Il presidente
turco Recep Tayyip Erdogan ha accolto mercoledì ad Ankara il presidente
russo Vladimir Putin e il presidente iraniano Hassan Rohani. Dopo aver
inaugurato una centrale nucleare, si è tenuto un vertice sulla Siria, a cui
avrebbe voluto partecipare anche la Francia nel ruolo di mediatore tra curdi e Turchia, esclusa
però dal meeting dalla Turchia.
Le posizioni degli attori, da quel che risulta, restano distanti: l’unica certezza è che crollano le speranze di veder nascere una
regione autonoma curda in Siria. Oltre alla Siria si è parlato di altro, come
riassume questa infografica di Rferl.
Intanto Donald Trump avrebbe assicurato il ritiro al più presto
delle (poche) truppe statunitensi presenti in Siria, ma non primadella sconfitta totale di Isis. Per
il Washington Post i
messaggi dell’Amministrazione Trump sul contesto siriano sono sempre più schizofrenici e confusi.
La stampa turca ha infine informato su una serie di arresti avvenuti in diciotto diversi
Paesi da parte dei servizi segreti turchi. Pare che oltre 80 cittadini
sospettati di avere legami con il movimento di Fethullah Gülen, che il governo
ritiene responsabile del fallito colpo di stato del 2016, siano stati detenuti
e rimpatriati. Il vice Primo Ministro della Turchia ha affermato che le
detenzioni sono avvenute in totale legalità e che, probabilmente, ne verranno
realizzate altre.
International
Weekly Brief / dispaccio 154 - 1 - 7
Aprile 2018
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Resta il gelo tra Turchia e Unione europea
Resta il gelo tra Turchia e Unione europea, dopo il vertice bilaterale del 26 marzo scorso a Varna,
in Bulgaria. All’incontro hanno partecipato il presidente del Consiglio europeo
Donald Tusk, quello della Commissione Jean-Claude Junker e il premier
bulgaro Bojko Borisov con il capo di stato turco Recep Erdogan.
di Omar Porro *
La precaria
situazione dello “stato di diritto” in Turchia, lo stop ai continui arresti di
giornalisti e rappresentanti dell’informazione e alla “limitazione” della
democrazia con il fermo dei politici di opposizione. Queste sono state solo
alcune delle richieste che il “trilogo” europeo ha avanzato a
Erdogan che però ha rispedito al mittente tutte le accuse, rilanciando per
un’accelerazione delle trattative per l’adesione della Turchia all’Unione. Restiamo
candidati all’accesso all’Ue e vogliamo avanzare il più rapidamente possibile
in questa direzione. Questa la posizione del presidente turco che non ha
mancato (volutamente) di ricordare i rapporti tra Ankara e
Bruxelles nella gestione del terrorismo e del fenomeno migratorio che preme
alle porte dell’Europa. Se Junker da un lato si è detto soddisfatto del
vertice, più cauto è stato Donald Tusk che ha ricordato alle istituzioni turche
come il processo di adesione all’Ue sia vincolato allo sviluppo e al rispetto
dei più elevati standard di democrazia.
La situazione in Siria
Ma sotto la
lente è finito anche il ruolo di primo piano che la Turchia ha nel conflitto in
Siria. Non va dimenticato che la presa di Afrin
(in Siria settentrionale) è stata portata avanti dal Governo di Ankara e dai
ribelli siriani il 17 marzo scorso. Lo scopo sarebbe quello di eliminare i
gruppi estremisti un tempo legati ad Al-Qaeda, rinforzando le altre fazioni
ribelli e assicurando loro una base territoriale e logistica vicina alla
Turchia, anche dal punto di vista politico. Un modo alternativo di mettere in
un angolo gli storici nemici curdi. L’Unione europea è preoccupata per quanto
accade in Siria, in particolare nell’Afrin, […] per il momento con la Turchia
non c’è stato nessun progresso. I riflettori restano accesi, sia sulla
situazione istituzionale turca che sul conflitto in Siria. Le posizioni future
di Ankara sia sul fronte interno che su quello di politica estera, infatti,
giocheranno un ruolo determinante nei lavori di avvicinamento e di ingresso
nell’Unione europea. Staremo a vedere.
(
da www.thezeppelin.org )
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