La Corte Costituzionale ha fissato una camera di
consiglio sull'ammissibilità di un referendum, quello della geografia
giudiziaria, e quello potrebbe essere il giorno della decisione, sempre che i
giudici dovessero ritenere ammissibile il quesito. Questo slittamento
consentirà al Parlamento di avere un maggior lasso di tempo per approvare la
riforma. Ieri il Senato ha rinviato la discussione
La Consulta
ha fissato per il 14 gennaio una camera di consiglio sull’ammissibilità
di un referendum sulla geografia giudiziaria e quello potrebbe
essere il giorno della decisione sulla costituzionalità della legge
elettorale.
Doveva
essere il Porcellum day, il giorno in cui i giudici costituzionalisti avrebbero
dovuto decidere se la norma, ideata dal leghista Roberto Calderoli e da
lui definita una “porcata”, rispettava la legge fondamentale dello Stato. Ma, come
aveva fatto ieri il Senato, i magistrati hanno deciso di fatto per un rinvio. L‘udienza pubblica al Palazzo
della Consulta della Corte Costituzionale era iniziata questa
mattina.
Dopo
l’intervento introduttivo del giudice relatore Giuseppe Tesauro, è stata
la volta dell’avvocato Aldo Bozzi per i promotori del ricorso contro il
Porcellum, promosso contro la Presidenza del Consiglio e il ministero
dell’Interno e sul quale la Corte
di Cassazione ha chiesto, lo scorso 17 maggio scorso, l’intervento della Corte
Costituzionale. Al centro
del ricorso contro la legge elettorale attualmente in vigore figurano il premio
di maggioranza senza la fissazione di un quorum minimo prestabilito
e l’abolizione delle preferenze determinato dalle liste elettorali bloccate dei
partiti.
Fra le
ipotesi, oltre all’ammissibilità o meno del ricorso, figurava appunto
anche la possibilità dello slittamento che consentirà indirettamente al
Parlamento di avere un maggior lasso di tempo per approvare la riforma
elettorale.
L’approdo in
Consulta della legge elettorale – i
quesiti per abrogarla erano stati bocciati nel 2012 - ha alle spalle una vicenda
giudiziaria di ricorsi e bocciature, alla cui base c’è la testardaggine di
un avvocato 79enne, Aldo Bozzi. Nel novembre 2009, in qualità di
cittadino elettore il legale cita in giudizio la Presidenza del Consiglio e il
ministero dell’Interno davanti al Tribunale di Milano, sostenendo che nelle elezioni
politiche svoltesi dopo l’entrata in vigore della legge 270/2005, il
cosiddetto Porcellum, e nello specifico nelle elezioni del 2006 e del 2008, il
suo diritto di voto era stato leso, perché non si era svolto
secondo le modalità fissate alla Costituzione – ossia voto “personale ed
eguale, libero e segreto (art. 48) e “a suffragio universale e diretto”.
Liste
bloccate, premio di
maggioranza senza soglia minima, inserimento nella lista elettorale del nome
del capo di ciascuna lista o coalizione, gli aspetti contestati. Il primo,
per garantire l’espressione del voto personale e diretto deve essere data
all’elettore, secondo Bozzi, la possibilità di esprimere la propria preferenza
a singoli candidati. La seconda, perché attribuisce un premio di maggioranza
senza agganciarlo a un numero minimo di voti, e in questo modo violerebbe il
principio di uguaglianza del voto. La terza, perché l’indicazione sulla
scheda del capo del partito o coalizione, possibile futuro premier, limiterebbe
l’autonomia del Capo dello Stato nella scelta del presidente del
Consiglio.
Il Porcellum
è “una legge che ci ha ridotto a mandrie da voto” ha detto l’avvocato,
Alberto Tani, nel corso della sua relazione. La norma “lede il diritto di voto:
con questa legge il diritto di scelta individuale dell’elettore è stato
irragionevolmente soppresso” sostenuto inoltre Bozzi. La legge Calderoli, ha
aggiunto Claudio Tani, un altro dei legali che difende le posizioni dei
ricorrenti “si propone lo scopo di distruggere la Costituzione“.
Nel giudizio
sono intervenuti ad adiuvandum, cioè a sostegno della posizione di
Bozzi, venticinque cittadini elettori. Il 18 aprile 2011 il Tribunale di
Milano aveva rigettato l’istanza, giudicandola manifestamente infondata.
Bozzi aveva fatto ricorso in appello e il 24 aprile 2012 la Corte d’appello di
Milano lo ha respinto, motivando che il principio del voto uguale per tutti è
da intendersi in senso formale, ossia che nell’urna ogni voto ha lo stesso
valore. È seguito il ricorso in Cassazione. Oggi era il momento della Consulta.
Ma bisognerà attendere ancora.
un
breve commento …
un buon articolo che spiega abbastanza le ragioni del
ricorso vincente alla Corte in difesa del diritto ad esprimere un voto
rappresentativo della propria opinione che non venga snaturato o annullato dai
cosiddetti premi di maggioranza con i quali il mio voto va esattamente a quelli
contro i quali mi sono espresso; di fatto una tutela della proporzionalità dei
seggi ottenuti rispetto alla quantità di voti ricevuti; in Germania
l'introduzione del quorum al 5% contiene la possibile frammentazione mentre le
coalizioni tipo porcellum o mattarellum la nascondono ( si veda SEL e PD che
riscuotono il premio e poi il PD si allea con i supposti avversari ).
Praticamente si truffano gli elettori con la complicità del sistema mediatico
che fa da supporto. Peccato che non si spieghi che il superporcellum proposto
da Renzi ( doppio turno ) identico alla proposta Dalema-Bersani-Finocchiaro-Violante del settembre 2011 che azzerò il tentativo di
proporzionale di Passigli, peggiora ancora di più la truffa. Dalla porcata
alla superporcata... se gli italiani ci cadono.... (mm )
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