di George
Lakey *
Che si
tratti di fucili, di giustizia razziale, immigrazione o combustibili fossili,
il paese è scosso violentemente da narrative in conflitto e passioni in
crescita. In un recente sondaggio nazionale, 70 americani su cento
dicono che lo spartiacque politico è imponente almeno quanto durante la guerra
del Vietnam.
In dicembre
ho completato un giro di un anno e mezzo imperniato sui libri in oltre 80 città
medie e grandi degli Stati Uniti. Dall’Arizona all’Alaska al North Dakota alla
Georgia, ho sentito una preoccupazione comune a persone attive in lotte per la
giustizia, a proposito della polarizzazione politica che vedono attorno a sé.
Molti suppongono che essa sia una barriera all’effettuazione di cambiamenti.
Osservano più urla e meno ascolto, più dramma e meno riflessione, e
un’intensifica-zione agli estremi. Fanno rilevare che i giornalisti dei mass
media hanno meno tempo per badare alla gamma di iniziative di attivisti, che
vengono perciò sommerse dalle urla. Da una costa all’altra gli attivisti mi hanno
chiesto: questa condizione ci lascia grippati? La mia risposta includeva
notizie sia buone sia cattive, i più volevano sentire prima le cattive.
La cattiva
notizia sulla divisività
Non siamo
alle prese con un ghiribizzo passeggero o una tendenza temporanea. La ricerca
di un trio di politologi ha stabilito che la
polarizzazione politica segue la curva della disuguaglianza economica. Per
decenni dopo la 2a Guerra mondiale la disuguaglianza fra i maschi bianchi negli
Stati Uniti è stata relativamente bassa e la governance ampiamente
bipartitica. Ma, con l‘inizio della polarizzazione del reddito, la nostra
politica ha fatto altrettanto. Non sorprende forse che giunti al 2015 la
disuguaglianza di reddito fosse maggiore che in qualunque momento della storia
USA, secondo gli economisti Jeffrey Gale Williamson e Peter Lindert. La legge
fiscale approvata in gennaio aggiungerà ancora benzina al fuoco.
I
progressisti devono respirare a fondo e far pace con la realtà. La divisione
esprime una disposizione economica, e non è qualcosa che possiamo sistemare
sollecitando più discorso civile. Pur volendo usare le nostre competenze nella
risoluzione dei conflitti per farvi fronte, possiamo anche aspettarci altro
dramma alle estremità delle nostre polarizzazioni, e altre brutture e
violenza. Ci si può aspettare che alcuni fra coloro con valori progressisti
come l’anti-oppressione diventino sempre più aspri e dogmatici, come ispirati
dai puritani di un tempo nel Massachusetts della caccia alle streghe. La
dinamica di polarizzazione è contagiosa — non si limita a inviare tweet ai
funzionari pubblici, ai talk show radiofonici e ai reprobi politici.
Credo che non valga la pena biasimare i nostri compagni di movimenti
progressisti che si fanno infettare tutt’intorno a noi. Serve invece ricordare
che questa tendenza è molto più grande di noi. Tanto varrebbe perdonarci l’un
l’altro, e focalizzarci sulle aperture positive che ci vengono date in questo
periodo.
La buona notizia sulla polarizzazione
Negli anni
1920 e ‘30, gli Stati Uniti e i paesi europei si polarizzarono drammaticamente.
In Italia e in Germania, i fascisti marciavano e i comunisti s’organizzavano
per la dittatura del proletariato. Alla stessa periferia nord-ovest d’Europa,
Svezia e Norvegia si trovarono di fronte alla polarizzazione più estrema
che avessero mai avuto, con tanto di nazisti in marcia per le strade.
I risultati
della polarizzazione per quei quattro paesi furono però ben diversi. In
Germania e Italia, giunsero al potere Hitler e Mussolini. In Svezia e Norvegia
movimenti socialdemocratici estromisero le proprie élite economiche dai
piedistalli e inventarono il modello economico egualitario nordico. Dando
l’addio ai propri vecchi tempi classisti di povertà, svedesi e norvegesi
generarono nuovi livelli storici di eguaglianza, libertà individuale e
abbondanza condivisa.
Gli esiti
contrastanti non potevano essere più drammatici. Tutt’e quattro i paesi vissero
un’estrema polarizzazione negli anni 1920 e ‘30. Due piombarono nel
disastro, e due si ersero sopra la povertà e l’oppressione entrando nel piano
supremo delle conquiste nazionali progressiste. Da tali esempi possiamo
constatare che la polarizzazione può
garantire una grossa lotta politica, ma non determina se il risultato sarà
dittatura o democrazia.
