15 maggio 2013

L’Italia in 3D: togliamoci gli occhialini e guardiamo la realtà


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di Giovanni Chiambretto * 

Le convulsioni istituzionali delle ultime settimane hanno lasciato chi aveva voglia di comprenderle, completamente disorientato. Non si riesce a capire come non possa esserci un successore di Napolitano, come l’alleanza miracolata dal porcellum si sia spaccata pochi giorni dopo le elezioni e il suo principale miracolato si sia alleato con quello indicato agli elettori come proprio nemico fino alla settimana prima. Come si possa bocciare figure della propria stessa area presunta, da Rodotà a Prodi, proposti dal movimento indicato come populista, fascistoide, antipolitico, o espressione dei centri sociali di estrema sinistra. Contemporaneamente additare Grillo e compagni come responsabili di un mancato accordo con il PD da cui sarebbe nata l’Italia del sol dell’avvenire.. Una infinità di apparenti contraddizioni che rendono inintelleggibile il senso degli eventi.

I media ci raccontano fiabe per bambini alle quali molti credono perché bisogna pur credere in qualcosa… Ci hanno infilato un paio di occhialini e vediamo un emozionante mondo in 3D; tranne cadere nello sconforto appena arriva l’intervallo fra una scena e l’altra. Se ci togliamo gli occhialini e guardiamo le cose come sono, ci apparirà tutto un bel po’ più chiaro e circostanze contradditorie risulteranno coerenti e lineari.

Con la Costituente e nei primi parlamenti della Repubblica, la sede delle decisioni, il luogo delle mediazioni politiche era principalmente il Parlamento. Gli eletti erano scelti fra le personalità più rappresentative di gruppi sociali organizzati, movimenti e partiti avevano un solido radicamento nel corpo sociale, a destra o a sinistra. Nel corso dei decenni gruppi di interesse particolarmente aggressivi hanno colto le potenzialità insite in questo sistema ed hanno teso a trasformare alcuni partiti in centri di potere particolare. Archetipo di questa svolta il PSI di Craxi. Non più polo di aggregazione culturale ed organizzativa di ceti e interessi sociali, ma fortilizio dove un gruppo dirigente inamovibile non faceva politica, ma amministrava una rendita. .. Lo smottamento era iniziato. Chi controllava i partiti di governo controllava lo stato. Poi il potere nello stato aiutava a mantenere il controllo del partito (il potere logora chi non ce l’ha….).
Un po’ alla volta la carriera politica divenne più garantita dall’appartenenza all’apparato piuttosto che dalla rappresentanza del gruppo sociale di appartenenza. Il ceto politico si autonomizza, vengono meno le ragioni del radicamento dei partiti nel territorio e con i propri referenti sociali. Per il politico diviene più importante la fedeltà al capocordata ed un buon rapporto con un’agenzia di pubbliche relazioni. Poi il legame, non palesato, con specifici gruppi di interesse privati. .. Un po’ per volta lo scontro fra destra e sinistra muta su chi rappresenta più efficacemente quegli interessi, non sul rappresentare interessi diversi. Quella di Mani pulite fu una crisi provvisoria, da cui si uscì con un grado di corruzione più organizzato e razionale.

Un ulteriore passaggio lo fece Berlusconi che direttamente si creò il suo partito… Se la fedeltà vale più della rappresentanza era meglio cercare nuovi politici in una grossa azienda piuttosto che in un movimento.
Ma non è finita. Viene il salto di Monti. Qui si è fatta la prima prova generale per trasferire totalmente la sede delle decisioni dalle segreterie dei partiti in un altro luogo ancora. Anni di mediazioni, scambi gestiti fuori dal parlamento, presso segreterie di partito in forma non pubblica, hanno progressivamente omogeneizzato un ceto politico astratto dalla realtà sociale e dalle sue tensioni creando un mondo a sé con sue dinamiche e logiche apparentemente incomprensibili all’opinione pubblica. Con qualche semplificazione qualcuno lo ha chiamato “la casta”. In realtà è qualcosa di peggio.

