8 novembre 2025

Cop30, come arriva il mondo all’appuntamento di Belém in Brasile

La Cop30 sul clima si tiene a Belém, in Brasile, dal 10 al 21 novembre 2025. Un contesto geopolitico avverso e una finestra sempre più ridotta per agire: la Cop30 di Belém al via tra timori e speranze.

di Andrea Barolini *

La trentesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite – la Cop30 prevista a Belém, in Brasile, dal 10 al 21 novembre – si aprirà con l’ennesima notizia inquietante. A diffonderla, martedì 4 novembre, è stato il Programma per l’ambiente dell’Onu (Unep), nell’edizione 2025 del rapporto Emissions Gap, che indica quanta distanza ci sia ancora tra gli obiettivi fissati dalla comunità internazionale per limitare il riscaldamento globale e quanto promesso dai governi di tutto il mondo in termini di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. I dati indicano che la distanza, oggi, è ancora enorme.

Gli inquietanti dati dell’Unep sull’azione climatica - Il documento valuta infatti gli impegni ufficiali inviati dagli stati all’Unfccc, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Si tratta della Nationally determined contributions (Ndc), che sono giunte alla loro terza “edizione”. La prima volta in cui furono inviate dai governi fu nel 2015, prima della Cop21 che portò all’approvazione dell’Accordo di Parigi. L’Unep indicò che tali promesse erano largamente insufficienti, dal momento che avrebbero portato a una crescita della temperatura media globale, alla fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali di oltre 3 gradi centigradi. L’Accordo di Parigi indica invece che occorre rimanere al di sotto dei 2 gradi, e rimanendo il più possibile vicini agli 1,5 gradi. La differenza tra 1,5 e 2 sarebbe già quella che passa tra una crisi e una catastrofe climatica, secondo quanto indicato dall’Ipcc, il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici dell’Onu, nello Special Report 1.5 pubblicato nell’ottobre del 2018.

Le nuove promesse sulle emissioni porteranno a 2,3-2,5 gradi di riscaldamento globale (se rispettate) - Le Ndc furono perciò riproposte in una seconda versione, ritenuta ancora una volta insufficiente dalle Nazioni Unite, che hanno chiesto perciò ai governi un terzo “tentativo”. Le nuove promesse avrebbero dovuto essere inviate entro il 30 settembre scorso, ma non tutti i paesi del mondo lo hanno fatto. Ad oggi, l’analisi di tali documenti indica che andremo incontro a un riscaldamento climatico compreso tra 2,3 e 2,5 gradi. Meglio certamente rispetto a quanto ipotizzato dieci anni fa, ma ancora ben al di là dei target fissati dalla stessa comunità internazionale. Naturalmente, tutto ciò partendo dal presupposto che le promesse avanzate dai governi siano rispettate per intero. Cosa che, la storia lo dimostra, non è affatto detta. Gli Stati Uniti rappresentano in questo senso un esempio emblematico: benché non sufficientemente ambiziose, le politiche adottate durante le due presidenze di Barack Obama e quella di Joe Biden, erano andate nella direzione di una diminuzione dello sfruttamento delle fonti fossili. Donald Trump, invece, punta invertire la tendenza, rilanciando le filiere del carbone, del petrolio e del gas.

Gli Stati Uniti non invieranno alcuna delegazione governativa alla Cop30 - Sulla Cop30 si allungherà dunque certamente l’ombra di Trump: gli Stati Uniti non invieranno alcuna delegazione governativa a Belém. Un messaggio più che chiaro da parte della Casa Bianca. Ufficialmente, l’amministrazione di Washington ha giustificato con queste parole la scelta: “Il presidente dialoga direttamente con i dirigenti del mondo intero su questioni legate all’energia, come testimoniano gli accordi commerciali e quelli di pace storici, che danno mio spazio ai partner energetici”. Una frase fondamentalmente sconclusionata. Dalla quale mancano, strategicamente, le parole “ambiente” e “clima”… “Le Ndc hanno certamente evidenziato qualche progresso, ma a un ritmo assolutamente troppo lento - ha commentato Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’Unep -. Abbiamo bisogno di una riduzione delle emissioni senza precedenti, in una finestra temporale sempre più ridotta e in un contesto geopolitico sempre più difficile”.

