di Giovanni Chiambretto *
1 Premesse necessarie per discutere del tema
Come già scritto
il sistema dei partiti in Italia,
come lo avevamo vissuto dal dopoguerra, non esiste più. Al momento quasi tutte
le più alte istituzioni sono occupate da una oligarchia collusiva ( il termine inciucio non è idoneo in quanto sminuisce la gravità e l’anomalia
della situazione ) che appare agire con lo scopo di perpetuarsi adattando
abilmente le proprie scelte per garantire se stessa ed i gruppi di interesse
che la sostengono. Le più recenti scelte istituzionali sono state assunte in
sedi imprecisate e comunque non nel dibattito parlamentare né nelle segreterie
dei partiti.
Negli
ultimi anni si sono già in parte tentate ed in parte realizzate forzature e
modifiche parziali alle regole costituzionali ed alle consuetudini
istituzionali. Si ricordi l’aggiramento di risultati referendari (sul ministero
dell’agricoltura, sul finanziamento dei partiti prima , contro la
privatizzazione dell’acqua e dei pubblici servizi più di recente ), il pareggio
di bilancio in costituzione, la perdita di competenze dello stato nella tutela
del paesaggio e dei beni artistici, la riforma elettorale del 2005 che snatura la rappresentanza con
modifiche nettamente antiproporzionali (porcellum) . Movimenti tematici hanno
espresso obiezioni ma il grosso del paese forse non se ne è nemmeno accorto.
La
perdita di coesione sociale e di consenso sembra dilagare in maniera
inarrestabile, la capacità delle
istituzioni di gestire l’esistente o di adeguarsi alle novità produttive,
finanziarie e sociali sembra bloccata. Le conseguenze principali sembrano
evidenti: al momento l’iniziativa resta nelle mani del gruppo di potere che
occupa le istituzioni, l’oligarchia
collusiva, che a causa della presenza elettorale imprevista del M5S, dopo
le elezioni politiche ha dovuto rinunciare alla comoda finzione mediatica della
contrapposizione centrodestra - centrosinistra in parlamento, mentre nelle
scadenze elettorali locali sembra addirittura riprendere il sopravvento
la sterile protesta dell’astensionismo .
2 Quanto può durare e dove può portare questa
situazione?
Questo
gruppo di potere è tenuto assieme dalla necessità esistenziale di non perdere
il controllo dello stato, dei media e dei circuiti finanziari; ne fanno parte
partiti costretti mediaticamente ad essere contrapposti per non tracollare, è esposto a
ricatti; ad esempio una condanna per
prostituzione minorile o l’ineleggibilità dichiarata ad un esponente politico
può determinare una crisi istituzionale rilevante; le modifiche alla lettera ed
alla prassi costituzionale vanno quindi preparate in sordina, gestite sul piano
mediatico per renderle indolori e incomprese nelle loro vere conseguenze e
devono essere sufficienti a ridare
stabilità ad un sistema di partiti ed a gruppi di potere che li sostengono oggi
non più credibili.
La restrizione della rappresentanza ad un
duopolio, che concorda regole, si spartisce risorse e ruoli, circondato oggi
da partitini gregari e irrilevanti, quando non simulano un ruolo di oppositori
di comodo, richiede vari interventi costituzionali “pesanti”: il numero di seggi ottenuti non deve
dipendere dai voti presi ma dalle forme di alleanza e dall’ annichilimento
delle formazioni di vera opposizione, anche con il graditissimo fenomeno
dell’astensionismo. Il doppio turno alla francese è considerato il più efficace: se si
garantisce un sistema del tutto non proporzionale si può azzardare anche una
riduzione dei parlamentari a spese delle sole eventuali opposizioni ( oggi
il M5S, domani chiunque sia ). Forme di
presidenzialismo o di premierato favoriscono le tifoserie e annullano il
confronto su programmi e progetti di società diversi che non devono fare più parte del confronto elettorale perché non ci sono
progetti diversi da confrontare. Non
è gestibile una modifica parziale della Costituzione nella sua seconda parte
che contraddica i principi della prima. E’ quindi del tutto verosimile che
prossimamente qualcuno ponga sul tappeto il tema di una sostanziale riscrittura dell’intera Carta.
