2 aprile 2009

Torino, il tritacarne ecologista

Frenetiche ore per costruire, alleare, sganciare, distruggere liste e gruppi per la scadenza delle elezioni provinciali. Scadenza davvero allettante ,considerato che da più parti si fa strada l’idea che un centinaio di province ed una ventina di regioni sono un po’ un eccesso per il governo del territorio, ammesso che qualcuno abbia l’intenzione di governarlo. Ma la logica della casta non ha confini ed un posto in consiglio provinciale è considerato da molti una scelta di vita decisiva magari come trampolino per chissà che..
Comunque si dice che ci saranno tre coalizioni principali: una del centro-destra che, attraverso Berlusconi ,alla fine ramazza e raccoglie tutto il possibile e che deve solo decidere quale donna presentare al popolo; poi c’è Saitta (di nuovo!) che cercherà per due mesi di spiegare in che cosa differiscono i suoi (due) inceneritori, la sua tangenziale,la sua TAV, i suoi grattacieli, il suo consumo del territorio, il suo rilancio dell’economia da quello della signora del centro-destra, il che rende già intrigante il tutto.
Poi c’è la sinistra che non condivide e che (sembra) avrà il suo programma di no e praticamente nessun sì ( perché ad esempio non chiede un percorso straordinario di decisioni per costruire una rete metropolitana (che superi anche le periferie) in 5 anni invece che in 55 ?). Se il programma durerà quindici giorni o qualche anno è difficile capire al momento.
Poi ci sono, ci sarebbero, gli ambientalisti, gli ecologisti insomma quelli che dovrebbero essere il riferimento per una gran parte delle questioni (vere) che interessano la Provincia; gli unici che hanno, avrebbero, qualcosa di serio da dire.. ma dove sono?
Più o meno in una dozzina delle (si dice) 40 (!) liste per le provinciali.
Per chi non ci crede le elenchiamo: nelle due rosse-rosse di D’Angelo e Ferrando, nelle due rosse di Rifo e Comunisti (o una,boh!), nelle due rosso-rosa di Sinistra e Socialisti, nella lista degli ammiratori di Di Pietro, nella lista detta Civica, forse nella lista del Sole, nei Moderati, naturalmente un po’ di prezzemolo verde c’è anche nel PD, e quel poco che residua di verdi nella lista dei Verdi doc. E forse ne dimentichiamo qualcuna: fanno almeno undici.


In ognuna di queste liste, lo giuriamo, ci sono esponenti, anche autorevoli , provenienti o dai Verdi o dalla fornace intellettuale dell’ambientalismo e del pacifismo nonviolento degli anni ’80 –’90, con un livello di capacità organizzativa, di cultura, di capacità di comunicazione, in media superiore a quella degli esponenti dei partiti tradizionali che in molti casi li ospitano ma non li eleggeranno da nessuna parte. A questi vanno aggiunti gruppi, comitati, associazioni, circoli, blog, riviste e giornalini sostanzialmente ambientalisti , pacifisti, non violenti. Per non parlare di ondini studenteschi, femministe più o meno storiche, ong della solidarietà.. Gli unici, nella città e nella provincia, che svolgono un piccolo, costante, quotidiano stillicidio di iniziative di un qualche interesse e spessore culturale (sebbene sempre un piccolo gradino al di sotto della capacità di sviluppare egemonia ). Fuori da loro c’è il vuoto cosmico, tranne ovviamente ciò che promuovono partiti, comitati, associazioni, banche, finaziarie, enti (publici e non) per promuovere il modo migliore di fare o procacciare affari, potere, soldi. In mezzo c’è il vuoto.

Se i piccoli leader ambientalisti sparsi qua e là diventassero per un attimo veri leader e trovassero le tante ragioni che li uniscono e mettessero a fuoco le poche, ammesso che ci siano, ragioni che li dividono, se si unissero tutti insieme per un inaspettato miracolo, se mettesser da parte i propri destini personali e si proccupassero dei destini di questo disastrato territorio, degli sbocchi possibili alla precarietà, insomma della riscoperta della politica come strumento per cambiare e difendere la qualità del proprio spazio di vita, la penosa musica che ci verrà suonata nei prossimi mesi cambierebbe e avrebbe nuovi direttori d’orchestra.

1 commento:

  1. Anonimo11:09

    Le cose di ogni giorno raccontano segreti
    a chi le sa guardare ed ascoltare.

    Per fare un tavolo ci vuole il legno
    per fare il legno ci vuole l'albero
    per fare l'albero ci vuole il seme
    per fare il seme ci vuole il frutto
    per fare il frutto ci vuole un fiore
    ci vuole un fiore, ci vuole un fiore,
    per fare un tavolo ci vuole un fio-o-re.

    Per fare un fiore ci vuole un ramo
    per fare il ramo ci vuole l'albero
    per fare l'albero ci vuole il bosco
    per fare il bosco ci vuole il monte
    per fare il monte ci vuol la terra
    per far la terra vi Vuole un fiore
    per fare tutto ci vuole un fiore

    Per fare un tavolo ci vuole il legno
    per fare il legno ci vuole l'albero
    per fare l'albero ci vuole il seme
    per fare il seme ci vuole il frutto
    per fare il frutto ci vuole il fiore
    ci vuole il fiore, ci vuole il fiore,
    per fare tutto ci vuole un fio-o-re.

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