( di Maria Rita D'Orsogna
su ilfattoquotidiano | 28 giugno 2015
)
“il consumo di petrolio non può finire
da qui a domani mattina” ( Matteo Renzi, premier d’Italia )
“Sunshine is
free. The cost advantage over fossil fuels will continue to increase” ( Jenny Chase, New Energy Finance )
E’ praticamente una ecatombe. Dalla scorsa estate
sono scomparsi oltre 100.000 posti di lavoro nell’oil and gas in
tutto il mondo. Il numero di trivelle continua a calare: nello
scorso anno solo qui negli Usa mille pozzi sono stati chiusi perché non più
economicamente fruttuosi. Ci sono ora “solo” 860 trivelle attive nel paese.
Tutte le principali ditte hanno dovuto rivedere i propri progetti di
trivellazione, a breve, a medio termine, con licenziamenti, fusioni,
vendite, tagli. E questa ecatombe non riguarda solo gli Usa: si parla di
licenziamenti nel Regno Unito, recessione in Alberta, Canada problemi di
stabilità in Venezuela la cui economia dipende dai petroldollari, mancanza di
manutenzione nei pozzi del Brasile.
E poi c’è la scienza – e il Papa! -che continuano a ricordarci che i cambiamenti
climatici sono veri, e sono una cosa di oggi, fatta da noi, fatta dal
troppo pompare e bruciare idrocarburi che ne soffriremo noi, i nostri
figli ed il creato intero.
Questo tempo di cambiamenti così radicali per la geopolitica
mondiale, e di presa di coscienza a livello cosi capillare, porta
con se una opportunità enorme per la nostra generazione e per quelle che
verranno. Si può e si deve avere il coraggio di cambiare il nostro modo
di generare e di usare energia.
Le rinnovabili corrono, crescono, assieme ai
migliori tentativi di migliorare la nostra efficienza energetica, nonostante
tutti gli ostacoli seminati da petrolieri, lobby e speculatori
ciecamente aggrappati allo status quo. Nonostante tutti i
gufeggiamenti, il costo dell’energia sostenibile continua a scendere, ci sono
investimenti e progressi nel creare batterie capaci di immagazzinare l’energia
in eccesso, i villaggi indiani trovano nuova vita con soluzioni di energia
solare low-tech, la Tesla ci fa sognare, la Germania ci mostra la strada
maestra, e ogni giorno nei laboratori le migliori menti cercano di fare nuovi
passi verso pannelli solari sempre più efficienti.
Non è più una questione di produrre energia, costi quel che
costi e distruggi quel che distruggi, quanto invece come fare per gestire il
tutto e perfezionare la nostra transizione verso l’energia sostenibile in modo
fluido. E’ solo una questione di volontà.. E qui è il nocciolo della questione:
usiamola questa crisi dei petrolieri del fracking contro quelli
dell’Opec per “decidere” di guardare in grande, per programmare oltre le
trivelle, e non per aggrapparci ai relitti del passato.
E’ facile: togliamo ogni forma di sussidio ai
petrolieri – 550 miliardi di dollari nel 2014 a livello planetario.
Una cifra con troppi zero a ditte che non hanno fatto altro che avvelenare noi,
le nostre democrazie, il pianeta.
Sì, il sole e il vento costano meno del petrolio e del
carbone, se queste ultime non ricevessero i soldi delle nostre tasse. E
nonostante tutto, a livello globale, il 28% dell’energia elettrica generata nel
2014 è stata dalle rinnovabili, che sono raddoppiate in soli dieci anni.
In Italia, secondo Legambiente, regaliamo circa 9 miliardi di dollari ai
petrolieri ogni anno. Perché dobbiamo dare i nostri soldi pubblici all’Eni?
Alla Schlumberger? Alla Shell? Di cosa esattamente in cambio? Di trivelle e di
air-gun nei nostri mari? Di particelle tossiche nei nostri polmoni?
Perché tutti questi sussidi non li diamo invece alle rinnovabili, alla scuola,
alla sanità, alle opportunità per i giovani invece? Mistero.
Ancora, gli analisti finanziari ricordano che
negli anni a venire i costi delle rinnovabili caleranno ancora, rendendole
ancora più accessibili. Specie nei paesi in via di sviluppo il solare e il
vento a microscala faranno la parte da leone per quanto riguarda i nuovi investimenti,
eclissando quelli nel petrolio, carbone e nucleare.
Ecco, io credo che non ci sia un momento più propizio di
questo per “voler” cambiare: il supporto pubblico, la tecnologia, i risvolti
economici, gli esempi ci sono tutti. E da questo punto di vista l’Italia non
manca di niente. Basta solo volerlo ed essere seri. E se veramente lo si vuole,
caro Matteo Renzi, se inizia a seminare e a programmare, invece che
bucare, ce la facciamo molto prima di quanto lei non possa pensare.
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