L’abolizione della vecchia Costituzione e la definizione di un nuovo e diverso patto
fra cittadini, o meglio, di nuove regole
fra chi comanda e chi ubbidisce. E’ Il passaggio a forme di postdemocrazia, la versione moderna del
golpismo in cui media e corruzione sostituiscono i carabinieri e l’uso della
forza.
3 Come si può annullare una Costituzione ed
adottarne un’altra.
La
storia è ricca di passaggi di questo genere. Senza arrivare ad Ottaviano
Augusto, ma limitandoci a tempi più recenti, basta ricordare il Cile di Pinochet, la
Francia di De Gaulle, la Spagna del dopo Franco, i paesi dell’Est Europa dopo
la caduta del muro di Berlino, la cosiddetta
Primavera araba, etc.
Le
motivazioni, nobili o ignobili, che
permettono o giustificano cambiamenti istituzionali possono essere varie:
a) Una crisi sociale dirompente in corso in cui le elite al potere si contrappongono ad
una fase di modernizzazione, insieme ad una crisi economica prolungata ( es. la cosiddetta crescita che manca), o ad una pressione dal basso per una diversa
distribuzione delle ricchezze, o ad una
ridefinizione di assetti internazionali. E’ lo scenario a cui siamo più vicini.
b) Una dinamica eversiva dell’esistente che si
organizza e gestisce il passaggio dal di fuori delle istituzioni e delle
consuete sedi di rappresentanza politica ( pericoli di estrema destra o
sinistra sono però poco probabili per
l’Italia) .
c) La promessa apparente di una cosa nuova,
inaspettata e che porta ad un sollievo, a volte solo apparente, rispetto ad una
situazione di caos esistente e
persistente. In astratto l’esempio degli stati uniti d’ Europa.
4 Le condizioni per gestire il passaggio
costituzionale.
Chi
si pone l’obiettivo di un sostanziale rivolgimento istituzionale deve tenere
conto di alcune condizioni:
a) È necessaria una base, anche solo minoritaria, di consenso. Ad esempio non
importa quanti ti votano ma che gli altri si astengano e non votino formazioni
di vera opposizione. Nessun cambiamento delle regole del gioco è mai avvenuto
con il solo uso della forza e senza una pur minima base di consenso. A seconda
delle culture i catalizzatori del consenso possono essere diversi (economico,
religioso, idealista come il nazionalismo, o altro ). Sicuramente anche la
paura del “peggio” può giocare un ruolo determinante. Parliamo non solo delle
élite, ma anche di gruppi sociali che possano avere l’idea od avere l’iillusione che, dato il caos
perdurante, un cambiamento potrebbe creare, rafforzare o comunque garantire una
specifica posizione sociale ed economica di privilegio. Oppure per paura siano
spinti a ridare il sostegno ai responsabili stessi del caos di fronte
all’incertezza.
b) È però necessario il completo controllo del
mainstream mediatico ( tv , giornali) e della parte vitale dell’apparato dello
stato, meglio se di tutto. Nei media e
nei nodi dello stato non possono esserci voci stonate. Ci si sta
esercitando per rendere imbelle la comunicazione via web costruendo una propria area web di disturbo ( i
politici alla Renzi che cinguettano scemenze su twitter è la conquista più
avanzata ).
Il consenso viene incanalato mostrando con più voci una narrazione
che sappia spiegare quello che succede o che si vuole che succeda. Un esempio
da ricordare fu la campagna mediatica che precedette la guerra in Irak. La
criminalizzazione del nemico, la ricerca delle armi di distruzione di massa che
non esistevano, la paura di una guerra generale che avrebbe compromesso anche
il benessere dell’occidente, lo scontro fra civiltà, etc. Il sistema mediatico italiano è da sempre
allineato alle necessità dei poteri forti. Ricordiamo il ministero della
propaganda fascista con le sue “veline” oppure oggi la rigida spartizione dei
canali tv e dei giornali in accordo fra due partiti . Si ubbidisce a chi paga, perché da sempre la cooptazione del personale
avviene sulla base di provata fedeltà (non al lettore, ma a chi comanda). Da
questo punto di vista la macchina è già pronta.
Narrazione presuppone prendere
per mano il pubblico e, come in un grandioso Truman Show, creare un mondo
virtuale pervasivo ed onnipresente che con notizie distorte o false e rigorose
censure si porti il pubblico ad immedesimarsi in una recita finalizzata a fare
accettare esiti che contraddicono l’interesse del pubblico stesso.
