13 agosto 2012

Napoli: Perché litigare se la spiaggia è di tutti?


di Francesca *

Sono un po’ ovunque nel centro storico i manifesti del Comitato una spiaggia per tutti che ha raccolto circa 15mila firme dal mese di aprile per chiedere un referendum e ottenere una grande litorale pubblico per Napoli. L’obiettivo sarebbe lunghissimo litorale free da Coroglio fino a Pozzuoli per circa 2 kilometri e mezzo. La voglia del gruppo di attivisti è quella di condividere il territorio e riconsegnarlo ai cittadini. Lo slogan della campagna è infatti stato: “Il 2% dei Napoletani possiede un’imbarcazione…il 98% dei Napoletani un costume da bagno”. Ma il movimento non è riuscito ad aprire un dialogo con l’amministrazione, che pure si è resa disponibile a interloquire e cercare una strada per organizzare le spiagge aperte. Oggi i promotori dell’iniziativa hanno disertato l’incontro in agenda con il sindaco Luigi De Magistris. La reazione dell’assessorato ai beni comuni non si è fatta attendere soprattutto rispetto ai manifesti che sono stati attacchinati in città e che accusano Palazzo San Giacomo di non voler dare ascolto alle migliaia di firmatari della campagna referendaria.

La creazione di una spiaggia pubblica a Napoli è da sempre un obiettivo di questa amministrazione – ha scritto in una nota l’assessore Alberto Lucarelli – per questo non riusciamo a comprendere, e dispiacciono, le recenti prese di posizione del Comitato una spiaggia”, con il quale da tempo ci stiamo confrontando, anche per mezzo del mio assessorato, condividendone le finalità di azione. Allo stesso tempo non possiamo fare a meno, come amministrazione, di condannare l’affissione abusiva dei manifesti in tutta la città: chi propone una spiaggia pubblica, difendendo il principio del bene comune, non può infatti procedere ad un comportamento simile che non fa altro che danneggiare la stessa ‘cosa pubblica’ e lo stesso bene comune che sostiene di voler promuovere. Vorrei ricordare, poi, che la richiesta di discussione della delibera di iniziativa popolare, presentata dal Comitato al consiglio, è stata accelerata dall’amministrazione stessa: personalmente ho scritto per ottenere subito il parere tecnico, rivelatosi positivo, da parte della segreteria generale e della direzione urbanistica, attivandomi poi ad avanzare la richiesta, al presidente del Consiglio comunale e ai capigrupo, di una sua calendarizzazione d’urgenza alla prima seduta utile del primo consiglio previsto in settembre. Tutto questo su spinta diretta del sindaco che ha sempre sostenuto le ragioni per le quali si batte il Comitato”

Queste le invece intenzioni del comitato: “Napoli è una città di mare ma non ha una spiaggia pubblica. Un paradosso difficile da spiegare. Eppure tutte le grandi città di mare ne hanno una: da Santiago di Cuba a Rio de Janeiro, da Barcellona a Marsiglia, da Cagliari a Trieste. Negli ultimi vent’anni le istituzioni locali hanno creato nuovi porti (Vigliena), ampliato quelli esistenti (Mergellina), avallato quelli abusivi (Nisida); insomma, …si sono mosse per favorire gli interessi di quel 2% di napoletani che possiede una barca. Adesso è giunto il tempo di pensare a quel 98% di napoletani che possiede un costume da bagno e darsi da fare per realizzare la prima grande spiaggia pubblica cittadina. Dove? Basta guardare i 20 km del litorale cittadino. A San Giovanni a Teduccio c’è quasi 1 km di litorale impraticabile, inquinato dalla centrale termoelettrica di Vigliena, su cui stanno costruendo un porto turistico per 900 barche. Proseguendo verso ovest incontriamo 5 km di attrezzature portuali, di cui è prevista l’espansione. Poi c’è il lungomare alberghiero e della Villa Comunale, 5 km di scogliere gravati dalle attività dei porti di Santa Lucia e Mergellina. Infine troviamo la costa rocciosa e scoscesa di Posillipo, 6,5 km quasi inaccessibili, con accessi a mare privatizzati da ville lussuose e qualche spiaggetta microscopica. Manca qualcosa? Si, i 2,5 km da Nisida al confine comunale con Pozzuoli, circa un decimo del litorale cittadino: un litorale prevalentemente sabbioso e facilmente accessibile, interessato da un programma pubblico di bonifica e riqualificazione. Qui è possibile realizzare una grande spiaggia pubblica per tutti i napoletani, ridislocando le attività esistenti incongrue con questo obiettivo. La città recupererà finalmente un arenile di due chilometri e mezzo, da destinare per intero ad uso esclusivamente balneare, in cui l’accesso e la permanenza siano rigorosamente gratuiti. Uno spazio pubblico di straordinario valore ambientale da progettare ispirandosi ai migliori modelli europei, per elevare la qualità della vita dei cittadini, riqualificando così davvero l’immagine civile e turistica della città. Come realizzare questo obiettivo? Promuovendo una grande campagna di informazione e mobilitazione che chiami i napoletani a far sentire la propria voce e ad esprimersi tramite un referendum comunale. L’anno scorso anche Napoli ha votato contro la privatizzazione dell’acqua. Il mare e le spiagge sono beni comuni, come l’acqua, e ne deve essere parimenti garantito l’uso collettivo.

 Ora forse quello che manca tra le due realtà, il comitato e le istituzioni è appunto il confronto e obiettivi chiari e una scaletta programmatica. Sempre se il comune ha la voglia e l’interesse a socializzare gli spazi e tra gli attivisti non prevalgano sentimenti settari

 * da Il manifesto, 8 agosto 2012 ( blog Napoli Centrale)

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