di Massimo Marino
Sono
molte le indicazioni e le riflessioni che andrebbero fatte, con calma e non
fermandosi ai dati, su quanto è avvenuto dentro queste elezioni di maggio in 7 regioni e in 740 comuni. Lo faremo
collettivamente nei prossimi giorni. Ma per prima cosa serve conoscere davvero
i risultati e almeno le conclusioni più ovvie che ne derivano.
1) Pochi lo sanno
ma si votava con nuove regole: non solo la riduzione dei seggi già derivata da
un decreto Monti ma una certosina operazione chirurgica fatta nei mesi
precedenti, quasi sempre in accordo fra PD e Forza Italia con la quale si sono
alzati i quorum, aggiunti premi e premietti, tutto prevalentemente per favorire
una logica maggioritaria attorno ai due partiti anche in funzione anti-grillini.
Fino al toscanellum , la versione rossiana dell’italicum con la quale si
introduceva un ballottaggio che però non ci sarà. Il patto del nazareno comunque ha
funzionate eccome, qualche volta anche troppo.
2) Ha vinto l’astensionismo, quindi i partiti
“della casta” che dall’aumento dell’astensionismo “di protesta” ci guadagnano
perché diminuendo i votanti aumenta il peso delle listarelle inventate, dei pacchetti di voti ,
delle cricche organizzate, dei gruppi mafiosi, del trasformismo e delle
clientele. I media scrivono che avrebbe votato il 52%, cioè ancora il 10% in
meno rispetto alle europee ma conteggiano come valide anche bianche e nulle. In
realtà i voti dati ai candidati presidenti sono spesso sotto il 50% , quelli dati
alle liste si avvicinano al 45% . In Liguria ( 40,35%) Puglia e Marche siamo
anche sotto. Sul piano nazionale si può dedurre che su 50,6 milioni di elettori,
ai 23 milioni di astenuti delle europee si sarebbero aggiunti altri 4-5 milioni
di nuovi protestatari. Un godimento unico per i partiti del bipolarismo all'infinito. Minore l’astensione nelle comunali ma è evidente che i nuovi astenuti
provengono in prevalenza dall’area grillina e da quella di centrosinistra.
Secondo l’Istituto Cattaneo Renzi avrebbe perso, in proporzione, più di 2 milioni di voti sulle europee e
Grillo circa 900mila.
3) Il sistema politico si sta semplificando mentre gli
elettori effettivi diventano una élite. Si avvicinerebbero paurosamente ad un terzo degli
elettori se ci fosse con l’Italicum un secondo voto di ballottaggio. Complessivamente si eleggevano 270 seggi
nelle 7 regioni ( 50 in Veneto, Campania e Puglia, 40 in Toscana, 30 in Liguria
e Marche, 20 in Umbria). In totale le liste presentate erano 109 ma solo 61
hanno ottenuto almeno un seggio. In certi casi le liste di appoggio nelle
coalizioni sono pressoché inventate .
Il record di liste è in Veneto e Campania con 20 e in Puglia con 19. Fra le più fantasiose quelle a sostegno di Emiliano in Puglia: 9 liste fra le quali i “Pensionati e invalidi giovani insieme”( 0,40%), i “Popolari “ con il 5,88% , e i più sfigati “Popolari per l’Italia” ( 0,39%) . Ma anche il Partito Comunista d’Italia ( 0,62%).
Il record di liste è in Veneto e Campania con 20 e in Puglia con 19. Fra le più fantasiose quelle a sostegno di Emiliano in Puglia: 9 liste fra le quali i “Pensionati e invalidi giovani insieme”( 0,40%), i “Popolari “ con il 5,88% , e i più sfigati “Popolari per l’Italia” ( 0,39%) . Ma anche il Partito Comunista d’Italia ( 0,62%).
Anche con De Luca in Campania non si scherza: 9 liste fra le quali l'UDC
( 2,35% ) , il PSI ( 2,18%) ,l' IdV ( 1,13%) , “ Mo!ListaCivica Campana” ( 0,63%)
“Davvero Verdi “ ( 1,15 % ) Qui l’unico
seggio verdino d’Italia. Dopo il clamoroso risultato dei “
rappresentanti dell’ecologismo europeo in Italia” di Bonelli con la lista “
Federazione dei Verdi “ in Puglia (
0,45% del suo candidato governatore)
Bonelli si è dimesso da coportavoce dei Verdi italiani.
4) Non va
sottovalutato il ruolo di queste liste-fantasma che spesso, grazie alle contorte regole elettorali, ottengono comunque dei seggi e sono a volte il canale oltre che dei
cosiddetti “ ineleggibili”, di tutti i frammenti dispersi dei partitini alla deriva delle precedenti epoche storiche. Il PD, specie quello prerenziano, ha ben presente il ruolo delle liste gregarie ( Sel,
Verdi, IdV, Socialisti, Centro Democratico, Moderati, ma anche quando serve
NCD, UDC, Popolari e altri ).
