di Alessandro
Graziadei ( da unimondo.org )
Possibile
che il mare, la bellezza della natura e la storia che si respira in migliaia di
siti archeologici sparsi lungo i 15 mila chilometri di coste ancora poco
cementificate della Grecia possano diventare proprietà privata di pochi? Pare
di sì! Negli scorsi mesi nell’arcipelago greco delle Ioniche, tutto il braccio
nord-sud dell’isola di Meganisi è stato venduto a uno dei maggiori
banchieri americani per costruire ville e villaggi. Skorpio è stata
comprata per 100 anni da un russo come le isole a nord di Itaca e in
questo caso “sul fondo” pare ci sia anche il petrolio.
Lo sceicco Hamad bin Khalifa
Al-Thani, dopo il recente acquisto dell’isolotto greco di Oxia, nel Mare
Ionio, sta pensando di acquistare altre sette isole situate nell’arcipelago
delle Echinadi, sempre nello Ionio. Ma non basta. La crisi non
molla, la Troika preme e allora l’Ente
ellenico per la valorizzazione delle proprietà dello Stato (Taiped) mette in vendita
altre 110 spiagge e per
renderle ancora più appetibili il Governo greco sta varando una legge che
permetterà di costruire direttamente in vicinanza del mare quando non
addirittura dentro il mare.
Un autentico
furto di beni
comuni alla luce
del sole orchestrato dal Taiped, un ente creato dallo Stato greco (su
consiglio della Troika) incaricato di “valorizzare” o meglio monetizzare i beni
pubblici e gestire le vendite di spiagge, isole, siti archeologici e lotti di
terreno in generale, nel quadro del maxi piano di privatizzazioni lanciato
per rimborsare i 240 miliardi di euro di prestiti accordati dal 2011 al Paese,
stremato dalle misure di austerità imposte dai creditori internazionali. Misure
che hanno consentito al governo di centrodestra di Antonis Samaras di
riprendere le redini delle finanze greche con il ritorno sui mercati
internazionali dopo quattro anni di esilio grazie a un surplus di bilancio
dello 0,8% del Pil. Ma a che costo? Questo: l’Argolida e in generale tutto il
Peloponneso sono stati presi particolarmente di mira e tra gli ultimi
paradisi messi in vendita ci sono finite adesso anche alcune delle più belle
spiagge del Mediterraneo, come per esempio Aghios Prokopios sull’isola di Naxos
e 175 acri delle spiagge gemelle di Sarakiniko e Simos sull’isola di Elafonisos
(Isola dei cervi), venti chilometri quadrati situati a 300
metri dalla costa meridionale del Peloponneso e abitati da circa 1.500 persone.
Lo scorso
anno, il quotidiano britannico The
Guardian mise
Elafonisos al primo posto in una lista delle 10 migliori isole con le più belle
spiagge della Grecia, mentre la rivista tedesca Geo-Saison ha definito l’isola “un paradiso
sulla terra” eppure le parole d’ordine dell’Ente greco pare siano chiare:
“Bisogna vendere queste terre - ha
detto un
dipendente del Taiped a GreekReporter - dite alla Russia e al Qatar di
fare in fretta!” perché “Siamo come una casalinga in bancarotta che è
costretta a vendere il suo argento per salvare la propria famiglia” ha
drammaticamente sintetizzato una sua collega. Ma i residenti e varie
organizzazioni ambientaliste greche e internazionali protestano contro la
vendita di una parte di questa bellissima isola sostenendo che l’area è sotto
la protezione del programma europeo Natura
2000 a causa
delle numerose specie vegetali endemiche esistenti sulle spiagge dell’isola e
in tutta Elafonisos. Abitanti ed ecologisti ritengono inoltre che lo
sfruttamento turistico incontrollato dell’isola non violerebbe soltanto
ecosistema e tradizioni, ma finirebbe per danneggiare la stessa economia locale.
“Fino ad oggi, infatti, abitazioni, attività e piccole strutture ricettive si
concentravano nell’area del porto, lasciando intatto il fascino vergine
dell’Isola, ma se si moltiplicassero residenze private e grandi hotel su queste
spiagge che abbiamo voluto mantenere selvagge - ha spiegato il sindaco di
Elafonisos Panagiotis Psaromatis in una lettera inviata al
presidente del Taiped e al ministro delle Finanze greco, Yiannis Stournaras
- i visitatori sarebbero i primi a fuggire […]. Per questo continueremo a
proteggere, con tutti i mezzi a nostra disposizione, il nostro unico e fragile
ambiente naturale”.
A sostegno
della comunità locale di Elafonissos lo scorso 24 giugno è avvenuta anche la
prima occupazione pacifica e simbolica
dell’isola. A dire no alla vendita delle isole e delle spiagge
esponendo un grande striscione con la scritta: This Island Is Ours è
stata Mediterranea un ketch armato a cutter di 60 piedi con il suo
equipaggio capitanato da Simone
Perotti (l’autore
tra gli altri di Adesso
Basta e Uffico
di Scollocamento) salpati
lo scorso 17 maggio da S. Benedetto del Tronto per dare vita ad un progetto
nautico, culturale, scientifico, di relazione tra i popoli del Mediterraneo
lungo 5 anni. Con questa azione dimostrativa Progetto Mediterranea intende
sostenere la campagna “Protect the Greek coastline”
per il boicottaggio delle spiagge a pagamento e per la tutela del mare come
bene comune e ha deciso di ospitare sul suo sito anche la
petizione on line di Maria Peteinaki, architetto, co-portavoce del partito dei verdi ecologisti in Grecia,
fondatrice di Alternative Tours Athens, animatrice del Falafel Networ, promotrice del movimento degli
orti urbani e in questo momento impegnata nel far conoscere la battaglia delle
comunità greche nella difesa del proprio patrimonio naturale e culturale.
Nella lista
del Taiped, infatti, oltre alle spiagge da sogno ci sono anche siti
archeologici di rilevante valore, come il castello di Akronafplia, situato nella parte
più storica e panoramica della città di Nafplio. Si tratta di una grossa
area archeologica nelle cui antiche mura si possono riconoscere le varie epoche
della storia a partire dalle ciclopiche costruzioni micenee, per passare al
medioevo e all'intervento che rimane tutt’ora il più visibile, quello che
durante l’occupazione veneziana trasformo questo vecchio insediamento in una
fortezza. Tutt’attorno spiagge destinate ad essere vendute per far spazio a
costruzioni turistiche private che, organizzate in enormi aree con al loro
interno tutto ciò che può interessare ad un turista, rischiano di mettere
definitivamente in ginocchio l’economia locale, perché tutti i soldi verranno
raccolti in un unica tasca, quella dell'investitore (quasi sicuramente
straniero) che godrà di un trattamento fiscale privilegiato, come prevede già
una recente legge del governo Samaras.
L’impressione
è che, se non sarà fermata, la svendita del patrimonio naturale e culturale
della Grecia possa alla lunga portare ad un'ulteriore perdita di lavoro e di
diritti sindacali, realtà
fondamentali che si possono riconquistare e ricostruire solo se anche i beni
comuni dei greci non saranno privatizzati e persi per sempre. Così in un Paese
che ha forgiato il proprio destino sulla cultura e dove il libero accesso al
mare è un diritto sancito dalla Costituzione si riaccende il dibattito sulle
contraddizioni di un modello di sviluppo e di “salvataggio” economico che non
tiene conto di vincoli ambientali e culturali e aggiunge tensione a un quadro
sociale già esasperato.
nella foto: l'isola di
Elafonisos 5
Luglio 2014
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