Ad
esempio: i partiti di maggioranza continuano a incassare rimborsi elettorali
(anche per spese non sostenute), gli interi stipendi e le diarie degli
onorevoli, finanziamenti ingenti e bipartisan
da privati ed industrie di cui poco si parla; utilizzano auto blu e scorte, frequentemente vengono
scoperti in fatti di corrotti e corruttori; mentre i grillini trattengono solo
il necessario per mantenersi (a volte in coabitazione) a Roma. Non si scrive
sui media cosa se ne fanno i partiti di tutte quelle centinaia di milioni di
euro,da dove arrivano e a chi vanno ma
il punto diventa: perché i grillini si tengono 2000 euro al mese per mangiare e dormire a
Roma durante i lavori parlamentari?
Oppure:
un parlamentare grillino (su 163) è stato espulso perché andava a Canale 5 a
farsi prendere in giro per diffamare il suo movimento ( o non si accontentava di 2500 euro ? ) mentre
nel centrodestra sono già passati al gruppo misto una diecina di parlamentari,
nel centrosinistra 101 parlamentari votano contro le indicazioni decise nel
partito (quindi obbedendo a chi?), SEL va in coalizione, poi si toglie, poi si
rimette nelle comunali, per pure ragioni
di convenienza ( quorum e premio ). Non
si scrive del rigore dei grillini e di
che circo equestre sono gli altri, ma il messaggio è: vedete che Grillo è un
despota, i grillini si rompono.
Il
sistema della narrazione simulata è
talmente pervasivo che alcuni giornalisti sembra che siano arrivati a crederci
veramente: la integerrima giornalista di Report che chiede il rendiconto del
blog grillino forse ne è un esempio; oppure
la signora Luxuria che, nel sabato del silenzio elettorale, si presta ad un ora
di calunnie su
RAI 3 contro il M5Stelle, poi al lunedì chiede scusa a Grillo per le “imprecisioni”
involontarie, senza rendersi conto che la hanno semplicemente usata e presa per
il culo. Ma non solo: una parte del pubblico ha talmente introiettato queste
sciocchezze che si fa ventriloquo della mistificazione ripetendole, soprattutto
sul web, usando così i social network per rafforzare ulteriormente la manipolazione
mediatica. Grillo e Casaleggio sono rimasti un po’ indietro sul tema..
5 Il controllo dell’apparato dello stato
Qui
l’argomento è più delicato e più tecnico. Bisogna avere chiare alcune premesse.
Parliamo di un apparato statale che per quanto riguarda le forze armate, la
polizia, la burocrazia, gli organi esecutivi insomma, ha una struttura
fortemente centralizzata e gerarchizzata dove a fianco del potere politico, in
genere mobile e transitorio, si colloca una casta stabile che garantisce la
continuità e l’efficienza dell’apparato. Questa casta è in genere cooptata per
appartenenza di cordate; non è realistico chiamarli “servitori dello stato”
anche se qua e la ci sono ottime figure. I gangli di questo sistema si
intrecciano fra la politica, la riservatezza dell’attività nei ministeri e i
centri decisionali dei poteri forti. Inoltre il sistema ha una vasta gamma di
attività più o meno pubbliche. I cosiddetti misteri della trattativa
stato-mafia ci hanno fatto intravvedere almeno le ombre riflesse di queste
attività a largo spettro.
I
servizi di sicurezza, ad esempio, sono il crocevia privilegiato di questi
incroci. Oltre alle tradizionali attività di intelligence propriamente dette,
sembra che la parte più rilevante dell’impegno dei servizi siano riservate all’
analisi delle fonti aperte ed alla formulazione di scenari possibili. Con
fonti aperte intendo il filtraggio di notizie utili da tutto quanto non sia
coperto da segreto e quindi stampa, televisioni, pubblicazioni, sondaggi,
bilanci di aziende, etc. In questi ultimi anni poi, col diffondersi dei social
network non è neanche più necessario violare la privacy di nessuno in quanto
gli stessi partecipanti pubblicizzano i propri dati personali, le proprie
preferenze estetiche, sessuali, commerciali e politiche in maniera sincera ed
approfondita ( vedi chat e messaggi su facebook e skype) . Si parla di milioni
di persone che si illudono di vivere in un paese dove si rispetti la privacy.
