10 aprile 2018

Come costruire un movimento progressista in un paese polarizzato


di George Lakey *


Che si tratti di fucili, di giustizia razziale, immigrazione o combustibili fossili, il paese è scosso violentemente da narrative in conflitto e passioni in crescita. In un recente sondaggio nazionale, 70 americani su cento dicono che lo spartiacque politico è imponente almeno quanto durante la guerra del Vietnam.


In dicembre ho completato un giro di un anno e mezzo imperniato sui libri in oltre 80 città medie e grandi degli Stati Uniti. Dall’Arizona all’Alaska al North Dakota alla Georgia, ho sentito una preoccupazione comune a persone attive in lotte per la giustizia, a proposito della polarizzazione politica che vedono attorno a sé. Molti suppongono che essa sia una barriera all’effettuazione di cambiamenti. Osservano più urla e meno ascolto, più dramma e meno riflessione, e un’intensifica-zione agli estremi. Fanno rilevare che i giornalisti dei mass media hanno meno tempo per badare alla gamma di iniziative di attivisti, che vengono perciò sommerse dalle urla. Da una costa all’altra gli attivisti mi hanno chiesto: questa condizione ci lascia grippati? La mia risposta includeva notizie sia buone sia cattive, i più volevano sentire prima le cattive.


La cattiva notizia sulla divisività

Non siamo alle prese con un ghiribizzo passeggero o una tendenza temporanea. La ricerca di un trio di politologi ha stabilito che la polarizzazione politica segue la curva della disuguaglianza economica. Per decenni dopo la 2a Guerra mondiale la disuguaglianza fra i maschi bianchi negli Stati Uniti è stata  relativamente bassa e la governance ampiamente bipartitica. Ma, con l‘inizio della polarizzazione del reddito, la nostra politica ha fatto altrettanto. Non sorprende forse che giunti al 2015 la disuguaglianza di reddito fosse maggiore che in qualunque momento della storia USA, secondo gli economisti Jeffrey Gale Williamson e Peter Lindert. La legge fiscale approvata in gennaio aggiungerà ancora benzina al fuoco.

I progressisti devono respirare a fondo e far pace con la realtà. La divisione esprime una disposizione economica, e non è qualcosa che possiamo sistemare sollecitando più discorso civile. Pur volendo usare le nostre competenze nella risoluzione dei conflitti per farvi fronte, possiamo anche aspettarci altro dramma alle estremità delle nostre polarizzazioni, e altre brutture e violenza. Ci si può aspettare che alcuni fra coloro con valori progressisti come l’anti-oppressione diventino sempre più aspri e dogmatici, come ispirati dai puritani di un tempo nel Massachusetts della caccia alle streghe. La dinamica di polarizzazione è contagiosa — non si limita a inviare tweet ai funzionari pubblici, ai talk show radiofonici e ai reprobi politici. Credo che non valga la pena biasimare i nostri compagni di movimenti progressisti che si fanno infettare tutt’intorno a noi. Serve invece ricordare che questa tendenza è molto più grande di noi. Tanto varrebbe perdonarci l’un l’altro, e focalizzarci sulle aperture positive che ci vengono date in questo periodo.


La buona notizia sulla polarizzazione

Negli anni 1920 e ‘30, gli Stati Uniti e i paesi europei si polarizzarono drammaticamente. In Italia e in Germania, i fascisti marciavano e i comunisti s’organizzavano per la dittatura del proletariato. Alla stessa periferia nord-ovest d’Europa, Svezia e Norvegia si trovarono di fronte alla polarizzazione più estrema  che avessero mai avuto, con tanto di nazisti in marcia per le strade.

I risultati della polarizzazione per quei quattro paesi furono però ben diversi. In Germania e Italia, giunsero al potere Hitler e Mussolini. In Svezia e Norvegia movimenti socialdemocratici estromisero le proprie élite economiche dai piedistalli e inventarono il modello economico egualitario nordico. Dando l’addio ai propri vecchi tempi classisti di povertà, svedesi e norvegesi generarono nuovi livelli storici di eguaglianza, libertà individuale e abbondanza condivisa.

Gli esiti contrastanti non potevano essere più drammatici. Tutt’e quattro i paesi vissero un’estrema polarizzazione negli anni 1920 e ‘30. Due piombarono nel disastro, e due si ersero sopra la povertà e l’oppressione entrando nel piano supremo delle conquiste nazionali progressiste. Da tali esempi possiamo constatare che la polarizzazione può garantire una grossa lotta politica, ma non determina se il risultato sarà dittatura o democrazia.

