di Valeria
Cannizzaro *
Da sempre l’obiettivo di tutti i consumatori è quello di risparmiare sui costi dell’energia: i modi sono sempre stati molti e per farlo si possono confrontare le proposte degli operatori del settore, da Enel Energia a Illumia, si possono ridurre i consumi o meglio ottimizzarli e consumare consapevolmente, magari producendo energia pulita. Sembra però che la nuova Direttiva 2012/27 del 25 ottobre 2012 sull’efficienza energetica, veicoli completamente un messaggio diverso a tutti i consumatori italiani impregnati nel risparmio energetico e nella produzione e consumo di energia pulita e ottimizzata. Questa direttiva, infatti, modificherebbe le già esistenti direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abrogherebbe le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE, con l’applicazione di un decreto legislativo dell’ultimo minuto che richiederebbe un’ampia discussione che invece non sta avendo.
Il dibattito
è più che rilevante soprattutto per via dell’importanza che ha in un contesto
come quello europeo in cui l’Italia, nel semestre di presidenza, sarà
responsabile del monitoraggio del recepimento della direttiva in tutta l’Ue. Questo
perché la nuova direttiva, in poche parole, incentiverebbe la massificazione
del consumo piuttosto che il risparmio e l’ottimizzazione: con il decreto,
infatti, si modificherebbe completamente la struttura della bolletta elettrica
che non avrà più il carattere di progressione che l’ha sempre distinta. Tutto
questo, senza aver ampiamente informato i 30 milioni di utenti che pagano il
consumo domestico e che cercano di consumare di meno: togliendo la progressione
dalla bolletta, infatti, si premierebbe chi consuma di più. Il paradosso è
evidente perché da tempo i consumatori, rappresentati dalle tantissime
associazioni a tutela del consumo attive sul territorio italiano, hanno chiesto
che venissero introdotte delle politiche che regolassero l’efficienza
energetica e che premiassero comportamenti e consumi volti al risparmio e alla
riduzione degli sprechi di energia. Oltre al fatto che la crisi economica rende
necessario adottare un comportamento del genere, è indubbio come un consumo ed
una produzione consapevole di energia sia benevolo nei confronti dell’ambiente
e che sia l’obiettivo più sano per puntare agli standard europei. L’Italia,
infatti, nella classifica mondiale delle performance energetiche è tra gli
ultimi posti rispetto all’Europa e comunque dopo molti paesi extraeuropei che
dimostrano di saper adottare politiche energetiche in linea con obiettivi
condivisi globalmente.
La beffa
della nuova direttiva, infatti, sta proprio nell’articolo 11 che prevede la
riforma della struttura tariffaria che, non più progressiva, si scontra con la
cultura del risparmio energetico. Le associazioni, infatti, chiedono che venga
totalmente rivisto questo articolo contestandone proprio l’incongruenza con il
raggiungimento dell’efficienza energetica. Di fatto, i consumatori chiedono che
venga rivisto lo schema dell’attuale decreto legislativo (che possa contenere
elementi volti ad incentivare comportamenti virtuosi) e che quindi non premi
chi consuma di più, ma sono d’accordo a che si elevi da 3 a 4,5 kw la potenza
senza che le tariffe vengano maggiorate per gli utenti, permettendo a questi
ultimi di utilizzare le pompe di calore così come prevede il conto termico.
* da greenreport.it 22 aprile 2014
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