Il ricambio di governo Berlusconi/Monti, sollecitato da poteri interni ed istituzioni straniere, a lungo preparato, è avvenuto in forme extraparlamentari ma anche extrapartitiche. I segnali, percepibili da chi voleva leggerli, furono la progressiva disaffezione dei media per Berlusconi, le prese di distanza della Confindustria, la virata netta della CEI e della curia vaticana, fino alla lettera della BCE. Berlusconi, capito come girava il vento, inguaiato dai processi, si tirò da parte chiedendo in cambio armistizio. Il PD naturalmente era più che disponibile perché ognuno aveva i suoi panni sporchi da lavare, ma non tutti i giudici ambiscono ad una carriera parlamentare e alcuni immaginano di essere davvero parte di uno dei tre poteri indipendenti dello Stato. Su questo storico cambio di indirizzo politico, non si registra uno straccio di dibattito parlamentare, né una battaglia politica fra le segreterie dei partiti. Tutto era stato deciso, programmato e gestito in un altro luogo; mentre i media in 3D ci parlavano di bunga-bunga, di spread e di primarie.

Le elezioni del Febbraio scorso sono importanti in quanto diversi soggetti hanno sperimentato le loro ipotesi per il futuro. La eccezionalità di Monti ( cioè del governo ABC ) andava riportata ad una apparente dialettica fra segreterie di partito. Per prima cosa facendo pulizia dei partitini che erano ormai inutili elementi di disturbo, visto che il dissenso, inarrestabile, tanto si trasferiva comunque sul M5Stelle. Di Pietro viene azzerato con poche mosse, Vendola smonta in poche settimane il “cantiere della sinistra” annunciato con Di Pietro e afferra al volo la “carta degli intenti” per lo show delle primarie, la Carta contiene già la riproposizione della formula ABC ( che si chiamerà alla fine LAN ( Letta, Alfano, Napolitano ). Formula a cui si è affidata la Confindustria e alcuni dei poteri forti non essendo riusciti a inventarsi un vero partito in proprio in 2 mesi, capitanato da Monti, che sottraesse consensi stabili al partito personale di Berlusconi. Così il povero Bersani deve mettere il partito PD e la sua segreteria al centro delle decisioni, divenire apertamente l’asse portante della casta; alcuni protestano… così ci bruciamo davvero le penne… 

Purtroppo non è andata bene ne alla Confindustria ne al PD-PDL-UDC. La sera dei risultati elettorali ( più di 10 milioni di voti persi sul 2008 fra tutti e tre ) diventa chiaro che il boom di Grillo impediva di mettere su il solito teatrino del centro-destra e del centro-sinistra. La regia a questo punto è tornata fuori dalle segreterie e, penso, in modo definitivo. Le votazioni per il presidente della repubblica, il ritardo nella costituzione delle commissioni parlamentari, la scelta di alcuni ministri, lo sfascio di identità del PD, il supposto recupero di Berlusconi, la totale indeterminatezza del programma del governo Letta, possono essere visti come conseguenza di un passo ormai definitivo che ha esautorato non solo il parlamento, ma anche le segreterie dei partiti da ogni funzione politica. Sempre che una segreteria ci sia ancora… 

Il tutto con una efficace rappresentazione di favole in 3D per farci credere che malgrado PD e M5S abbiano posizioni opposte su tutto ( costi della politica, tav, reddito garantito, grandi opere, inceneritori , armamenti, forme di democrazia, regole elettorali…etc.. etc.. ) non è nato un governo PD-M5S solo perché Grillo è un inguaribile estremista, insensibile alle disponibilità del buon Bersani. La favola è stata così ben raccontata che se la sono bevuta parecchi nella sinistra, anche estrema, addirittura qualche parlamentare grillino di primo pelo. Potenza del 3D. Naturalmente il PD è strutturalmente impossibilitato ad un accordo con i temi riformatori sommariamente indicati dal M5Stelle; che presuppongono un cambio di riferimenti sociali e culturali che , almeno al momento , non trova protagonisti dentro il Partito Democratico. 

