di
Andrea Saroldi *
Si chiama Bagni Sant’Antonio e non è un miracolo, anche se qualche indagine
diocesana in questo senso la meriterebbe. C’è la possibilità di bere acqua
refrigerata dell’acquedotto risparmiando all’ambiente 13 mila bottigliette di
plastica a stagione, il caffé è del commercio equo e le birre sono prodotte da
una cooperativa sociale nel carcere di Saluzzo. La doccia è ovviamente
riscaldata dai pannelli solari, i detersivi li fa un fornitore storico dei Gas
e si fa la raccolta differenziata dell’olio alimentare. Perfino la carta
igienica è certificata. Naturalmente i consumatori critici si sentono a casa ma
la cosa interessante è che le persone più affezionate sono capitate qui ignare
di critica dei consumi e comportamenti sostenibili. Poi sono tornate e raccontano
di come hanno proseguito a casa le abitudini prese sulla sabbia.
Manuela e Daniele sono gente di montagna, si sono
conosciuti a Limone Piemonte mentre lavoravano agli impianti del Col di Tenda.
Sono arrivati su questo lido nel 1991, hanno rilevato la gestione della spiaggia, si sono trasferiti
a Savona ed hanno iniziato con martello e scalpello
a restaurare lo stabilimento,
con un occhio attento alla sostenibilità
ambientale e al consumo critico, su di una spiaggia frequentata
perlopiù dai cittadini di Savona.
Questa zona del litorale di Savona, chiamata
“Fornaci”, da diversi anni ha ottenuto il riconoscimento della “Bandiera
Blu“ assegnata
dall’organizzazione internazionale FEE (Fondazione per
l’Educazione Ambientale) utilizzando diversi criteri che riguardano l’educazione ambientale, l’informazione, la qualità delle
acque, la gestione ambientale, i servizi e la sicurezza.
Intorno ai Bagni S. Antonio troviamo altre spiagge,
alcune libere, dotate di diversi servizi e attività comuni a questa zona come
la partecipazione al carnevale estivo, i lumini in mare e le sculture di
sabbia. Ma qui la spiaggia offre ai clienti una
serie di servizi particolari che fanno sentire a casa i consumatori critici:
in un certo senso, è come se i lavori di ristrutturazione in questi 23 anni non
si fossero mai fermati, nonostante l’arrivo dei tre figli che ora collaborano
con i genitori nella gestione o come bagnini.
Provo a fare un elenco sparso di questi servizi extra,
che hanno anche meritato un premio speciale FEE, ma sicuramente dimenticherò
qualcosa: se partiamo dall’acqua,
troviamo una fontanella che offre acqua dell’acquedotto refrigerata, riducendo
così il consumo di plastica delle bottigliette, si tratta di circa 13’000
bottiglie in meno per ogni stagione; la doccia spruzza acqua calda riscaldata
dai pannelli solari davanti ad un murales che inneggia all’acqua bene comune.
Se passiamo alle bevande, nella
cambusa troviamo il distributore del caffè equosolidale, l’acqua alla spina
naturale o frizzante, la Ubuntu Cola, il Guaranito ed il Tererito oltre alle birre DUIeMES
ed Ermes prodotte dalla cooperativa sociale Pausacafé nel carcere di Saluzzo. Sempre nella Cambusa è possibile acquistare
semifreddi e insalate fornite dai produttori locali oltre a snack e biscotti
equosolidali.
Nei bagni troviamo carta
igienica certificata PEFC; le pulizie utilizzano detersivi di Officina Naturae, un produttore storico
dei Gas, mentre la raccolta differenziata
si spinge sino all’olio alimentare partecipando al progetto Riclicolio; a breve è prevista la compostiera per i rifiuti organici che a Savona non
vengono differenziati.
Per riempire i momenti di relax estivo la spiaggia
offre in consultazione libri e riviste,
tra cui diverse pubblicazioni di Altreconomia e
altri testi sul consumo critico. Chi si porta il cibo da casa trova tavoli e
panche al coperto per mangiare o giocare a carte, chi preferisce i cibi della
cambusa può utilizzare stoviglie di plastica rigida che saranno lavate e
riutilizzate. I clienti possono anche utilizzare una saletta separata
denominata “La Stiva”, dove è disponibile un frigorifero che è contento di
tenere al fresco le pietanze preparate dai clienti, ma
si rifiuta di conservare prodotti Nestlé o McDonald’s. Oltre a tutto
questo, i computer della gestione utilizzano Linux e la corrente elettrica
proviene da fonti rinnovabili.
Se provate a chiedere a Daniele e Manuela perché fanno
tutto questo le prime risposte sono “perché ci
piace” e “perché ci crediamo“,
poi naturalmente ti parlano del benessere sociale e ambientale. E’ come andare
a trovare a casa degli amici che ti dicono semplicemente: “noi qui facciamo così“, e tu ti senti un po’
invitato ed un po’ costretto ad adeguarti; intanto inizi a comportarti secondo
le abitudini del luogo, e se poi vuoi chiedere spiegazioni o chiarimenti questi
non mancano. La cosa interessante che mi raccontano è che si sono affezionate
alla spiaggia maggiormente le persone che sono capitate qua ignare di consumo
critico e comportamenti sostenibili, rispetto a quelle che appaiono già
informate e attente ma poi preferiscono un’altra spiaggia. Le prime sono
tornate, magari raccontando come hanno proseguito a casa loro le abitudini
prese in spiaggia. Io la chiamo educazione
ambientale, nel senso che è l’ambiente in cui ti trovi ad
influenzare le tue abitudini.
Per tenersi allenati e ripassare la geografia, ogni
anno durante l’inverno Manuela e Daniele insieme ai loro figli organizzano dei
viaggi in giro per il mondo: Tibet, Messico, Marocco, Stati Uniti, Iran,
Palestina. In una serata estiva sulla spiaggia potete ascoltare i racconti di
viaggio e vedere i filmati con tanto di spot promozionali sul SW libero e sul
commercio equo.
Ho pensato di raccontarvi tutto questo perché mostra come l’economia solidale ed il consumo critico,
quando riescono a trovare il linguaggio concreto delle cose che funzionano,
possano creare delle risposte per tutti non solo parlando di pomodori e zucchine ma anche
nei servizi. Se non ci credete potete venire a verificare di persona, ne
può valere la pena, anche solo per una birra.
* per Comune-info e volontariperlosviluppo.it -
10 agosto 2014
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