2012

Noterelle su Berlino


di Massimo Marino

Se sbarcate per la prima volta a Berlino dagli aeroporti di  Tegel o  Schönefeld Flughafen,  entrambi a due passi dalla città a nord-ovest e a sud-est, oppure dalla grande e monumentale stazione ferroviaria della DB Bahan ( Hauptbahnhof ) , la più grande d’Europa, inaugurata nel 2006, la prima impressione è che la città sia strapopolata di barboni. Fuori e dentro aeroporti e stazioni, così come nelle innumerevoli  fermate delle linee del metrò che sotto, in piano o in sopraelevata tessono una enorme tela della mobilità nella intera area metropolitana della città, giovani e anziani, uomini e donne, tedeschi, turchi o greci rovistano nei bidoni multicolorati dei rifiuti. Ma non sono esattamente barboni, ma semplicemente  si stanno guadagnando o stanno arrotondando la giornata: perché nella capitale, come in altre città del paese, bottiglie di vetro, plastica (più dura della nostra), lattine di cola di alluminio valgono un piccolo tesoro, in genere 20 centesimi di euro al pezzo, rimborsati dai negozi. Con 100 pezzi  al giorno si possono fare anche 20 euro, magari 500 in un mese. 
Nessuno tranne gli stranieri si stupisce, e si comprende dopo un po’ perché è così improbabile trovare una bottiglia o una lattina vuote agli angoli delle strade o in giro per i parchi di cui è piena la città. Un buon numero di tedeschi devono avere compreso il senso dei rifiuti come “materie prime seconde” e pochi da noi sanno che all’epoca del declino dell’impero del nostro Bassolino, e del disastro di Napoli  sommersa dai rifiuti, i vagoni che venivano spediti dalla Campania in Germania almeno in parte non finivano in discarica o inceneriti ma passati al recupero dei materiali in impianti di differenziazione e recupero che forse ci potrebbero interessare se i nostri amministratori non fossero affascinati ( o interessati) dal proliferare dei termosvalorizzatori. Aeroporti e ferrovia sfornano una mole incessante di stranieri; non sono solo turisti, fra i quali gli italiani sono incredibilmente in netta maggioranza, ma giovani e giovanissimi italiani che a Berlino ci vanno e li si fermano perché un lavoro si trova prima o poi e non solo nei settori più umili ma per tutti i livelli di istruzione. Ad Alexander Platz è difficile fare più di due passi senza sentire qualcuno che parla la nostra beneamata lingua nelle più diverse sfumature regionali.

Se avete l’idea che una rete metropolitana sarebbe quello che ci vuole per girare la vostra città e avete magari come riferimento i metrò di Milano (unica città italiana che ha qualche decina di km di underground) toglietevelo dalla testa. A Berlino si scopre cosa è una rete di trasporti  seria: una reticolo infinito di linee che sopra e sotto la città vi permettono di andare ovunque. Il ring , un grande fascio di linee circolari, almeno 5,circonda tutta la  parte centrale della città: la S41 e la S42 percorrono l’intero anello nei due sensi di rotazione, ben riconoscibili dal semplice simbolo di una freccia curva in senso orario o antiorario, mentre altre linee fuoriescono dal ring verso nord-ovest, nord-est, e a sud dell’anello; a loro volta si suddividono in diverse direzioni inoltrandosi nei sobborghi e al di fuori della città che raggiunge quasi i 4 milioni di abitanti su una estensione di 45 km in orizzontale e quasi 40 sulla linea nord-sud. Un altra fascia di linee (U-Bahn e S-Bahn) intersecano in orizzontale il ring e a loro volta vi si inseriscono o ne fuoriescono nelle diverse direzioni. Se volete girarle tutte compratevi un ticket settimanale da 35 euro e se siete in buona forma fisica può essere che in una settimana riusciate a percorrerle tutte. Sorprendente che ( sarà una vocazione all’essere pratici o altro) non esistono barriere di alcun tipo per l’ accesso al metrò; difficile trovare un controllore, ( in quasi una settimana non ne abbiamo incontrato uno ) ed è probabile che, a parte i “portoghesi”,  la gran parte dei berlinesi abbia un abbonamento annuale. Dalle 5- 6 del mattino all’ una di notte la rete è in gran parte funzionante, con qualche problema in alcune zone a causa di lavori in corso, perché la rete è in continuo sviluppo. In tutte le centinaia di fermate un quadro luminoso vi indica con precisione quanti minuti mancano all’arrivo dei vettori nei successivi 10-15 minuti; mediamente i tempi di attesa sono sotto i 5 minuti, qualche volta può capitarvi di aspettare 8-10 minuti, cosa che fa arrabbiare un certo numero di utenti.