Emissioni previste in calo del 15 per cento, ma servirebbe un -55 per cento -  Concretamente, infatti, l’attuazione completa delle attuali Ndc porterebbe ad una riduzione delle emissioni mondiali di circa il 15 per cento, di cui al 2035, rispetto ai livelli del 2019. Per allinearsi a una traiettoria che consenta di centrare l’obiettivo degli 1,5 gradi, invece, occorrerebbe arrivare a un -55 per cento. La distanza, insomma, è ancora gigantesca. È per questa ragione che, nonostante tutti i problemi, la Cop30 rappresenta comunque un’opportunità unica per tentare di rilanciare l’azione climatica. “Il momento di agire è adesso, ma i nostri dirigenti dormono al volante, portandoci a catastrofi come quella dell’uragano Melissa, sofferenze umane, perdite economiche e ingiustizia climatica”, ha sottolineato Jasper Inventor, dirigente di Greenpeace International.

Il Brasile annuncia buoni risultati prima della Cop30, ma approva trivellazioni al largo dell’Amazzonia - Nel tentativo di “dare il buon esempio”, la nazione che ospita la Cop30, il Brasile, ha annunciato di aver registrato una diminuzione delle proprie emissioni di gas ad effetto serra del 16,7 per cento tra il 2023 e il 2024. Ciò grazie anche alla forte diminuzione della deforestazione nella nazione sudamericana, rispetto alla catastrofe maturata nel corso dell’amministrazione di estrema destra di Jair Bolsonaro. Ciò nonostante, alcune organizzazioni non governative ricordano come lo stesso Brasile guidato oggi dal progressista Lula abbia anche continuato a sostenere alcuni progetti di estrazione di idrocarburi, a partire da uno al largo dell’Amazzonia, per il quale compagnia pubblica Petrobras ha avviato la fase di esplorazione poche settimane fa.

Di cosa si discuterà alla Cop30 di Belém - Ma stante il contesto, di cosa si parlerà alla Cop30? A causa dei notevoli problemi logistici legati alla ricettività alberghiera della città di Belém, il vertice dei leader (al quale parteciperà il gruppo G77) – al termine del quale Lula e Guterres lanceranno un appello per un rilancio dell’azione climatica – si svolgerà prima dell’apertura ufficiale della conferenza. Nel corso delle due settimane di lavori, a differenza di quanto accaduto nelle ultime Cop, non dovrebbe esserci un tema “dominante”. Si parlerà di transizione, con il tentativo di fare passi avanti rispetto al Global stocktake adottato alla Cop28 di Dubai, che presentava la formula anodina e poco incisiva del  “transitioning away from fossil fuels”, traducibile come “processo di transizione per superare le fonti fossili”. Una frase oggettivamente interpretabile, priva di date e indicazioni concrete.

Foreste, perdite e danni, adattamento, fonti fossili - Tema di particolare rilevanza, per ovvie ragioni geografiche, sarà quello della tutela delle foreste: il Brasile ha proposto un Fondo per le foreste tropicali, che dovrebbe mobilitare 125 miliardi di dollari per la protezione, di cui 25 miliardi garantiti da sponsor. Su questo stesso filone, si parlerà evidentemente anche di finanza climatica, con la ripresa delle discussioni avvenute alla Cop29 di Baku di 300 miliardi di dollari all’anno di trasferimenti dal Nord al Sud del mondo. La speranza è di aumentare significativamente tale cifra, ampiamente insufficiente.

- Infine, si toccherà il tema dell’adattamento, con i negoziatori che dovranno chiarire gli obiettivi dell’Obiettivo globale. E, ovviamente, garantire i fondi necessari, anche per quanto riguarda la questione delle perdite e dei danni subiti dalle nazioni meno responsabili dei cambiamenti climatici, riprendendo i lavori lanciati a partire dalla Cop27 di Sharm el-Sheik.

* da lifegate.it - 6 novembre 2025 

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