Purtroppo per loro non possono abolire le elezioni. Pensano di espellere dal voto il 60% dell’elettorato introducendo il doppio turno con i collegi uninominali, ma si esita perché prima va garantito che il trend di Grillo si inverta, almeno un po’; pena il rischio che l’imbroglio elettorale si rivolti contro i protagonisti. Per cui l’effige dei partiti ( il bipolarismo mediatico ) rimarrà in quanto bandiere attorno a cui organizzare tifoserie, ma ormai si è concluso il ciclo storico iniziato con la Resistenza; ne i partiti ne il parlamento saranno più quello che insegnano a scuola. 

L’obiettivo è che gli italiani si abituino allo show per cui i partiti si insultano nei talk , poi, passati al bar a bersi qualcosa insieme, votino insieme il mattino dopo in Parlamento, naturalmente con qualche scambio di battute se c’è la ripresa in diretta. Probabilmente la Costituzione dovrà essere cambiata per consolidare questo smottamento. Una scalfariana postdemocrazia. L’idea è che se ne discuta in sedi separate e non pubbliche, poi si porti il pacchetto in Parlamento solo per ratificare. Da qui l’idea temeraria della Convenzione per la Riforma.

Se si trascura i gossip del vai e vieni della Biancofiore, di Nitto Palma o dell’IMU sulla prima casa allora vale la pena di indagare meglio sui luoghi della decisione. Il blocco sociale che lì si rapprende è policentrico ed ha al suo interno livelli molto differenziati di solidarietà reciproca, di visibilità, di relazioni internazionali. Non è una struttura granitica ed univoca, ma è tenuto insieme da una poderosa forza centripeta: la necessità di stare assieme per controllare i meccanismi di gestione dello stato, dell’economia e dei media: cioè impedire qualunque cambiamento. I 101 franchi tiratori piddini ( nessuno ha provato a spiegare con precisione chi sono, chi li ha organizzati e perché ) sono una parte di questo policentrico blocco, diciamo la parte collocata nello spazio di centro-sinistra. Una spaccatura di una qualunque parte di questo blocco metterebbe in crisi il sistema e lo disarticolerebbe con conseguenze non prevedibili.
Per questo non si può “processare” Berlusconi, ne farsi troppe domande sulla banca MPS, tantomeno ridiscutere la TAV o gli F35. Per cui stiamo tranquilli: non ci saranno serie leggi contro la corruzione, né contro la mafia, né una nuova rigorosa legge bancaria, Berlusconi non andrà in galera, il PD non diventerà mai un partito riformatore..

Sgomberiamo infatti il campo da due o tre illusioni ottiche:
a) Non hanno nessuna intenzione di fare alcuna riforma che ponga l’Italia in una prospettiva moderna e democratica. In cinque anni nessuno di questi partiti, media o governi ha esposto uno straccio scientifico e credibile di analisi, proposta, definizione di alternative nel merito di riconversione produttiva, permanenza nell’Euro, riforma dello stato che non fossero tagli e le solite favole sulla diffusione del contagio, quest’altr’anno andrà meglio, dovete pagare i debiti (che non abbiamo fatto noi). Pubblicistica buona per i servi della gleba del medio evo e grazie che non ci hanno proposto pratiche sciamaniche per tenere lontano il malocchio… 
b) Non hanno alcun senso dello stato, dell’etica, della vita civile e sociale. Anzi, hanno dichiarato guerra alla società civile. Le istituzioni (e i partiti) lungi dall’essere la sede dove si esplica un’alta mediazione politica, non sono altro che il campo di battaglia dove ogni mezzo è lecito per appropriarsi di qualcosa (una carica, un appalto, una utility, un vitalizio, una banca…). Ai grillini che si tagliano lo stipendio rispondono: siete proprio fessi… e fanno finta di niente fin che possono.
c) Sono intrinsecamente sleali. Prova ne sia la quotidiana manipolazione dell’informazione. Per informazione si dovrebbe intendere fornire al cittadino dati e notizie utili, raccontare i fatti, non interpretarli, dando a ciascuno gli strumenti per formarsi un’opinione. Questa è una delle precondizioni per l’esercizio della democrazia. Alcuni media potrebbero dare più peso a certe notizie, altri più peso ad altre. Certo nell’articolo di fondo il direttore dovrebbe dare un commento suggerendo una sua, personale, interpretazione. Punto e a capo. 