Succede che i nuovi pirati della strada,  per chi arriva dall’estero a Berlino, possano diventare i ciclisti che vi sfrecciano accanto sui marciapiedi strimpellando innervositi il campanello; in realtà voi avete torto ed hanno ragione loro, perché la gran parte della città, dal centro alla periferia, ha tre diverse corsie per la mobilità: per le auto( in molte zone poche anche nelle vie maggiori), i marciapiedi per i pedoni (molto larghi nei grandi viali monumentali ) ed il tracciato per le bici segnato da due righe bianche, da mattoncini o asfalto di diverso colore, da piccole pietre incastonate nel terreno o da altre forme di tracciatura;  non sempre percepite dall’occhio distratto dei turisti, poco abituati allo sfrecciare delle bici in tutte le direzioni anche se semafori più piccoli regolano i loro percorsi.  Il tracciato per le bici, che dopo ampie discussioni si sta spostando dai marciapiedi alla strada, ha ampiamente superato nell’area della città i 1000 km. Difficile dire quanti in città si muovono in prevalenza in bici; gli ultimi dati sembrerebbero indicare che i ciclisti abituali, quelli che la usano come mezzo prevalente per lavoro e studio, stiano raggiungendo , forse superando, quelli che si muovono quotidianamente in auto, mentre più o meno la metà dei berlinesi utilizza la rete dei metrò o va a piedi. Naturalmente la convivenza bici-auto paga anche il suo tributo di incidenti mortali; mediamente un ciclista al mese, che viene spesso ricordato da una apposita associazione ( Ghost Bikes, Geisterfahrrad in tedesco)  incatenando nel luogo dell’incidente una bici ed un cartello totalmente verniciati di bianco, come monito per gli automobilisti a fare maggiore attenzione. Il tema verrà riproposto il 22 settembre con una grande manifestazione di bike che dovrebbe essere ripresa anche in altre città, non solo della Germania.

A Berlino si continua a costruire, ma con prudenza e attenzione; la città è piena di cantieri che, mistero germanico, in molti casi procedono spediti ed  hanno un impatto molto circoscritto  su traffico e abitanti. Fa eccezione la ultimazione del nuovo grande aereoporto di  Berlino-Brandeburgo ( Flughafen Berlin Brandenburg „Willy Brandt“ ) che prevede la chiusura di tutti gli altri,  il cui completamento ed  inaugurazione sono stati ripetutamente rimandati; non si tratta di disfunzioni ma prevalentemente di una lite in corso fra Comune, Land e Stato Federale su chi e in che proporzione deve pagare il costo. Gli aeroporti di Berlino hanno una lunga storia, che da Hitler arriva alle basi militari dell’epoca in cui nell’immediato dopoguerra  la città era divisa in 4,  poi con la nascita del muro nel 1961 divisa in due per 28 anni. Ognuno si era fatto il suo aeroporto: quello di Tempelhof (Zentralflughafen Berlin-Tempelhof), conquistato dai russi nella battaglia di Berlino e subito consegnato agli americani nell’aprile del ‘45 ha chiuso da 4 anni e, in attesa che il senato della città-stato decida che fare dell’enorme area vuota ai margini della città, è stato occupato dai berlinesi, soprattutto dai giovani alternativi, che sono una massa enorme,  che lo usano per andare in bici, fare sport, concerti e meeting; ma “lo spazio vuoto” di Tempelhof è diventato quasi una istituzione cittadina dove a fine agosto si è svolta per 5 giorni  una specie di fiera delle nuove tecnologie con tanto di seminari e incontri tecnici intercalati però da manifestazioni artistiche e concerti. 

