15 aprile 2009

Ambiente e Giustizia: Muti e rassegnati

Mi capita di frequentare un certo numero di siti web, e ogni tanto mi capita di scoprire notizie di cui non c’è traccia in nessun altro posto; così mi chiedo “ma sarà vero?”. Non credo infatti che qualcosa sia vero solo perché “l’ho letto su Internet”….. Così come non è in alcun modo significativo sostenere che “l’ha detto la TV” e pretendere con questo di attribuire una patente di veridicità a questa o quella notizia.Si fa confusione tra la fonte informativa e il mezzo di trasmissione, perché così si semplifica l’approccio e si possono evitare domande a cui non è sempre ovvio dare una risposta; purtroppo il rincoglionimento della nostra società avanza a passi da gigante, e la capacità critica è una merce sempre più rara.
Tornando a noi, la notizia che mi ha lasciato perplesso dice, molto sinteticamente, che si vuole impedire alle associazioni ambientaliste di ricorrere al TAR nei casi di opere che distruggano l’ambiente. Che questo governo non sia amico dell’ambiente non è certo una novità (per quanto, anche quello di prima..), così come è nota la sua vicinanza a tante aziende che dei problemi ambientali se ne fregano bellamente. Ma nella mia ingenuità mi sembrava davvero eccessivo arrivare ad impedire i ricorsi al TAR da parte delle associazioni ambientaliste.Così mi sono messo in cerca di documenti ufficiali.


Trovo il progetto di legge n° 2271, presentato il 10 marzo 2009 alla camera dei deputati, in cui si lamenta “che il 2007 ha registrato una situazione cronica di stallo nella costruzione di grandi opere, con 193 infrastrutture oggetto di protesta. Rigassificatori, termovalorizzatori, corridoi ferroviari, centrali a biomasse, elettrodotti, autostrade, discariche, inceneritori: qualunque fosse il progetto, il fermo alla sua realizzazione è stato disposto sempre per le stesse ragioni. Un ricorso al giudice amministrativo è sufficiente a impedire o a ritardare la realizzazione di opere pubbliche... il dilagare di questo fenomeno ritarda (e spesso paralizza) la realizzazione di gran parte degli interventi pubblici in programma nei settori dell’energia, dei trasporti, dello smaltimento rifiuti, della depurazione e della stessa edilizia residenziale e terziaria.”
I casi sono due: o queste opere sono effettivamente utili e benefiche, per cui gli oppositori sono degli emeriti imbecilli che non capiscono il beneficio che ne avranno, oppure l’utilità non c’è, se non per i soliti noti che vogliono costruire per poter succhiare soldi dalle casse pubbliche. Ovviamente ci sarebbe da analizzare caso per caso, perché magari a volte è vera una cosa e a volte l’altra; ma i deputati che hanno presentato il progetto di legge non si sono preoccupati di fare simili distinguo, per loro si tratta semplicisticamente di “egoismo territoriale”.Non spunta nemmeno per sbaglio l’ipotesi che, magari solo in qualche sporadico caso, chi protesta possa avere qualche ragione. Chi protesta ha torto, a prescindere.Cosa chiedono quindi lor signori? “…un intervento legislativo volto a responsabilizzare l’attività delle associazioni di protezione ambientale”. Detto così sembra perfino ragionevole; senonché “per fare ciò si prevedono la responsabilità delle stesse associazioni per lite temeraria e il conseguente risarcimento del danno a vantaggio della pubblica amministrazione”.

L’espressione “lite temeraria” è bellissima. E’ come dire che tu non puoi metterti a litigare con uno molto più forte di te, altrimenti ti fai male; e se succede vuol dire che avevi torto, non perché l’altro avesse ragione ma solo perché era il più forte. Ma se il mio avversario è un mio pari, non ho bisogno del TAR per affrontarlo, me la sbrigo da solo; ricorrere ad un soggetto più autorevole mi serve proprio quando il mio avversario è molto più forte di me. Per questo la legge dovrebbe garantirmi ogni possibilità di ricorrere contro eventuali abusi. Invece no.E siccome impedire direttamente il ricorso sarebbe forse troppo anche per questi loschi figuri, lo disincentivano avanzando la minaccia di un risarcimento danni che ben difficilmente sarebbe sostenibile da chi ricorre.

Infine la proposta di legge, per poter meglio sostenere la sua tesi, richiama la legge 28 gennaio 2009, n° 2, il cosiddetto decreto “anti-crisi”, la quale all’articolo 20 prevede “un iter accelerato per le opere pubbliche ritenute prioritarie «per lo sviluppo economico del territorio», la nomina di commissari straordinari delegati che dovranno vigilare su tutte le fasi di realizzazione dell’investimento e che, quindi, seguiranno ogni progetto con poteri sostitutivi delle amministrazioni interessate, ma, soprattutto, l’abolizione della facoltà sospensiva del tribunale amministrativo regionale (TAR)”. Leggo, inorridisco e vado a cercare la legge. E al comma 8 dell’articolo 20 trovo: “Le misure cautelari e l’annullamento dei provvedimenti impugnati non possono comportare, in alcun caso, la sospensione o la caducazione degli effetti del contratto già stipulato, e, in caso di annullamento degli atti della procedura, il giudice può esclusivamente disporre il risarcimento degli eventuali danni, ove comprovati, solo per equivalente”. Un risarcimento che nel seguito del testo viene opportunamente limitato, per evitare che diventi troppo oneroso. Chissà perché, nel caso inverso non è fissato alcun limite?

Riassumendo…Ti costruiscono un inceneritore sotto casa? Fanno passare un’autostrada in mezzo ad una zona archeologica? Aprono una discarica in un parco nazionale?Fai ricorso al TAR, lo vinci e ti attacchi. Perché i lavori andranno avanti lo stesso. E tu? Muto e rassegnato. Se ti va bene potresti anche rimediare qualche spicciolo.Perché, come scrivono nella proposta di legge “lo snellimento delle procedure non permetterà più che sia il TAR a decidere se un’opera si debba fare o meno: con le nuove norme vengono accorciati i tempi per il ricorso contro le decisioni del commissario straordinario delegato. Il cantiere, pertanto proseguirà nei suoi lavori e se il ricorrente dimostrerà di avere ragione otterrà un indennizzo.”Una volta è successo che Davide abbia battuto Golia; stanno lavorando affinché non si ripeta.
(Il Buon Beppe * pubblicato su http://www.mentecritica.net/ )

1 commento:

  1. Anonimo23:24

    Fino a poco tempo fa si sentiva parlare insistentemente del problema della deforestazione in Africa centrale. Alla politica di sensibilizzazione condotta soprattutto da Greenpeace (in vari appelli, per esempio qui) fece seguito una moratoria che, in teoria, avrebbe dovuto impedire il rilascio di nuove concessioni per l’estrazione di legname. A quanto pare, però, tale moratoria sarebbe stata pressocchè ignorata .
    Il punto non è solo il pericolo per la biodiversità e per il clima globale: Greenpeace stimava che “le operazioni di esbosco nella Repubblica Democratica del Congo rilasceranno oltre 34,4 miliardi di tonnellate di CO2 entro il 2050, pari a circa 60 volte le emissioni che l'Italia produce annualmente” (in realtà il dato mi sembra un po’ apocalittico, mi chiedo su quali basi l’abbiano calcolato). Il danno più grave lo subiscono le comunità locali che traggono dalle foreste il proprio sostentamento; oltretutto esse non ricevono nessun introito economico per l’estrazione di legname dai loro territori, visto che tale attività è gestita illegalmente.

    RispondiElimina