Oggi  invece, in Italia, siamo tutti immersi in un gigantesco Truman Show. I media tradizionali ( giornali e televisioni ) vivono in simbiosi con i partiti e con i gruppi di affari attraverso gli editori. Selezionano certe notizie e non altre, ne aggiungono di inventate e raccontano un romanzo avvincente. Il racconto è condiviso e omogeneo fra quasi tutte le testate. E’ poi rilanciato in centinaia di edizioni di radio e telegiornali, ripreso ed approfondito nei talk show, rivoltato come una frittata da comici e opinionisti che rendono la favola più verosimile , stampato nei titoli dei giornali: Grillo è un populista, Renzi è un rottamatore, la Lombardi è antipatica, Ruby è vergine, Berlusconi sta vincendo; ci vuole la Nuova Legge Elettorale ( quale ?) e tutto si risolverà. 

Il “giornalismo d’inchiesta” lo fa solo quella santa donna della Gabanelli ( la domenica sera, quando vi preparate per la nuova settimana di lavoro se siete fortunati, e il giorno dopo non uno che ne parli ). Fatevi un bignami delle ultime 100 puntate di Report: più o meno la rappresentazione dell’ Italia vera, quella senza occhialini 3D. O prenoterete un last minute per la prima capitale europea , o farete finta , come avviene ai più, di non aver visto nulla. 

Qualcuno vi ha informato che nelle recenti elezioni in Friuli il 64% degli elettori non ha votato nessuna delle 13 liste presentate ? Che cosa ha vinto la Serracchiani con i suoi 2000 voti in più e con i 25.000 voti in meno degli altri nelle liste che la sostenevano? Che sarebbe successo se ci fosse stato un secondo turno di voto, quello che ci vogliono imporre per le politiche ? Quanti avrebbero votato ? Siamo in una sit comedy che vorrebbe appassionare il pubblico e lo invita a tifare (ed a votare) in una infinita commedia dell’arte senza alcun contenuto. 

In realtà il Centrodestra non esiste come partito. È Silvio Berlusconi coi suoi soldi, i suoi dipendenti, il suo apparato mediatico, i suoi interessi personali. Non esiste nessuna coerenza programmatica nel suo agire. Ad esempio introduce l’IMU durante il suo ultimo governo, approva l’aggravamento dell’IMU durante il Governo Monti, chiede a gran voce l’abolizione dell’IMU col Governo Letta. Il tutto in due anni. In ben altro modo bisognerebbe esprimere il progetto di un cosiddetto “ centrodestra” serio. 

Ma in realtà non esiste neanche il Centrosinistra. PD e SEL sono parti integranti e strategiche del Truman Show. Il Centrosinistra è una finzione elettorale. Si costruisce una storia ad uso degli elettori ( Italia Bene Comune, Un voto per il Cambiamento etc..). Dopo aver ricevuto 100 parlamentari in premio per la coalizione, rubati in prevalenza a Grillo, si rompe e ci si allea col nemico che si simulava essere il motivo fondante dell’alleanza. In buona sostanza la trama del centrosinistra si riassume nel seguente copione: c’è l’apparato, solido (è importante), lento e un po’ corrotto. Poi serve una sinistra interna che di volta in volta viene interpretata da: a) gli Ecodem; b) Marino; c) Cofferati; d) Vendola; e) la Puppato. Quando si consuma l’immagine di uno, subentra il successivo. Al momento stanno allenandosi per il prossimo giro Serracchiani, Civati e Puppato, mentre non è ancora chiaro, nella rappresentazione, il ruolo futuro di Renzi. Barca nessuno sa chi è, ne tantomeno che idee abbia.  Tutti questi si guardano bene dal proporre veri e concreti cambiamenti e mettersi davvero in gioco. ( ad esempio: se vinco io la TAV si chiude, oppure: gli F35 si cancellano, i soldi si dirottano sul reddito minimo o sulla ricerca nella conversione ecologica.. ). La rottura di SEL è solo virtuale e provvisoria, anzi un serbatoio laterale che raccolga lo scontento va benissimo. Tanto non va da nessuna parte e non da fastidio a nessuno, neanche nelle giunte locali. Il gioco delle parti non è molto diverso da quello del Centrodestra dove a fianco del PDL è comparso Fratelli d’Italia, oltre a La Destra, che ha la funzione di raccogliere gli scontenti di destra e tenerli in caldo per il prossimo giro.