Anche la
storia USA mostra che la polarizzazione non determina i risultati. Negli Stati
Uniti di quegli anni 1920 e ‘30, il Ku Klux Klan andava forte e cresceva anche
un movimento nazista. Anche all’estrema sinistra crescevano i movimenti. Il
risultato non fu una dittatura fascista, bensì il “New Deal” di Franklin D.
Roosevelt. Da quella polarizzazione scaturì il decennio più progressista della
prima metà del 20° secolo negli Stati Uniti.
Procedendo
veloci verso gli anni 1960, anni divisi che traboccarono negli anni 1970,
allorché ambientalisti, femministe e LGBT s’unirono al fermento iniziato dai
movimenti per i diritti civili e altri degli anni ‘60. Ancora una volta
crebbero i nazisti assieme al Ku Klux Klan, mentre a sinistra ricordiamo i
Weather Underground e l’Esercito di Liberazione Symbionese. Tuttavia, nel bel
mezzo di un’intensa polarizzazione, gli Stati Uniti fecero il loro massimo
progresso della seconda metà del 20° secolo.
Far sì che
il fervore lavori per il progresso
Nel mio giro
per libri in Inghilterra, stetti da uno scultore di metalli che mi mostrò il
suo focolare da fabbro, essenziale per creare le splendide forme che ornavano
il suo studio. Ci vidi un’utile metafora: i progressisti hanno bisogno di
polarizzazione come i fabbri e gli artisti hanno bisogno di calore per rendere
il freddo e duro metallo abbastanza flessibile per cambiar di forma.
Il calore
fervido crea volatilità, nel metallo e nella società. Infrange schemi
cristallizzati. Rende possibile qualcosa di nuovo per sostituire le rigide strutture
oppressive che si esprimono mediante violenza sessuale e razzista, povertà
endemica a fianco di ricchezza estrema, distruzione ambientale, corruzione
politica e militarismo.
Giacché
possiamo aspettarci ancora polarizzazione in seguito, come possiamo usarne il
fervore e la volatilità per creare qualcosa di funzionale e affidabile come un
ferro di cavallo, o magari addirittura una scultura di bellezza? Possiamo
offrirci una partenza di petto imparando che cosa è avvenuto in precedenti
periodi di polarizzazione e rafforzandolo per il nostro contesto.
Poiché la
programmazione è una pratica d’acquisizione di autonomia, ho organizzato quello
che ha funzionato per altri in una sorta di mappa stradale con cinque tappe. La
sequenza è piuttosto giustificata, ma non tanto da assumerla rigidamente.
Una mappa
per la trasformazione
1. Dite alle
persone che incontrate che stiamo facendo un programma. I conoscenti possono credere che siate semplicemente
“un contestatore” o che vi piaccia far comunella con vostri amici attivisti. Non
possono neppur sapere che sia possibile creare un piano da elaborare insieme
per tirarci fuori da questo pantano. Secondo l’Associazione Psicologica
Americana, 63% degli americani dice che le preoccupazioni per il future
della nazione sono una rilevante fonte di stress nella propria vita.
La
programmazione sta sul versante positivo, della capacità e dell’acquisizione di
un’autonomia competente. Raccontate come le persone si affaccino alla vostra
vita partecipando al programma.
2. Costruite
l’infrastruttura della nuova società. La
disfunzione governativa negli Stati Uniti sta diventando sempre più evidente. I
turisti se ne tornano dalla Scandinavia con racconti di stupore, mentre i
residenti in USA vedono risposte inette a disastri come l’avvelenamento da
piombo [dell’ acqua potabile, ndt] e l’uragano Katrina [a NewOrleans, ndt]. Il
Centro Ricerche Pew ha rilevato che solo il 19% dei cittadini statunitensi si
fidano che il governo faccia quant’è giusto fare.
Un secolo fa
anche i nordici europei avevano una scarsa fiducia. Gli organizzatori li
assistettero nel lavorare insieme mediante gruppi culturali e cooperative,
rendendosi autonomi nell’affrontare i bisogni reciproci. Forse gli americani
sono pronti per questo: quella stessa indagine Pew ha rilevato che il 55% crede
che i cittadini comuni farebbero “di meglio nel risolvere i problemi” che i
funzionari eletti.
Fate tesoro
di questa opportunità per arrivare “oltre il coro [dei soliti]” costruendo
associazioni e istituzioni con persone che non si conoscevano prima. Estendere
il vostro raggio di collegamenti può essere più facile se si sa che siete
premuroso verso chiunque.