Nella città che ha attirato architetti da mezzo mondo sorprendentemente i grattacieli sono poco presenti; non è invece  inusuale la commistione fra il vecchio ed il postmoderno; vecchi edifici vengono restaurati e sopraelevati di qualche piano con architetture e materiali moderni che in fin dei conti creano una curiosa e gradevole commistione di epoche e stili. Anche i vecchi ed alti  casermoni dell’edilizia popolare nella zona ex-comunista della città sono stati in parte recuperati e ristrutturati  e la ex periferia si è più facilmente  integrata con la città grazie alla fitta rete del metrò o, dove manca,  di linee di bus efficenti e puntuali. Così come si sta riassorbendo nella città il quartiere di Kreuzberg, che a  partire dagli anni ’70, insieme agli immigrati turchi,  divenne l’area di riferimento dei movimenti punk e alternativi , poi delle occupazioni giovanili e crogiolo degli alternativi e dei primi movimenti ecologisti e radicali nella fase nascente dei Grünen (l’attuale copresidente dei verdi è di origine turca) che hanno governato il distretto per diversi anni. Può sembrare singolare ma dopo le elezioni cittadine dello scorso anno la città è governata da una coalizione fra CDU e SPD. Malgrado la conferma di una forte presenza dei Grünen e l’esplosione dei Pirati la maggioranza rosso verde avrebbe governato con un solo  seggio in più; così senza grandi traumi si è fatta in piccolo una riedizione della grosse koalition; anche se i verdi hanno più di 20 seggi e altri 16 i pirati ( come dire 25 grillini o civici  oltre ai  sinistri a Torino, Milano o Roma). Un possibile modello di quanto potrebbe avvenire, secondo diversi  osservatori, con le prossime elezioni politiche per il Bundestag del prossimo anno con una coalizione CDU-SPD che è l’unica ipotesi  che manterrebbe al suo posto la Merkel.   


A Berlino naturalmente non c’è il mare ma ci sono le spiagge e si fa il bagno; a parte spiaggette di sabbia importata lungo i bordi dei canali e della Sprea, il fiume che attraversa la città, i berlinesi vanno al lago; laghetti naturali o artificiali sono nati a nord della città ad esempio nel distretto di Charlottemburg; li si raggiunge rapidamente con il metrò  e si fa il bagno in un acqua pulita analizzata e tenuta costantemente sotto controllo dalle autorità preposte; circondati da boschetti e aree attrezzate sono liberi e aperti a tutti; intere famiglie e frotte di bambini vi passano la giornata fra tavolini, panche e sdraio il cui uso è libero e gratuito. Ci potete arrivare anche in bicicletta e se vi piace frequentare il più grande hotel a 4 stelle della città non preoccupatevi; l’hotel vi affitta le bici; basta chiederle alle graziose impiegate turche della reception e un ragazzo dell’hotel con l’occhio esperto e munito di chiave inglese soppesandovi dall’alto in basso vi regolerà l’altezza della sella.  

Superate da tempo le ferite della città, il nazismo, la guerra e i bombardamenti incendiari di Churchill che hanno bollito migliaia di berlinesi asserragliati nei rifugi antiaerei, la divisione in due del periodo della guerra fredda ( se volete capire il senso del cambiamento guardate o riguardatevi  Good Bye Lenin o Le vite degli altri ) Berlino oggi è naturalmente prima di tutto la capitale economica e finanziaria della Germania o forse di qualcosa di più, e lo testimoniano i possenti e discreti , ma molto austeri  palazzoni grigi  occupati dai principali Ministeri dentro i quali si macinano le iniziative che fanno girare l’economia del paese; che per il momento vede il tasso di disoccupazione più basso e quello di esportazioni più alto d’Europa. C’è la Finanza ma c’è anche lo Stato, che ha digerito il cambio politico dai rosso-verdi  ai democristiani dieci anni fa ma ha comunque con il tempo scaricato pian piano il nucleare e si è fatto i soldi persino  esportando energia elettrica da rinnovabili ai cuginetti nuclearisti francesi che non hanno alcuna intenzione di salutare l’atomo. 

Questa strana commistione e convivenza fra un vecchio ed un possibile nuovo mondo, o almeno una nuova Europa, dopo qualche giorno nella capitale  sembra in fin dei conti naturale: un paese normale che, seppure lentamente e con prudenza si muove in avanti. O forse siamo noi che procediamo all’indietro silenziosamente assordati da tanto rumore per nulla…    

Nella foto: l’ex aereoporto di Tempelhof
Nel video: Berlin Calling un film del 2008 di Hannes Stöhr, con Paul Kalkbrenner, in versione integrale in italiano
               

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