Sedici su
venti. Da nord a sud. A destra, centro e sinistra. Ben più della metà dei
consigli regionali italiani è finito in un’inchiesta della magistratura o della
Corte dei Conti per spese folli e scontrini impossibili. Le quattro eccezioni
sono Veneto, Abruzzo, Toscana e Trentino Alto Adige (sfiorate da
altre indagini, ma non sui rimborsi allegri). Ecco le cifre e i casi più
clamorosi.
VALLE D’AOSTA
L’indagine va verso la chiusura. La
Guardia di finanza ha consegnato alla procura gli ultimi atti
dell’inchiesta sui rimborsi del Consiglio regionale. Ora la palla passa al
procuratore capo Marilinda Mineccia che deciderà quali consiglieri indagare e
quali archiviare. Ancora non c’è una stima delle spese rimborsate
ingiustamente, ma si ipotizzano già il reato di peculato e di finanziamento
illecito ai partiti politici nei confronti di sei gruppi: Union Valdotaine,
Federation autonomiste, Stella Alpina, Pdl, Alpe e Pd. Le indagini erano
iniziate più di un anno fa a partire dalle spese sospette del Partito
democratico per l’acquisto di alimenti e premi per la Festa Democratica, oltre
che sul pagamento dei contributi dei consiglieri. Ad agosto la sezione di
controllo della Corte dei conti ha diffuso un rapporto sui rimborsi ai gruppi
consiliari nel 2012: 101.236 euro per l’Alpe, 40,5 mila alla Federation
Autonomiste, 81 mila per il Pdl, quasi 61 mila per il Pd, 81 mila pure per
“Stella alpina” e ben 236.217 euro all’Union Valdotain.
PIEMONTE
Si sono fatti rimborsare il tosaerba,
i campanacci per i bovini, le consolle per i figli. Qualcuno è
andato oltre: Roberto Boniperti (Gruppo Misto) ha presentato una fattura
da oltre 9mila euro tra gadget fascisti e busti di Mussolini. Poi c’è il regalo
di nozze fatto dal presidente Roberto Cota (Lega) all’assessore Michele
Coppola. Il governatore s’è pure comprato mutande verde leghista a Boston
ma si è giustificato dando la colpa alla segretaria, colpevole di non aver
separato le ricevute. Dalle migliaia di pagine dell’indagine sulla
“Rimborsopoli” piemontese, chiusa dopo circa un anno di attività della guardia
di Finanza e della procura, emerge di tutto. I consiglieri indagati sono 43
su 60 eletti. Sono quasi 2 milioni di euro, le spese incongrue fatte
rimborsare dai politici coi soldi pubblici. Il più spendaccione? Michele
Dell’Utri del gruppo monoconsigliere “Moderati”: si è fatto restituire 190
mila euro destinati a sondaggi telefonici sulla popolazione. A ruota segue Michele
Giovine dei “Pensionati per Cota”: ha ottenuto 144 mila euro facendosi
rimborsare spese per la compagna, la sorella, la madre e il padre. Che genere
di spese? Multe, carburante, medicine, cosmetici, biglietti per teatro o per
Juventus-Milan e altro ancora. Dulcis in fundo, di nuovo Cota, il
governatore leghista che voleva tagliare i costi della politica e invece si è
fatto rendere più di 25 mila euro. Tra le sue spese moltissime cene: cinque in
una sola sera, adesempio. Oppure caffè presi a Torino mentre lui era a
Bruxelles. E i regali per altri matrimoni, oltre a quello dell’assessore
Coppola. E ancora: 1.500 euro di eleganti penne da regalare in occasioni
ufficiali, 530 euro di foulard per portavoce e cravatte per collaboratori e
autisti, e un libro antico per Giulio Tremonti.