3. Costruite
movimenti mediante balde campagne di azione diretta nonviolenta. Gli adolescenti in Florida sapevano d’istinto quel
che gli adulti della lobby di controllo delle armi da fuoco perlopiù
rifiutavano di accettare - ci vuole una balda azione diretta per aprire le porte. Per mantenerle aperte, i ragazzi impareranno, ci vogliono campagne di azione diretta. Così facendo magari trasformano la lobby in un
movimento.
Gran parte
degli svedesi e norvegesi si resero conto che era l’élite economica a governare
i propri paesi e che i loro parlamenti erano finte democrazie. Amando l’efficienza, preferirono saltare gli
intermediari e andare dritti in cima, focalizzando le loro campagne sui
proprietari anziché sui politici. Con questo spostamento del bersaglio
negli Stati Uniti si aiuterà ciascun movimento a diventare più acuto e nitido,
con più visione, e - rifiutando di farsi cooptare da un partito politico - più
pronto ad allinearsi con altri per costruire
un movimento d(e)i movimenti. Potendo anche, come fecero i Nordici, restare
prossimi all’infrastruttura alternativa in via di costruzione a livello locale.
4. Acquisite
un’unità fra i movimenti attorno a un’ampia visione di ciò che sostituirà le
istituzioni non funzionali e ingiuste. Molti
Nordici capirono che le promesse di piccole misure di riforma dei politici
erano inadeguate, addirittura insultanti — qualcosa che l’incrementalista
Hillary Clinton ha scoperto all’elezione USA del 2016. La gran maggioranza
degli americani che dicono ai sondaggisti che il paese è “avviato nella
direzione sbagliata” fanno seguire alle parole i fatti e se ne stanno alla
larga dai sondaggi.
I
socialdemocratici nordici riuscirono perché la loro visione era radicale,
mostrava gran rispetto per la gente e aveva senso, contemporaneamente. Un esempio ne fu promettere servizi
universali anziché programmi specifici per i poveri.
Pochi
vogliono venire con voi non sapendo dove andate. I movimenti nordici crebbero
in parte perché gli organizzatori spiegarono la destinazione. Condividendo la
visione, gli organizzatori mostravano di rispettare la gente più che i politici
manipolatori. Fortunatamente, negli Stati Uniti il Movimento per le Vite
Nere ha già offerto una visione, e altri ne
stanno emergendo. Quando c’è visione, da campagne di azione diretta
nonviolenta possono svilupparsi movimenti più forti.
5. Costruite
un movimento d(e)I movimenti abbastanza potente da sloggiare quell’1% dal ruolo
dominante. Che è quel che fecero svedesi e
norvegesi. I movimenti lavorarono assieme per elevare il livello di lotta
nonviolenta fino a tal punto, pur se i loro avversari cercarono di reprimerli
con violenza. I movimenti cooperarono perché vedevano che i propri obiettivi
venivano contrastati dalla stessa forza , l’élite economica.
Ciò è
altrettanto vero negli Stati Uniti, dove le aspirazioni dei lavoratori, sia
bianchi che neri, delle donne e delle minoranze sessuali, degli immigranti e
attivisti per la giustizia climatica, studenti e attivisti per la riforma sulle
armi da fuoco sono tutti frustrati dall’1%. La cooperazione per una lotta più
profonda diventa più probabile quando creiamo una visione in comune che parla
ai vari interessi.
Allora, dove
stiamo con questa mappa del percorso? La buona notizia è che si sta già
lavorando sodo al secondo e terzo punto. Acquisendo fiducia, affronteremo anche
il quarto, che aumenterà la nostra credibilità e indurrà quell’aumento di
partecipanti che rende possibile la quinta tappa.
E riguardo
alla polarizzazione?
Ho vissuto
in Norvegia 25 anni dopo la lotta che risultò in uno slittamento del potere. Ho
osservato una società notevolmente pacifica con un alto grado di consenso.
Tutto lo spettro politico s’era spostato significativamente a sinistra — la
politica della destra norvegese era a sinistra del partito Democratico USA. La
direzione complessiva dell’economia era decisa dalla gente nel suo insieme. Si
godevano vivaci dibattiti sul tema del giorno, fiduciosi che le decisioni della
maggioranza si sarebbero eseguite senza corruzione. E speravano un giorno o
l’altro, senza spenderci molto denaro, di vincere molte medaglie olimpiche.
* da Centro
Studi Sereno Regis - Traduzione di Miki Lanza – 1 aprile 2018
Waging Nonviolence – Living Revolution - 16.03.18
Titolo originale: How to build a progressive movement in a polarized country
https://wagingnonviolence.org/feature/how-build-progressive-movement-polarized-country/
George Russell Lakey is an activist, sociologist, and writer who
added academic underpinning to the concept of nonviolent revolution. He
also refined the practice of experiential training for activists which
he calls "Direct Education". Wikipedia
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