Le Nazioni
Unite hanno pubblicato il rapporto finale sull’uso di armi chimiche in Siria. L'ha annunciato il
Segretario Generale dell'Onu, Ban Ki-Moon. Ma il Segretario generale non rende
chiaro chi ha usato le armi chimiche. Strano. Un silenzio singolare, dopo che
si è arrivati a un pelo dall'intervento militare americano, inglese e francese
in Siria, qualche mese fa.
di Marco Tosatti *
Le Nazioni
Unite hanno pubblicato il rapporto finale sull’uso di armi chimiche in Siria. Qui di seguito
riportiamo la notizia come data dall’Ansa: “ (ANSA) - NEW YORK, 13 DIC - Il
segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha presentato all'Assemblea Generale
il rapporto finale della missione guidata da Ake Sellstrom, incaricata
d'indagare sulle armi chimiche in Siria. "Prendo atto con profonda
preoccupazione che gli esperti Onu hanno raccolto prove e informazioni che
confermano l'uso di armi chimiche in diverse occasioni e in più siti contro
civili e contro obiettivi militari", ha spiegato Ban, condannando tali
atti e invocando la fine del conflitto siriano”.
Il Segretario
generale non rende chiaro chi ha usato le armi chimiche. Strano. Siamo
arrivati, qualche mese fa, a un centimetro dal’intervento militare americano in
Siria perché la “linea rossa” dei gas era stata passata e adesso non si dice
chi l’ha passata? Un silenzio singolare. Ma se si legge il rapporto delle
Nazioni Unite, si vedrà che in almeno tre occasioni i “ribelli”, - cioè la
legione straniera islamica che combatte Damasco con l’appoggio di Stati Uniti,
Arabia Saudita, Turchia, Qatar e Gran Bretagna, oltre alla Francia di Hollande,
hanno usato armi chimiche contro i soldati e i civili. Come è accaduto a Khan
al-Asal, vicino ad Aleppo, con la morte di 25 fra civili e soldati, e il
ferimento di altri 110, a marzo 2013; o a Jobar, in agosto; o ad Ashrafiah
Sahnaya, lo stesso mese.
Come aveva suggerito e denunciato madre Marie-Agnes de la Croix, a cui è stato impedito di partecipare
al convegno contro la
guerra in Siria svoltosi a Londra alla fine di novembre. Perché avrebbe potuto
dire delle verità scomode per Washington e Londra,e per i media anglosassoni,
pregiudizialmente anti Damasco e allineati con la politica delle monarchie del
petrolio e dei loro alleati occidentali.
* dal blog di
Marco Tosatti su La Stampa - 14 dicembre 2013
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