LIGURIA
Mutandine di
pizzo, cibo per gatti, cento
animali in ceramica, soggiorni alle terme e altro ancora. Sono le spese dei
consiglieri liguri emerse finora. Per il momento gli indagati dalla Procura di
Genova per i rimborsi gonfiati sono 11, ma gli inquirenti sono ancora al
lavoro: nei primi giorni di novembre la guardia di Finanza ha acquisito
documenti di Pd, Lega Nord, Sel, FdS e delle liste civiche Noi con Burlando e
Liguria Viva. I tronconi delle indagini sono due. Il primo vede indagati per
peculato quattro consiglieri dell’Idv: Marylin Fusco e Nicolò Scialfa
(passati a Diritti e Libertà), Stefano Quaini (passato a Sel) e Maruska
Piredda. A marzo è stata la volta di cinque consiglieri legati del
centro-destra: Luigi Morgillo, Alessio Saso e Franco Rocca (Pdl), Aldo
Siri (Lista Biasotti) e Raffaella Della Bianca (Gruppo Misto).
Infine due indagati dell’Udc: Marco Limoncini e l’ex presidente del consiglio
Rosario Monteleone, che si è dimesso a ottobre proprio in seguito allo
scandalo. I due centristi hanno prelevato 189 mila euro in contanti dai conti
del gruppo, metà dei quali sarebbe sparito senza giustificativi.
LOMBARDIA
A Milano il condominio con il più
alto numero di indagati nel 2012 è stato il Pirellone, sede del governo
lombardo. Per vari reati diversi, dal presidente Roberto Formigoni al
presidente del consiglio regionale Davide Boni (Lega), ma molti
accomunati dall’indagine sui rimborsi spese: complessivamente 62 consiglieri
hanno “truccato” gli scontrini per circa due milioni di euro.
Il più creativo è stato l’ex
capogruppo della Lega Nord, Stefano Galli che, dopo aver pagato il
pranzo di nozze della figlia a carico della Regione e aver fatto avere una
consulenza al neogenero con la licenza di terza media, ha tentato di giustificarsi
così: “Tutta colpa di mia moglie, ma ora mi separo”. Nicole Minetti
spese oltre diecimila euro in sushi e Renzo Bossi il Trota, non contento
dei “contributi” delle casse leghiste, è riuscito a farsi rimborsare qualunque
cosa. Anche i cioccolatini.
FRIULI VENEZIA GIULIA
La Procura di Trieste indaga su
oltre venti consiglieri regionali, con l’ipotesi di peculato. A quanto risulta
dalla documentazione contabile acquisita dalla guardia di Finanza, nel solo
2011 gli otto gruppi consiliari avrebbero speso una cifra pari a 2,7 milioni
di euro. Tra le voci di spesa difficilmente riconducibili all’attività
politica, documentate da scontrini e ricevute, ci sono richieste di rimborsi
per pranzi, cene, viaggi e pernottamenti. Al capogruppo Pdl Alessandro
Colautti, per esempio, sono contestati una cena da 58 euro a San Valentino, un
soggiorno in Austria da 403 euro, 98 euro pagati per il parcheggio a Udine, 123
per una notte a Parigi e – udite udite – 35 per la pulizia del cane. Le
indagini coinvolgono anche cinque consiglieri dell’attuale legislatura,
presieduta da Debora Serracchiani.
EMILIA ROMAGNA
Beccati non una ma ben due volte a
farsi rimborsare un po’ di tutto. Dai 30 euro che Silvia Noè (Udc)
ha speso per un regalo al figlio dell’assessore Gian Carlo Muzzarelli,
agli 8.000 euro che nel 2010 il Pd pagò per zamponi e panettoni, fino ai 50
centesimi che Thomas Casadei (Pd) s’è fatto restituire dopo aver usato
un wc pubblico a gettoni. Marco Monari, capogruppo del Pd fino allo
scandalo ‘spese pazze’, per esempio, avrebbe pagato 500 euro per una penna e,
assieme a Roberto Montanari (Pd), 1.700 euro per un viaggio ad
Amalfi. Soldi pubblici. Sia Matteo Riva, gruppo misto, sia l’ex capogruppo
Pdl, Luigi Giuseppe Villani, poi, avrebbero tentato di mettere a
rimborso gioielli di Tiffany: a Riva i revisori dei conti dissero che le due
collane da 120 euro doveva acquistarle di tasca propria, mentre il gioiello da
480 euro attribuito a Villani fu pagato dai contribuenti. E poi ci sono le
cene. Recordman è il pidiellino Luca Bartolini, che al ristorante ha
speso 44.000 euro in 19 mesi, seguito da Villani, 43.000 euro, e da
Monari, che avrebbe pasteggiato in locali come il San Domenico di Imola, due
stelle Michelin, le Calandre, 340 o 689 euro a cena, o la Rosetta, 423 euro,
spendendo in totale circa 30.000 euro. Ma anche i 20.000 euro per le auto blu,
tra giugno 2010 e agosto 2011, del consigliere Vasco Errani, che avrebbe a
disposizione, come presidente della Regione, un’auto 24 ore al giorno, sono al
vaglio della Procura di Bologna, che ha iscritto nel registro degli indagati
tutti e nove i capigruppo dei partiti eletti.