Anche la storia USA mostra che la polarizzazione non determina i risultati. Negli Stati Uniti di quegli anni 1920 e ‘30, il Ku Klux Klan andava forte e cresceva anche un movimento nazista. Anche all’estrema sinistra crescevano i movimenti. Il risultato non fu una dittatura fascista, bensì il “New Deal” di Franklin D. Roosevelt. Da quella polarizzazione scaturì il decennio più progressista della prima metà del 20° secolo negli Stati Uniti.

Procedendo veloci verso gli anni 1960, anni divisi che traboccarono negli anni 1970, allorché ambientalisti, femministe e LGBT s’unirono al fermento iniziato dai movimenti per i diritti civili e altri degli anni ‘60. Ancora una volta crebbero i nazisti assieme al Ku Klux Klan, mentre a sinistra ricordiamo i Weather Underground e l’Esercito di Liberazione Symbionese. Tuttavia, nel bel mezzo di un’intensa polarizzazione, gli Stati Uniti fecero il loro massimo progresso della seconda metà del 20° secolo.

Far sì che il fervore lavori per il progresso

Nel mio giro per libri in Inghilterra, stetti da uno scultore di metalli che mi mostrò il suo focolare da fabbro, essenziale per creare le splendide forme che ornavano il suo studio. Ci vidi un’utile metafora: i progressisti hanno bisogno di polarizzazione come i fabbri e gli artisti hanno bisogno di calore per rendere il freddo e duro metallo abbastanza flessibile per cambiar di forma.

Il calore fervido crea volatilità, nel metallo e nella società. Infrange schemi cristallizzati. Rende possibile qualcosa di nuovo per sostituire le rigide strutture oppressive che si esprimono mediante violenza sessuale e razzista, povertà endemica a fianco di ricchezza estrema, distruzione ambientale, corruzione politica e militarismo.

Giacché possiamo aspettarci ancora polarizzazione in seguito, come possiamo usarne il fervore e la volatilità per creare qualcosa di funzionale e affidabile come un ferro di cavallo, o magari addirittura una scultura di bellezza? Possiamo offrirci una partenza di petto imparando che cosa è avvenuto in precedenti periodi di polarizzazione e rafforzandolo per il nostro contesto.

Poiché la programmazione è una pratica d’acquisizione di autonomia, ho organizzato quello che ha funzionato per altri in una sorta di mappa stradale con cinque tappe. La sequenza è piuttosto giustificata, ma non tanto da assumerla rigidamente.


Una mappa per la trasformazione


1. Dite alle persone che incontrate che stiamo facendo un programma. I conoscenti possono credere che siate semplicemente “un contestatore” o che vi piaccia far comunella con vostri amici attivisti. Non possono neppur sapere che sia possibile creare un piano da elaborare insieme per tirarci fuori da questo pantano. Secondo l’Associazione Psicologica Americana, 63% degli americani dice che le preoccupazioni per il future della nazione sono una rilevante fonte di stress nella propria vita.

La programmazione sta sul versante positivo, della capacità e dell’acquisizione di un’autonomia competente. Raccontate come le persone si affaccino alla vostra vita partecipando al programma.


2. Costruite l’infrastruttura della nuova società. La disfunzione governativa negli Stati Uniti sta diventando sempre più evidente. I turisti se ne tornano dalla Scandinavia con racconti di stupore, mentre i residenti in USA vedono risposte inette a disastri come l’avvelenamento da piombo [dell’ acqua potabile, ndt] e l’uragano Katrina [a NewOrleans, ndt]. Il Centro Ricerche Pew ha rilevato che solo il 19% dei cittadini statunitensi si fidano che il governo faccia quant’è giusto fare.

Un secolo fa anche i nordici europei avevano una scarsa fiducia. Gli organizzatori li assistettero nel lavorare insieme mediante gruppi culturali e cooperative, rendendosi autonomi nell’affrontare i bisogni reciproci. Forse gli americani sono pronti per questo: quella stessa indagine Pew ha rilevato che il 55% crede che i cittadini comuni farebbero “di meglio nel risolvere i problemi” che i funzionari eletti.

Fate tesoro di questa opportunità per arrivare “oltre il coro [dei soliti]” costruendo associazioni e istituzioni con persone che non si conoscevano prima. Estendere il vostro raggio di collegamenti può essere più facile se si sa che siete premuroso verso chiunque.


