di Massimo
Marino
Gli elettori europei che si sono recate alle urne nei 28 Paesi
dell'Ue sono stati, secondo le stime di Bruxelles, il 43,1% degli aventi
diritto.
In Italia i votanti sono stati il 58,7% (in calo di circa 8 punti).
La maggior parte degli europei non è
andata ai seggi ma si è fermato l’astensionismo del passato: +0,1% rispetto
al 43% delle elezioni del 2009.
Con l’eccezione dell’Italia nelle nazioni maggiori i votanti sono aumentati rispetto al 2009. In Germania, Svezia e Grecia, ad esempio, il dato è cresciuto di quasi il 5%. In Gran Bretagna l’affluenza è salita di 2 punti. Calo in Repubblica Ceca (dal 28,2% del 2009 al 19,5% del 2014) e a Cipro (dal 59,4% al 42,5% ). Elevati i votanti di Belgio e Lussemburgo (90%) dove il voto è obbligatorio.
L’affluenza in Italia è stata invece più alta nelle 2 elezioni regionali e alle comunali dove , in circa 4 mila comuni, ha votato il 71% degli aventi diritto.
Con l’eccezione dell’Italia nelle nazioni maggiori i votanti sono aumentati rispetto al 2009. In Germania, Svezia e Grecia, ad esempio, il dato è cresciuto di quasi il 5%. In Gran Bretagna l’affluenza è salita di 2 punti. Calo in Repubblica Ceca (dal 28,2% del 2009 al 19,5% del 2014) e a Cipro (dal 59,4% al 42,5% ). Elevati i votanti di Belgio e Lussemburgo (90%) dove il voto è obbligatorio.
L’affluenza in Italia è stata invece più alta nelle 2 elezioni regionali e alle comunali dove , in circa 4 mila comuni, ha votato il 71% degli aventi diritto.
All'estero ha votato solo il 6%
degli italiani aventi diritto. Nel 2009 i votanti furono il 7,4%.
Secondo l’Istituto
Cattaneo la disaffezione elettorale è
cresciuta nel nostro paese più che negli altri grandi paesi dell’Unione
Europea. Per la prima volta in
un'elezione nazionale i votanti sono scesi sotto il 60%.
Rispetto agli attuali 7 gruppi
esistenti nel Parlamento europeo il PPE (popolari europei ) resta il primo con
212 seggi (274 nel 2009) , secondi i socialisti con 191 (195 nel 2009) , crollano i liberal-democratici
( specie in Germania e Regno Unito ) con 64 invece di 84 seggi. Perdono seggi i verdi da 58 a 52 ( in Francia scendono da 16
a 6 e in Germania da 14 a 12 compreso l’unico
eletto dei Pirati).
La Sinistra europea aumenta di
qualche seggio, da 35 a 43, grazie al successo in Grecia (da 3 a 8 seggi) ,
alla ricomparsa in Italia (3 seggi) ed ai 5 eletti degli occupy di Podemos in
Spagna che hanno aderito al gruppo GUE/NGL, ma scende in Francia e Germania.
Sono ancora un centinaio gli eletti ,
in prevalenza delle diverse aree dei cosiddetti euroscettici o antieuro che
devono collocarsi o rimescolare i gruppi storici esistenti. Fra i 100 anche
alcuni autonomisti e i 17 eletti del M5Stelle.
Per costituire un gruppo sono
necessari 25 eletti ma appartenenti a 7 paesi diversi. La permanenza nel gruppo
misto ( che qui si chiama dei Non Iscritti), produce svantaggi nell’avere
rappresentanti nelle commissioni e nelle riunioni dei capigruppo. I dati in
tabella, che danno fra parentesi i seggi dei gruppi uscenti, sono quindi da
considerare provvisori e vari gruppi potrebbero aumentare di qualche uniità.
Il
Partito Popolare Europeo rappresenta circa
il 28,2% dei votanti, il PSE circa il 24,7%, i liberali il 9, 3%, i verdi il 7,3%, la Sinistra Unita il 5,7%. Per la
scelta del Presidente della commissione Europea, come era prevedibile, la
scelta più probabile è quella della alleanza di larghe intese fra popolari e socialdemocratici
( sufficienti come numero di seggi ) con l’apporto probabile anche dei liberali.
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