UMBRIA
La corte dei Conti ha controllato i
bilanci 2012 dei singoli gruppi della Regione e ha scoperto i partiti
hanno speso un milione e mezzo. In particolare su collaboratori co. co. pro che
in realtà non erano indicati. Poi le ormai solite spese: fatture per cene,
alberghi ed eventi vari. Il presidente del consiglio regionale, Eros Brega, è inoltre
imputato per peculato, falso ideologico, calunnia e concussione per la gestione
dei fondi devoluti per gli Eventi Valentiniani nel periodo compreso fra il 2000
e il 2004, quando era assessore alla Cultura a Terni. Brega ha chiesto e
ottenuto il rito immediato.
MARCHE
Sono 42 i consiglieri (di tutti i
partiti) sotto inchiesta per peculato. Le spese folli dei gruppi regionali
ammontano a un milione di euro complessivi per il 2011 e il 2012. Soldi per
ristoranti, telefoni, viaggi, ritiri spirituali. C’è addirittura chi ha fatto
beneficenza privata con i rimborsi pubblici. Un consigliere del Pdci, Raffaele
Bucciarelli, ha acquistato un manuale erotico da 16 euro e si è
giustificato affermando di averlo fatto in quanto “fondatore della commissione
pari opportunità”. Erminio Marinelli, unico consigliere del gruppo “per
le Marche”, ha avuto la geniale idea di farsi rimborsare
l’organizzazione di un congresso sulla sanità regionale che si sarebbe
tenuto il 31 dicembre 2012, tra un fuoco d’artificio e l’altro.
LAZIO
Non c’era solo “Batman” Fiorito
e il Pdl: l’ultima inchiesta sui rimborsi nella Regione Lazio parte dalla
Procura di Rieti e riguarda il Pd. L’indagine si concentra sui 2 milioni di
euro rendicontati dal gruppo Pd alla Regione Lazio, le accuse variano dal
“falso” al “peculato”, e nel registro degli indagati – nell’inchiesta condotta
dal procuratore Giuseppe Saieva – sono stati iscritti quattro politici e 10
imprenditori: parliamo del tesoriere regionale del Pd, Mario Perilli,
del sindaco di Fiumicino (all’epoca capogruppo in Regione) Esterino Montino,
dell’ex consigliere regionale Giuseppe Parroncini e infine di Enzo
Foschi, oggi capo della segreteria del sindaco di Roma. Nel mirino degli
inquirenti spese ingenti che riguardano televisioni e giornalisti, compensi per
collaboratori, circa 700mila euro per stampa e manifesti, spese d’albergo e
noleggio auto, bar e ristoranti. Tra le cifre sospette ben 4.500 euro spesi in
un’enoteca. Lo scandalo Pd segue di oltre un anno quello del Pdl che ha visto
come protagonista il “federale di Anagni” Franco Fiorito, condannato in primo
grado a tre anni e quattro mesi con l’a ccusa di peculato per essersi
appropriato di oltre un milione di euro dei fondi del gruppo del Pdl. Fiorito –
sostiene l’accusa – ha usato il denaro del gruppo per acquistare auto, case e
vacanze in Costa Smeralda. L’inchiesta della Procura di Roma è alle battute
finali e tra gli indagati c’è anche Carlo De Romanis, famoso per le
feste in maschera nella capitale, che deve rispondere dei finanziamenti
all’Associazione giovani del Ppe. Indagato anche l’ex tesoriere dell’Idv, Vincenzo
Maruccio, che avrebbe speso oltre 100mila euro in preda al vizio delle slot
machine.