Su 270 seggi totali nelle 7 regioni sono direttamente
attribuibili al PD 121 seggi ma altri 11 arrivano dai piccoli gruppi del primo elenco
(i 5 di SEL e gli altri ) e 10 dal secondo ( NCD-UDC e altri , anche amici di De Mita
e di Cosentino ) . In realtà esponenti provenienti dal centro e da destra sono
ormai direttamente presenti nelle liste
del partito, in genere però con scarsi risultati . Si è polemizzato a lungo per i singolari sostenitori in Liguria e Campania. Anche in Sicilia dove si
votava solo in alcuni comuni.
Sono 42 i seggi ottenuti dalla Lega Nord , che sta
recuperando voti persi da Forza Italia ma anche dall’area grillina ( 25 i
seggi ottenuti solo in Veneto da Zaia ), ai quali vanno aggiunti i 5 ottenuti
da Fratelli d’Italia-AN della Meloni. Nell’area
del centro destra si aggiungono i 30 seggi ottenuti da Forza Italia e altri 18
dei gruppi di Fitto (Puglia), Tosi ( Veneto) e NCD-UDC che per non fare torto a
nessuno erano differentemente alleati con Forza Italia o con il PD nelle diverse regioni.
Il M5Stelle ha ottenuto seggi e risultati molto diversi
nelle diverse regioni . Sono 7 in Campania, 6 in Liguria e
Puglia, 5 nelle Marche, 4 in Veneto e Toscana, 1 in Umbria. In totale 33 seggi .
Complessivamente PD e alleati ottengono 142 seggi. Il
Centro destra ( che probabilmente si aggregherà rapidamente al momento
giusto, provocando infine la dissoluzione di Alfano e
Casini ) ha ottenuto 95 seggi.
La cosiddetta “sinistra radicale” malata di trasformismo ma anche pasticciona , sembrerebbe che al momento non esista più. Sel ha avuto
1 seggio in Umbria e 4 seggi di “Noi a sinistra per la Puglia” ( 6,47%) che è
quanto resta di 10 anni di presenze televisive e imprudenti battute telefoniche di
Vendola. La lista Tsipras nelle sue diverse sfumature ha ottenuto di fatto un solo
seggio in Toscana ( Tommaso Fattori con il 6,27 % ) ma è sotto l’1% in varie
regioni e va male anche in parecchi comuni in cui si è presentata, non riuscendo
peraltro neppure a darsi un nome ed un simbolo unico nelle diverse realtà. Già
divisa prima del voto sembra avere già disperso la propria avventura
elettorale iniziata con il 4% delle elezioni europee.
5) Si potrebbe
concludere che il voto di maggio sembra indicare che anche la galoppata di
Renzi si sia ridimensionata ad un più modesto trotterellare. Con le pesanti sconfitte della Paita in Liguria e della Moretti in Veneto, renziane
dell’ultima ora, il PD si salva con i volti " nuovi" di Emiliano in Puglia, di Rossi in Toscana e De
Luca in Campania ( dove ne vedremo delle belle… ) .
In realtà salvato dalla quinta colonna degli
astensionisti, il sistema politico italiano è praticamente sotto un
bombardamento dal quale è difficile valutare cosa resterà in piedi. Si tratta però solo della rappresentazione istituzionale della disgregazione e frammentazione sociale dilagante dove sembra che più nessuno abbia un progetto per governare davvero il paese,
che quindi viene di fatto governato da altri dietro le quinte.
Restano 4 partiti in grado di presentarsi al voto e
avere dei consensi di un qualche peso: PD, M5Stelle, Forza Italia più la Lega Nord ( c'è da aspettarsi che si uniranno al momento opportuno ).
Episodicamente ottengono qualche risultato Sel e
Fratelli d’Italia ma solo come fiancheggiatori . L’area di centro ( NCD, UDC e
altri ) è diventata poco rilevante anche perché si è equamente distribuita di qua e di là. Una
decina di partitini esistono solo sulla carta, qualche volta sulle schede
elettorali ma sono invisibili nella società.
6) Se il testo dell’Italicum, in particolare il premio spropositato, non verrà fermato potremo
dire che il patto del nazareno ha perfettamente funzionato ( e continua
perfettamente a funzionare) per
mantenere immobile l’Italia in un bipolarismo minoritario ma imposto con la regola
dei premi e del ballottaggio, dal quale ad oggi il
M5Stelle sembra essere lontano. Non ci sono al momento altri attori . Servirebbe che
quella metà dell’Italia che si astiene scenda, almeno in parte, in campo. E’ questa la sfida di qualunque
progetto politico nuovo nei prossimi 10 anni.
NB:
E’ possibile qualche svista nei conteggi della tabella. Ne chiedo scusa in anticipo pregando
di segnalarla (mm)
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