30 maggio 2014

lunedì 2 giugno, Libertà e Giustizia scende in piazza “contro la svolta autoritaria”


Iniziativa a Modena dell'associazione nel giorno della Festa della Repubblica. Il presidente Sandra Bonsanti rilancia l'allarme su legge elettorale e riforma del Senato e dice: "Non c'è alcun rispetto per chi la pensa diversamente. Va di moda il paragone con la Dc, ma in quel partito esisteva la cultura delle minoranze"

di Silvia Truzzi su ilfattoquotidiano.it     29 maggio 2014

Settant’anni (per quasi tutta l’Italia) di libertà dal regime fascista. E ora? “Il Paese di oggi sembra aver tradito il grande sogno democratico dei padri fondatori: un paese devastato da corruzione e disuguaglianze insopportabili, mentre prolifera un meccanismo oligarchico che crea consenso e chiede fedeltà”: recita così l’invito di Libertà e giustizia alla manifestazione indetta per lunedì 2 giugno a Modena (piazza XX settembre, dalle 14 alle 17:30, qui il programma). Ci saranno, tra gli altri, Sandra Bonsanti, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Carlo Smuraglia, Marco Travaglio, Elisabetta Rubini, Gian Carlo Caselli, Alberto Vannucci, Maurizio Landini e Gustavo Zagrebelsky. Che avverte: “Questo sistema è destinato presto a incepparsi verso una soluzione autoritaria oppure a risollevarsi con una ripresa democratica grazie alla reazione degli esclusi”.

Il 2 giugno è il compleanno della Repubblica: un’occasione per festeggiare la Carta che ci hanno dato i padri costituenti. “Possiamo discutere, certo, di come vada migliorata”, spiega Sandra Bonsanti, presidente di Libertà e giustizia. “Ma certo non si può pensare di fare una riforma tanto insensata come quella che ci viene proposta dal governo. Ricordiamoci sempre questa anomalia: il progetto di cui si sta discutendo è il progetto dell’esecutivo”.
Se c’è una materia di competenza parlamentare è quella delle riforme costituzionali…
Naturalmente. Non dimentichiamo anche il vizio originario: questa riforma fa parte di un patto, abbastanza oscuro, siglato al Nazareno tra il presidente del Consiglio e quello che era il capo dell’opposizione. Se ne sa molto, troppo, poco: si sa che ci sono alcuni paletti che non si possono superare, altrimenti il premier si dimetterà. Anche questa è una situazione anomala: non s’è mai fatta una riforma costituzionale con una minaccia di questo genere. O passa o me ne vado.
Ci sono state proposte di modifica anche da parte di parlamentari del Pd.
Io credo che Renzi dovrà accettare come minimo l’idea del Senato elettivo. E poi: un Senato come quello voluto dal governo sarebbe un grande carrozzone che non serve a nulla. Ma Berlusconi sarebbe comunque pazzo ad accettare l’idea di una Camera alta composta da amministratori locali, proprio ora che il Pd vince dappertutto!
Perché il bicameralismo perfetto non è mai stato modificato?
Perché ogni volta qualcuno ne approfitta per dire “vogliamo anche questo”, “vogliamo anche quello”. E allora si va verso la Repubblica presidenziale, con il facile slogan “gli italiani possono scegliere il loro Presidente”.
Riforma del Senato e Italicum vanno a braccetto.
È proprio l’accoppiata delle due riforme ad aver originato il manifesto “Verso la svolta autoritaria”, quello dei “professoroni” per intenderci. La cosa peggiore di questa fase politica è la mancanza di rispetto per le minoranze.
Il risultato delle Europee è anche una legittimazione ad accelerare sulle riforme?
Credo di sì. C’è un’apparenza di democrazia – vedi le primarie – in realtà tutto è tenuto sotto controllo da un potere monolitico. Va di moda il paragone con la Dc: ma in quel partito c’era rispetto per le minoranze. Qualche giorno fa, a Pistoia, il professor Zagrebelsky ha citato una frase di Tocqueville che è davvero perfetta per questo momento politico: “La maggioranza vive in una perpetua adorazione di se stessa”.

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