Non è un caso che alla riunione di giugno del Gruppo di Bidelberg in
Inghilterra parteciperanno anche il presidente di Google e il fondatore di
Facebook.
Invece,
per quanto riguarda la formulazione di scenari, è evidente che questi
riguarderanno la situazione sociale e politica, le opportunità o i problemi
commerciali, i rapporti internazionali e tutto quanto possa essere attinente
all’elaborazione di strategie finalizzate. Non è anche qui un caso trovare una
contiguità fra politica, grosse aziende, enti internazionali e media.
La vedo dura che un grillino possa
essere eletto alla presidenza della Commissione Parlamentare per il controllo
dei servizi di sicurezza ( Copasir ). A quel posto ci andrà
qualcuno più “duttile” come lo furono Dalema e Rutelli. Ma staremo a vedere.
Chissà, forse episodi inspiegati come la violazione della posta dei
parlamentari 5Stelle, altri hackeraggi, o l’attentato a Roma durante il giuramento del
governo Letta, non sono riconducibili a situazioni in qualche modo etero
dirette; comunque hanno fornito buon materiale di analisi.
Ad
esempio possono aver offerto risposte ad alcune domande. Quale è la tenuta
anche psicologica dei singoli parlamentari grillini se sottoposti ad una
pressione personale diretta? Oppure, sapendo che sottotraccia in alcuni settori
dei corpi dello stato cova una certa simpatia per il M5S, colpire un brigadiere
dei Carabinieri può sopire questa simpatia? Teniamo nota per il momento, vedremo
le evoluzioni. Ed anche se si trattasse solo di uno squilibrato massacrato
dalla crisi si può sempre inventare una responsabilità morale.
6 I rapporti internazionali
Bisogna
avere l’appoggio o per lo meno una chiara neutralità di istituzioni
internazionali, di alcuni Stati decisivi nel contesto geopolitico dove ci si
trova, della finanza internazionale e dei principali partner commerciali.
Appena nominato Letta, il nipote, ha preso a girare l’Europa a chiedere
sostegni alla singolare grosse koalition
all’italiana. Se al tempo della guerra fredda i riferimenti a Mosca ed a
Washington erano imprescindibili per gestire cambiamenti istituzionali locali,
oggi il quadro è più complesso. L’appartenenza
alla Unione Europea impone dei limiti di decenza alle modifiche istituzionali.
Altro discorso sarebbe se ne uscissimo a seguito della sua frantumazione.
7 Accordo
e coesione dei promotori nell’evitare i problemi veri
Infine
e soprattutto bisogna impedire che il
dibattito pubblico scivoli sui problemi veri del paese e le scelte alternative
possibili ( es la TAV, le spese militari, la conversione ecologica, la
connivenza in forme corruttive fra pubblico e privato, fra politica,
imprenditoria e sistemi mafiosi). Al momento, per nostra fortuna, la coesione
totale non appare essere compiuta. Un
serio rivolgimento istituzionale necessita di una regia coesa e di obiettivi
chiari e condivisi. Chi si è raggruppato attorno al Governo Letta appare avere
tutti gli strumenti in mano, compresa una maggioranza parlamentare che consentirebbe
di aggirare la costituzione anche senza un referendum, ma non appare coeso ed
ha ancora alcuni obiettivi a volte divergenti, se stiamo a sentire i personaggi
pubblici. Chi sta dietro forse ha le idee più chiare, ma prima che questi
escano fuori, bisogna che si inceppi la narrazione in corso e si squalifichino
gli attuali portavoce pubblici.
Proprio per il 29 maggio, nell’inconsapevolezza dei più (
compresi molti grillini che non hanno chiaro di che si tratti), il tentativo di
avviare la demolizione costituzionale è stato pubblicamente annunciato (
ovviamente la chiamano “riforma” costituzionale) ; sarà un percorso lungo e
tortuoso che può e deve essere fermato: abbiamo ancora il tempo per costruire
un’altra narrazione e progettare un’altra Italia. Gli oppositori attualmente
non sembrano avere una adeguata comprensione dei pericoli e proposte efficaci che convincano il paese; urge portare alla
luce la discussione.
* del Gruppo Cinque Terre
* del Gruppo Cinque Terre
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