di Patrizia Gentilini *
Il convegno Biomasse
ad uso energetico: aspetti ambientali, forestali, giuridici economici, sanitari
– svoltosi a Rieti il 6 aprile – ha riscosso un indiscutibile
successo con la partecipazione di oltre 300 persone, l’adesione di 107
associazioni e di centinaia di accademici ed esperti delle più svariate
discipline. Il convegno è stato il perfetto epilogo dell’impegno posto in questi mesi per
contrastare il Testo unico forestale (Tuf),
purtroppo di recente licenziato dal Quirinale. Si è trattata di
un’intensa giornata di studio con 22 relazioni che si è conclusa con l’annuncio
della nascita di un Osservatorio indipendente sulle biomasse.
È risultato evidente l’assunto totalmente errato del Tuf di non considerare boschi
e foreste come ecosistemi complessi e autonomi che svolgono
importantissimi “servizi ecosistemici” (purificazione di acqua e aria,
tenuta dell’assetto idrogeologico, tutela della biodiversità, mitigazione del
clima, benessere per la salute umana), ma solo per la loro “valorizzazione
energetica”, ovvero per la filiera del legno o come cippato e pellet per impianti
a biomasse.
Questa miope
visione è in modo ipocrita mascherata sotto il falso mito che il bosco avrebbe
bisogno dell’uomo e che il Tuf permetterebbe il recupero del paesaggio,
ma proprio Italia Nostra – da sempre attenta al patrimonio storico
e culturale – è schierata contro il Tuf perché il paesaggio è una cosa dinamica
e non si può certo pensare di riportare agricoltura o pastorizia
com’erano un tempo. Ed è l’uomo ad avere bisogno del bosco e non
viceversa. Davanti all’urgenza di contrastare i cambiamenti climatici
gli alberi andrebbero piantati e non certo divelti, dimenticando che essi non
si limitano – tramite la fotosintesi – a fissare il carbonio nella loro
struttura fisica, vivente, ma sequestrano anidride carbonica anche attraverso
la respirazione dei loro apparati radicali. Le radici nel sottosuolo,
interagendo con acqua e rocce di vario tipo, permettono al carbonio – sotto
forma di molecole solubili (ione idrocarbonico, calcio, potassio) – di entrare
nel ciclo dell’acqua rendendola ideale per le cellule viventi, gli
ecosistemi delle acque dolci, dei mari e degli oceani. A questa azione
benefica si aggiunge quella altrettanto importante di erosione delle rocce
da parte della Co2 esalata dalle radici che trasforma rocce compatte in una
sorta di “spugna”, in grado di assorbire e trattenere grandissime quantità
di acqua.
Queste
funzioni sono tanto più efficaci quanto più i boschi sono allo stato
naturale – con alberi adulti o vetusti -, per cui il taglio “a
turno” dei boschi italiani avrà inaccettabili riflessi negativi anche da
questo punto di vista. La produzione di energia con cui si giustifica
questa operazione è poi a dir poco ridicola, visto che già da anni prestigiose istituzioni scientifiche
hanno dimostrato come sarebbe possibile disporre al 100% dell’energia da vere
fonti rinnovabili – sole, vento , acqua – evitando non solo combustibili
fossili ma anche utilizzo di biomasse. A questo proposito anche
di recente è emerso che neppure la combustione dei residui forestali è in
pareggio per la Co2 e che l’”inganno biomasse” riguarda anche biocombustibili che
pure vanno tanto di moda.
* ( Medico
oncologo ed ematologo, membro di Isde e Medicina Democratica )
da il fatto quotidiano - 10 aprile 2018
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