Preme ricordare che l’unica formazione presente in Parlamento fuori dal Truman Show è il Movimento 5 Stelle. Non è una costatazione entusiasmante. Ribadiamo: neppure è chiaro se si formerà davvero; è un movimento nascente, si vedrà fra 1-2 anni se il bambino sopravviverà e se sarà di sana e robusta costituzione. Sarebbe bene se altre formazioni simili guardassero all’ Italia vera, uscissero dalle logiche del trasformismo, si manifestassero e trovassero convergenze; ma non si vedono neanche alla lontana i protagonisti. 

Nelle imminenti elezioni romane fra le miriadi di liste c’è ( finalmente? ) una aggregazione di ben 4 liste che più di sinistra non si può.. Non intendo sel, verdi, radicali, dipietristiorfani che sono tutti rintanati nella coalizione PD a poco prezzo, ma intendo quelli tosti: rifondazione, pirati, rossoambientalisti e benicomunisti; benedetti anche da quella parte di albarancionicambiaresipuò che giustamente non avevano digerito il dirigismo di Ingroia, già passato galleggiando nella corrente del fiume…. Tutti sanno che toglieranno un bel po’ di voti ai grillini, forse meno del previsto se si da credito ai sondaggi; che eleggano qualcuno è una scommessa, ma tu immagini che sicuramente avranno le loro ragioni, ben chiare, per presentarsi. Scrivono anche bei documentini. Poi senti una intervista al loro candidato leader: che farete al secondo turno, risposta : si vedrà; ma perché non siete nella coalizione di Marino; risposta incerta che ti fa supporre: forse solo perché non li  hanno  voluti. e allora ti viene uno spontaneo : mavaffa…..

Il grande pregio del Movimento 5 Stelle è che ci mostra la realtà così come è, senza occhialini, senza 3D. Non a caso è circondato nelle istituzioni e sotto un quotidiano attacco mediatico. Nello scontro in corso stanno emergendo, come ovvio,  anche i limiti di impostazione, le semplificazioni concettuali ed i problemi di crescita di questo movimento che al momento è l’unica onesta opposizione parlamentare e nelle istituzioni locali presente in Italia. Forse bisognerebbe analizzarne i punti deboli e proporre dei correttivi, ma questa è un’altra storia e ci torneremo su. 

* del Gruppo Cinque Terre

1 commento:

  1. Premesso ed accettato che il termine "politica", nella sua accezione originale, aveva il significato di buona e responsabile amministrazione della cosa pubblica, dalle odierne evidenze non si può che desumere che quella messa in atto oggi non è altro che anti politica. Ergo 1: coloro che la esercitano non rappresentato conseguentemente il popolo che li ha eletti, tanto è vero che ormai soltanto il 3% degli Italiani si sente da loro rappresentato. Ergo 2: i partiti esistono soltanto sulla carta e i relativi dirigenti rappresentano soltanto se stessi. Ergo 3: se i partiti, nella sostanza, non esistono più, come possono essere definiti questi raggruppamenti di pseudo politici? Associazioni informali? Se sì, di quale natura? Ognuno, a questo punto, se è d'accordo con il mio ragionamento, si dia la risposta che vuole. Io, per quanto mi riguarda, me la sono già data.

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