CAMPANIA
Sono 53 i consiglieri regionali
indagati dalla Procura di Napoli. L’accusa per tutti è di peculato. Gli
inquirenti hanno ricostruito le modalità di spesa, per 2,5 milioni di euro, nel
biennio 2010-2012. Anche in questo caso l’inchiesta – condotta dal
procuratore aggiunto Francesco Greco e dal pm Giancarlo Novelli – ha setacciato
migliaia di scontrini e fatture, ricomponendo il puzzle dei rimborsi. Come
spendono i consiglieri campani i nostri soldi? Cialde di caffè, sigarette,
sfogliatelle, addirittura tintura per capelli. Il Pdl ha speso 11mila euro
tra bar e pasticcerie con frequenti salti in enoteca per acquistare vini di
qualità. C’è poi un’uscita che lascia senza parole: 190 euro, destinati ai
rimborsi, sono stati utilizzati per ripianare un furto dalla cassa del gruppo
Pdl. Il nuovo Psi ha acquistato occhiali da vista, farmaci e anche una Barbie.
E poi le irrinunciabili cene e decine di cd e dvd. Nel gruppo misto hanno
pensato di pagarsi anche la tassa sulla spazzatura, la Tarsu, e dagli atti
della guardia di Finanza è possibile ricavare la speciale classifica tra
partiti: al primo posto, per l’utilizzo irregolare dei fondi, si piazzano Idv e
Udeur – a pari merito – con il 95 per cento delle spese sospette. Segue
il Nuovo Psi, con il 91 per cento. Al quarto posto c’è il Pdl, con l’89
per cento, che deve spiegare agli inquirenti come ha speso 728mila euro.
Nell’indagine sono coinvolti anche tre parlamentari: il senatore Domenico De
Siano (Pdl), la deputata Eva Longo (Pdl) e il collega Pd Umberto
Del Basso De Caro. Il Presidente della Regione, Stefano Caldoro non risulta
nell’elenco degli indagati.
MOLISE
Nel fascicolo dell’inchiesta della
Procura di Campobasso, sui rimborsi della Regione Molise, si analizzano
centinaia di fatture e ricevute riferite agli anni tra il 2009 e il 2011.
Non ci sono solo gelati, pizze, cd, regali, pranzi e cene al ristorante. Tra le
spese fatte con i soldi pubblici dai 30 consiglieri del piccolo Molise c’è
anche chi avrebbe messo in nota spese del gruppo il rimborso di uno spettacolo
di lap dance in un locale notturno della Capitale. L’indagine – condotta dal
procuratore Nicola D’Angelo – coinvolge molti consiglieri in carica nel biennio
preso in esame, che devono rispondere di un “buco” che secondo le Fiamme gialle
supera i 2 milioni di euro l’anno. Reati ipotizzati: appropriazione indebita e
peculato.
BASILICATA
È l’aprile 2013 quando la Procura di
Potenza ordina gli arresti domiciliari per tre assessori Vincenzo Viti
(Pd), Rosa Mastrosimone (Idv) e Nicola Pagliuca (Pdl). Per altri
8 consiglieri ottiene il divieto di dimora. La “rimborsopoli” lucana conta 48
indagati. L’inchiesta porta alle dimissioni dell’ex governatore Vito De Filippo
e dell’intera giunta. La procura sequestra 170 mila euro. Tra le
giustificazioni più surreali spicca quella di Vincenzo Ruggiero (ex Udc): 15
mila euro spesi per le presunte prestazioni di una “collaboratrice” che,
secondo l’accusa, non sembrano collegate ad “attività lavorative”. Interrogata,
la donna racconta di aver eseguito il suo lavoro direttamente a casa di
Ruggiero e di aver tenuto segreta la collaborazione al marito. Alla fantasia
non c’è limite. Rosa Mastrosimone ha allegato 105 ricevute fiscali dello stesso
ristorante: il gestore, però, dichiara di non averla mai vista. Il capitolo
pasti è, come sempre, il più variegato: ricevute alterate negli
importi, casi clamorosi di ubiquità, con consiglieri che, mentre erano in
viaggio a Roma, pranzavano a Matera. Le ultime elezioni in Basilicata hanno
registrato la più bassa affluenza di sempre: ha votato soltanto il 48 per cento
degli elettori. E nelle urne, all’interno della scheda, molti hanno infilato
per protesta uno scontrino.
