di Guido Viale *
Il deficit
principale che affligge il paese non è quello del bilancio statale ma è un
deficit di intelligenza e di onestà, o di entrambe le cose, della nostra classe
dirigente. E’ stato presentato come una grande vittoria il fatto che, caduta la
procedura di infrazione per deficit eccessivo, dall’anno prossimo l’Italia
potrà “fruire” di una maggiore elasticità nella gestione del bilancio,
utilizzando ben 8 miliardi di euro per promuovere “la crescita”. Nel frattempo
però il PIL del 2013 sarà diminuito, nella migliore delle ipotesi, del 2 per
cento – cioè di una trentina di miliardi – e quegli 8 miliardi non ne
compenseranno che una minima parte mentre l’elasticità del bilancio
“generosamente” concessa all’Italia non potrà comunque superare – e solo per
qualche anno – il 3 per cento del PIL. Il che significa che per utilizzare
quegli 8 miliardi bisognerà tagliare la spesa pubblica da qualche altra parte.
Nessuno comunque, e meno che mai Enrico Letta, ha ricordato che dall’anno
prossimo l’Italia sarà tenuta dal cosiddetto fiscal compact a ritirare dal
mercato (cioè a ricomprare) ogni anno, e per vent’anni di seguito, quasi 50
miliardi del proprio debito fino a che non lo avrà riportato al 60 per cento
del PIL (attualmente è al 130 per cento). Miliardi che si andranno ad
aggiungere agli 80-90 di interessi annui sul debito che dovranno essere pagati
rispettando il pareggio di bilancio che ormai è entrato a fare parte della
nostra Costituzione. Dove prenderà il governo italiano tutto quel denaro, di
fronte al quale quegli 8 miliardi sono una bazzecola? Da nuovi tagli al
bilancio e da nuove tasse, strangolando quel che resta dell’economia del pese.
Purtroppo questo deficit di intelligenza e onestà non riguarda solo la classe dirigente italiana, ma quelle di tutta l’Europa, che hanno imposto o accettato queste regole assurde. Tutti sanno che sommando debito pubblico (degli Stati) e debito privato (delle persone, delle imprese, delle banche, dei fondi) il mondo è già da tempo in bancarotta: che nessuno riuscirà più a ripagare i suoi debiti se non scaricandoli su qualcun altro. E se alcuni possono approfittare e approfittano di questa situazione per ricavarne immani guadagni, il pianeta nel complesso è condannato a un immane default che si ripercuoterà a breve sulla condizione di miliardi di esseri umani. A meno di contenere il disastro smontando un pezzo per volta – ma in fretta – questo immane castello finanziario. Qualcuno deve pur cominciare a far valere le proprie ragioni, che in questo caso sono quelle del 99 per cento degli abitanti della Terra; e chi si trova sull’orlo del baratro, come il governo italiano, avrebbe mille motivi per non tergiversare. E per cercare possibilmente alleati in altri paesi che si trovano nella stessa situazione, dal Portogallo alla Spagna, dalla Francia all’Irlanda, dalla Grecia all’Egitto. E chissà quanti altri…
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da Left.it,
27 luglio 2013
Sembra utile riproporre, nel merito, un articolo di Alexander Langer, scritto piu' di quindici anni fa, che gia' allora individuava i primi segnali di un risveglio del Mediterraneo. Le voci profetiche sono spesso inascoltate, ma indicano la strada che la storia percorre.http://www.reteccp.org/biblioteca/nonvio/langer/alex23.html
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