di FQ Londra
La settimana scorsa il governo inglese ha approvato, quasi all’unanimità, la legalizzazione del
matrimonio omosessuale. Sono felice per gli interessati e non vedo
l’ora che lo facciano anche da noi.
Detto questo, quando un governo che non esita a promuovere, con linguaggio terroristico, battaglie per il
respingimento degli stranieri, per la criminalizzazione dei disoccupati e dei poveri, che ha appoggiato guerre infami e un patriottismo insopportabile, si fa paladino dei “diritti
civili”, dovrebbe suonarci qualche campanello d’allarme.
Da circa un decennio, le “politiche identitarie” sono diventate
l’arma più efficace (e bipartisan) per assuefarci alla sottomissione. E infatti
sono tutti “libertari”, di questi tempi: guru miliardari e generali
dell’esercito, conservatori ed ex comunisti uniti nell’austerity. Ma diciamola
tutta, a quale tipo di libertà appartiene la libertà di sposarsi, di entrare a
far parte dell’esercito, di occupare le gerarchie di rilievo nell’industria, se
non a quella del cane lasciato libero di scodinzolare e fare pipì in un cortile
recintato?
È una libertà che non fa male a nessuno, non tange alcun interesse
dell’establishment e alcuna ingiustizia “di classe” (come quella che vede gli
studenti milionari di Oxbridge occupare saldamente tutti i posti che contano
nella politica e nei media). Ovviamente ben vengano la meritocrazia, la
legalizzazione dei rapporti giuridici tra partner dello stesso sesso,
l’accettazione delle minoranze negli alti ranghi dell’Arma. Ma sarà un caso che
questa libertà venga digerita da governi sempre più orwelliani e spietati?
Il loro linguaggio, che tanto supinamente viene ingoiato dai più
progressisti tra noi – ad esempio: “Guarda Cameron che democratico! Si fa
fotografare in metropolitana come un comune mortale.” –, è un linguaggio
funzionale all’oppressione. E’ come l’arte della “Grande Bellezza”, o
dell’Oscar dato all’attore di colore quando interpreta il ruolo del servo,
della vittima, della ‘spalla’ dell’Uomo Bianco: un modo come un altro per far
sentire la classe media impoverita più intelligente. E mansueta.
Non a caso i veri dissidenti, i veri ribelli, quelli che rifiutano il linguaggio funzionale al potere vengono incarcerati con la stessa inumanità
di 50 anni addietro. O basti pensare all’uso indiscriminato della violenza da
parte della polizia, al mito del “taxpayer” usato come clava per ricattare i
deboli, alle sentenze abnormi per i crimini più disparati – ad esempio rubare
una bottiglia d’acqua o bruciare un poppy su Facebook.
E infatti a ogni esame di lucidità, gli stessi cittadini applaudenti e
ottimisti che portano il Parlamento inglese come modello ti cascano come
pere cotte: si bevono la propaganda imperiale dal Venezuela fino alla Crimea,
abboccano a qualunque pubblicità – “il fascismo del nostro tempo”, avrebbe
detto Godard – spacciandola per notizia virale. (A sentire certi discorsi di
questa gioventù da ostello e Ryanair, scommetteresti che nel 1970 avrebbero
“fatto girare” qualche video in supporto della borghesia cilena contro “il
regime di Allende”.)
In definitiva dimostrano di essere cittadini liberi sì, ma sempre più
incubati con lo stampino, e incapaci di immaginare.
FQ Londra Cittadini
del mondo:segui FQ Londra 31 marzo 2014
Paolo Mossetti (Napoli, 1983) è uno scrittore e giornalista. Scrive
peNorwood Newsl Bronx, e collabora con Vice, Rolling Stone, Domus e altre
riviste. Il suo blog è Kaosreport.com. Su Twitter: @KaosReport
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