La maggioranza ha votato Grillo, altri si sono astenuti. I no-Tav avevano mostrato rabbia e malessere in tutti i modi: "Questo centrosinistra non ci interessa" avevano detto alla vigilia delle elezioni. Eppure per Mercedes Bresso in Val di Susa "non c'erano segnali di una simile disaffezione e di ribellismo montante".
O caso di miopia politica o evidentemente l'ex governatrice non conosce il suo Piemonte. Regione che a questa tornata elettorale ha perso per una manciata di voti: a vincere è il leghista Cota che ottiene il 47,3 per cento dei consensi contro il 46,9 dell'esponente del Pd. A dividerli lo 0,4. Meno di 10mila di voti.
Allora non c'è cosa più semplice che adottare la politica del capro espiatorio: "Ho perso - tuona la Bresso a caldo - a causa di Davide Bono". Candidato della lista grillina Movimento a 5 Stelle che si attesta al 4 per cento. Un risultato sopra ogni aspettativa. "L'antipolitica di Grillo ha regalato la regione al centrodestra" dicono all'unisono gli esponenti del Pd. Ma siamo sicuri? Quelle 90mila persone che hanno sostenuto Bono sono stati mossi dal qualunquismo?
Analizziamo il voto. La maggior parte dei consensi la lista grillina li ottiene in Val di Susa dove incassa cifre da record: il 28,7 per cento a Bussoleno, il 29,8 a Venaus e il 26,5 a San Giorgio (uno dei rari comuni della valle in cui la Bresso ha superato Cota, 37,2 per cento contro 31,5). Numeri che all'ex zarina fanno accapponare la pelle. "Il nostro non è solo un voto di protesta ma abbiamo sostenuto chi professa un modello di sviluppo diverso" spiega Giorgio Vair, vice sindaco di San Didero e attivista no-Tav, che accusa la Bresso di essersi alleata con i potentati economici.
E il candidato di Grillo era l'unico che aveva inserito nel programma la ferma contrarietà alla Tav, a differenza di Cota e, appunto, della Bresso. "Chi è causa del suo mal, pianga se stesso" per dirla alla Alberto Perino, altro portavoce del presidio permanente in Val Susa. "Sulla Tav - aggiunge - non c'è differenza tra centrodestra e centrosinistra, entrambi vogliono calpestare la volontà popolare togliendoci anche la possibilità di decidere attraverso lo strumento del referendum”.
Ma non si fa attendere nemmeno la risposta di Grillo che ricorda il forte tasso di astensionismo, vera causa della sconfitta della candidata della sinistra. “Mercedes Bresso nel 2005 - dice il comico genovese - ha raccolto 1.226.355 voti, nel 2010 ne ha ottenuti 1.033.946, la differenza è di 192.409. Cota ha avuto 1.043.318 consensi. Il Movimento 5 Stelle ne ha avuti 90.086. Anche volendo affermare che i voti del M5S sarebbero stati tutti alla Bresso, rimane la domanda: dove sono finiti gli altri circa 100mila voti con cui avrebbe vinto? Alla Lega, all'astensione? Che ci si assuma le proprie responsabilità”.
Infine Grillo usa l'arma dell'ironia: "Per colpa della Bresso la mia lista ha fallito l'obiettivo della presidenza della regione Piemonte. Sommati ai nostri, i consensi regalati a Mercedes avrebbero incoronato Davide Bono presidente. Ma noi non ci lamentiamo...". Guai però a parlare di un movimento no-Tav legato ad un partito o allineato al Movimento a 5 Stelle. “In molti hanno votato per Bono ma tanti altri si sono astenuti, sosteniamo di volta in volta le persone meritevoli”, osserva ancora Perino. A testimoniare come in Val di Susa non ci sia una preferenza assoluta per qualcuno. Fino a qualche tempo erano infatti Rifondazione e Verdi a fare il pieno in questa zona.
Adesso puniti sia per l'esperienza del governo Prodi, che non si è mai espresso contro la Tav, che, soprattutto, per l'alleanza “tecnica” con la Bresso. Così la Federazone della sinistra a Bussoleno è passata dal 12 per cento del 2005 al 4, a Venaus arriva allo 0,5, in Susa all'1,8. Poi c'è chi ha appoggiato la sinistra radicale ma si è affidato al voto disgiunto. Ovvero barrando la falce e martello ma Bono come presidente e non la Bresso.
Il grillino prenderà alla fine lo 0,4 (20mila consensi) più della sua lista. Una scelta di campo, quella del grillino, che ha portato i suoi frutti con i due consiglieri regionali eletti che già si dicono pronti a sostenere le battaglie dei no-Tav.
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