3. Costruite movimenti mediante balde campagne di azione diretta nonviolenta. Gli adolescenti in Florida sapevano d’istinto quel che gli adulti della lobby di controllo delle armi da fuoco perlopiù rifiutavano di accettare - ci vuole una balda azione diretta per aprire le porte. Per mantenerle aperte, i ragazzi impareranno, ci vogliono campagne di azione diretta. Così facendo magari trasformano la lobby in un movimento.

Gran parte degli svedesi e norvegesi si resero conto che era l’élite economica a governare i propri paesi e che i loro parlamenti erano finte democrazie. Amando l’efficienza, preferirono saltare gli intermediari e andare dritti in cima, focalizzando le loro campagne sui proprietari anziché sui politici. Con questo spostamento del bersaglio negli Stati Uniti si aiuterà ciascun movimento a diventare più acuto e nitido, con più visione, e - rifiutando di farsi cooptare da un partito politico - più pronto ad allinearsi con altri per costruire un movimento d(e)i movimenti. Potendo anche, come fecero i Nordici, restare prossimi all’infrastruttura alternativa in via di costruzione a livello locale.


4. Acquisite un’unità fra i movimenti attorno a un’ampia visione di ciò che sostituirà le istituzioni non funzionali e ingiuste. Molti Nordici capirono che le promesse di piccole misure di riforma dei politici erano inadeguate, addirittura insultanti — qualcosa che l’incrementalista Hillary Clinton ha scoperto all’elezione USA del 2016. La gran maggioranza degli americani che dicono ai sondaggisti che il paese è “avviato nella direzione sbagliata” fanno seguire alle parole i fatti e se ne stanno alla larga dai sondaggi.

I socialdemocratici nordici riuscirono perché la loro visione era radicale, mostrava gran rispetto per la gente e aveva senso, contemporaneamente. Un esempio ne fu promettere servizi universali anziché programmi specifici per i poveri.

Pochi vogliono venire con voi non sapendo dove andate. I movimenti nordici crebbero in parte perché gli organizzatori spiegarono la destinazione. Condividendo la visione, gli organizzatori mostravano di rispettare la gente più che i politici manipolatori. Fortunatamente, negli Stati Uniti il Movimento per le Vite Nere ha già offerto una visione, e altri ne stanno emergendo. Quando c’è visione, da campagne di azione diretta nonviolenta possono svilupparsi movimenti più forti.


5. Costruite un movimento d(e)I movimenti abbastanza potente da sloggiare quell’1% dal ruolo dominante. Che è quel che fecero svedesi e norvegesi. I movimenti lavorarono assieme per elevare il livello di lotta nonviolenta fino a tal punto, pur se i loro avversari cercarono di reprimerli con violenza. I movimenti cooperarono perché vedevano che i propri obiettivi venivano contrastati dalla stessa forza , l’élite economica.

Ciò è altrettanto vero negli Stati Uniti, dove le aspirazioni dei lavoratori, sia bianchi che neri, delle donne e delle minoranze sessuali, degli immigranti e attivisti per la giustizia climatica, studenti e attivisti per la riforma sulle armi da fuoco sono tutti frustrati dall’1%. La cooperazione per una lotta più profonda diventa più probabile quando creiamo una visione in comune che parla ai vari interessi.

Allora, dove stiamo con questa mappa del percorso? La buona notizia è che si sta già lavorando sodo al secondo e terzo punto. Acquisendo fiducia, affronteremo anche il quarto, che aumenterà la nostra credibilità e indurrà quell’aumento di partecipanti che rende possibile la quinta tappa.


E riguardo alla polarizzazione?

Ho vissuto in Norvegia 25 anni dopo la lotta che risultò in uno slittamento del potere. Ho osservato una società notevolmente pacifica con un alto grado di consenso. Tutto lo spettro politico s’era spostato significativamente a sinistra — la politica della destra norvegese era a sinistra del partito Democratico USA. La direzione complessiva dell’economia era decisa dalla gente nel suo insieme. Si godevano vivaci dibattiti sul tema del giorno, fiduciosi che le decisioni della maggioranza si sarebbero eseguite senza corruzione. E speravano un giorno o l’altro, senza spenderci molto denaro, di vincere molte medaglie olimpiche.


* da Centro Studi Sereno Regis - Traduzione di Miki Lanza – 1 aprile 2018

Waging Nonviolence – Living Revolution - 16.03.18

Titolo originale: How to build a progressive movement in a polarized country
https://wagingnonviolence.org/feature/how-build-progressive-movement-polarized-country/

George Russell Lakey is an activist, sociologist, and writer who added academic underpinning to the concept of nonviolent revolution. He also refined the practice of experiential training for activists which he calls "Direct Education". Wikipedia

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