CALABRIA
La “rimborsopoli” calabrese conta
tredici indagati: sei politici di centrosinistra e sette di centrodestra. La
somma nel mirino degli investigatori, in un totale di diversi milioni di euro
utilizzati dai consiglieri, oscilla tra i 600 mila e il milione di euro spesi illecitamente. Tra
i nomi eccellenti troviamo l’ex governatore del Pd Agazio Loiero e il senatore
(eletto con Grande Sud, ora nel Ncd) Giovanni Bilardi. Le accuse
spaziano dal peculato al falso alla truffa. E tra fatture e scontrini è emerso
di tutto. Un biglietto per assistere a uno spettacolo di lap dance, per
esempio, e un tagliando del gratta e vinci. E soprattutto viaggi ingiustificati
sia all’estero sia in Italia. C’è persino chi ha affittato un intero pullman a
Chianciano. Una gran voglia di condividere, insomma, che porta un singolo
consigliere a rendicontare ben 66 coperti in un solo ristorante e in solo
giorno. Non è l’unico: la Finanza registra scontrini per ripetuti pranzi per
comitive da 20 fino a 25 commensali. E poi i vini, con fatture che passano dai
30 ai 780 euro. Tra le spese spacciate per “attività consiliare” anche
materiale elettrico acquistato nei ferramenta e l’arredo bagni e detersivi. Poi
il “rimborso” per le bollette della Tarsu. E, se non bastasse, persino una
multa della polizia stradale. Che tanto si può dire “andavo a un appuntamento
di lavoro”.
PUGLIA
Non ci sono indagini della Procura
sulle spese del consiglio regionale presieduto da Vendola. Ma il rapporto
della Corte dei Conti ha portato alla luce una condotta tutt’altro che edificante.
Nel 2012, 9 degli 11 rendiconti presentati dai gruppi sono risultati essere
irregolari. Consiglieri e assessori, tanto a destra quanto a sinistra, non
hanno risparmiato le richieste di rimborso nemmeno per caffè, bottigliette
d’acqua, cornetti e cappuccini. Spiccano gli 800 euro di panettoni rimborsati
al gruppo I Moderati e Popolari, le richieste del Pdl per gli abbonamenti a
Gazzetta, Corriere dello Sport e Tuttosport e le sponsorizzazioni dell’Udc ad
alcuni tornei di calcetto.
SICILIA
A fine 2012 l’ex presidente
dell’Ars, Francesco Cascio (Pdl), si è presentato spontaneamente
in procura per consegnare la documentazione contabile del consiglio
regionale. Solo in quell’anno, i gruppi del parlamentino siciliano hanno speso
12,6 milioni di euro. I magistrati indagano sui capigruppo Antonello
Cracolici (Pd), Giulia Adamo (Pdl), Francesco Musotto (Mpa) e
Rudy Maira (Pid) per spese non istituzionali o ingiustificate. Tra le
fatture, i pm hanno trovato anche l’acquisto di auto e i regali di nozze.
SARDEGNA
In Sardegna le inchieste sono due.
L’ex capogruppo del Pdl in consiglio regionale, Mario Diana, è finito in
carcere in custodia cautelare per aver distratto circa 250 mila euro di fondi
pubblici e aver utilizzato decine di migliaia di euro per incontri e dibattiti
non attinenti – secondo la procura – all’attività politica. In carcere
anche Carlo Sanjust (Pdl) che si sarebbe appropriato di 23 mila euro pubblici
per pagare le spese del suo matrimonio e altri 27 mila euro destinati a corsi
di formazione. L’inchiesta-bis riguarda altri 38 consiglieri regionali di Pdl,
Udc e Pd (tra cui anche Francesca Barracciu, vincitrice delle primarie del
centrosinistra). In tutto, ad oggi, risultano indagati complessivamente 53
consiglieri sardi (alcuni ancora in carica).
* da il Fatto
Quotidiano dell’8 dicembre 2013
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