22 settembre 2011

Riduzione dei parlamentari, l’apparenza inganna

La commissione Affari Costituzionali del Senato ha compiuto un primo passo verso l’obiettivo di ridurre il numero dei parlamentari, obbiettivo sbandierato dal governo e dalla variegata opposizione parlamentare come strumento per limitare i costi della politica.

PDL e PD, come avevamo previsto per tempo, due giorni fà hanno unificato in un solo testo i diversi disegni di legge presentati. L’accorpamento indica una intesa politica, con la firma di Gabriele Boschetto per il PDL ed Enzo Bianco per il PD. Secondo la proposta il numero dei deputati verrebbe fissato in 450 (contro i 630 attuali) e quello dei senatori in 250 (oggi 315 esclusi quelli a vita). Bianco ha annunciato che la legge potrebbe arrivare nell’aula di palazzo Madama entro fine ottobre.

Ma l’apparenza inganna e la vocazione anticasta dei nostri senatori cela meno nobili disegni, sfruttando per di più la comprensibile, diffusa, ma ingenua ostilità verso i partiti.

Tutti sanno che alla fine si troverà un compromesso, se si riuscirà davvero a procedere, che probabilmente porterà ad una riduzione minore, del 10-15 % dei parlamentari. Probabilmente meno di un centinaio di deputati e qualche decina di senatori.

Ottima cosa..se avessimo un sistema elettorale proporzionale magari con un quorum al 4-5%. Sparirebbero tutti i partitini, spinti così a trovare, se del caso, forme serie di aggregazione fra quelli simili o vicini fra loro e che oggi invece contrattano un posticino nelle liste bloccate del porcellum ( detto da alcuni porcata1 ) o nei collegi uninominali delle coalizioni di un eventuale neomattarellum in qualche modo ritoccato dal referendum truffa in corso di Parisi,Veltroni e Segni (detto da altri porcata 2). Con il proporzionale e le preferenze gli elettori sceglierebbero in qualche modo liberamente chi preferiscono. Cosa che con nessuno dei due sistemi, che non prevedono le preferenze, potrebbero fare, se non nella eventuale piccola quota proporzionale che per decenza si potrebbe concedere. Insomma sarebbe una riduzione ragionevole, che verrebbe distribuita fra tutti, o almeno fra tutti quelli che superano il quorum.

Invece i principali partiti, che mai come in questo caso possono essere definiti una vera, efficiente e più che mai unita casta, (Pannella ai tempi della sua maggiore lucidità politica parlava di partitocrazia) vogliono fare ben il contrario. Con il sistema elettorale attuale, ed ancor peggio con un neomattarellum da dove salterebbero via il centinaio o più di parlamentari? Naturalmente da quelli che non si presentano nelle liste o nelle coalizioni con a capo PDL o PD. Cioè il movimento di Grillo (ammesso che sia in grado di presentarsi alle elezioni politiche il prossimo anno), la cosiddetta area di centro, al momento più aleatoria che reale ( che già si stà dividendo sul tema ) e che sarebbe costretta ad allearsi prima del voto ( indovinate con chi?). Infine i partiti di Vendola e Di Pietro. Quattro aree politiche che, al di là dei sondaggi un po’ taroccati, sembrano tutte veleggiare, ma non di molto, al di sopra del 4% e che perderebbero tutti o in parte gli eletti che proporzionalmente invece avrebbero se ci fosse la possibilità di votare liberamente la lista che si preferisce. Insomma dalla riduzione dei parlamentari, con la legislazione vigente, o quella che ispira le proposte di Veltroni, Parisi e Segni ci perderebbero principalmente proprio quelli che non ci si aspetterebbe, i meno graditi ospiti alla bouvette parlamentare. PD e PDL non ci perderebbero quasi nulla e addirittura alla fine quello che potrebbe guadagnarci di più è proprio Berlusconi, ( o l’eventuale successore designato) che ha comunque diverse possibilità di manovra per afferrare o dividere i centristi.

Eccesso di fantasia o di cattiveria la nostra ? Per niente, infatti sebbene pochi se ne siano accorti, il giochino è già stato sperimentato con successo alle recenti elezioni comunali. Con una leggina (naturalmente “anticasta” ) si è ridotto il numero di consiglieri del 20% circa, mantenendo quorum e doppio turno (che ha effetti molto simili ai collegi uninominali). Consiglieri quasi tutti sottratti a grillini, vendoliani, dipietristi e centristi. Con il doppio turno dei comuni sopra i 15.000 abitanti PDL e PD ci hanno pure guadagnato. E guardacaso, mentre tutti ce la spassavamo in vacanza, Bersani e Finocchiaro hanno presentato in Senato (nel pressocchè assoluto silenzio dei media ) una proposta di legge per il doppio turno alle politiche, ventilando anche l’ipotesi di un quorum al 10%. Giusto per andare sul sicuro..

Secondo vari magistrati e costituzionalisti, che in numero crescente esortano a tornare ad un proporzionale con quorum, gli attuali sistemi elettorali e quelli ventilati, senza eliminare la frammentazione, che anzi è aumentata, assegnano ad ognuno dei due partiti principali almeno il 10% dei seggi (e dei contributi elettorali) in più di quelli che otterrebbero in base ai voti ricevuti negli ultimi anni.

(mm)

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