In una lunga intervista di fine anno trasmessa a tarda ora da ECO TV, Grazia Francescato, nuovo portavoce dei Verdi da luglio scorso, quando il Congresso dei Verdi l’ha sostituita a Pecoraro, ha espresso le proprie idee su come intende gestire la crisi dei Verdi nei prossimi mesi con riferimento alle elezioni europee ed alle amministrative parziali del prossimo giugno.
La Francescato ha già svolto il ruolo di portavoce, con poco risalto pubblico e con la fallita esperienza dell’alleanza con i socialisti che portò il Girasole a prendere il 2,2% alle elezioni politiche del 2001 (Camera-quota proporzionale) dopo le quali, per l’ennesima volta, come oggi, i Verdi sostituirono il loro portavoce e continuarono esattamente la politica di prima.
La visibilità politica del nuovo portavoce, allora come oggi, fù limitata e solo con il successivo avvento di Pecoraro i Verdi ebbero qualche visibilità televisiva in più ed anche qualche tentativo di riaggiustamento delle realtà regionali più disastrate e nell’ultima fase qualche dignitoso sussulto nell’ambito del Ministero dell’ambiente, mentre la gestione politica dei Verdi, uno dei partiti più “centralisti” e meno “federalisti” dell’ultimo decennio, restava saldamente in mano di un ristrettissimo gruppo di persone.
Il congresso di luglio è stato un po’ più “vero” dei precedenti, non solo perché la scomparsa dal parlamento e la mancanza in futuro del finanziamento pubblico, insieme al progetto del PD di cancellazione dei Verdi, rendono ardua perfino la sopravvivenza del piccolo apparato romano, ma perché per la prima volta sono emerse due strade diverse e di fatto difficilmente conciliabili che riguardano un problema vitale:se i Verdi sono una componente della sinistra, anzi della sinistra estrema e ne debbano seguire i tortuosi destini o se sono una cultura nuova proiettata a fare i conti con il destino futuro del pianeta e della condizione ambientale ma anche sociale dei cittadini e poco interessata al continuo borbottio riguardante la crisi della sinistra.
Tutto ciò centra poco con il caso Pecoraro, il quale ha probabilmente frequentato qualche hotel con troppe stelle e gestito le realtà locali dei Verdi con un eccesso di correntismo intollerabile. Ma Pecoraro è stato attaccato da destra e (dietro le quinte) da sinistra chiedendone le dimissioni da Ministro, perché questo era concretamente il modo di avviare la cancellazione degli ambientalisti dalla politica istituzionale in Italia e non certo per un sussulto di moralismo in Berlusconi o in Veltroni.
Seppure in modo parziale e con qualche eccesso nella critica personale nei confronti del solo Pecoraro, la mozione di Marco Boato a Chianciano ha posto con chiarezza le alternative. E non casualmente dietro la posizione della Francescato si sono allineate anche le componenti che non sono disponibili ad un vero cambiamento di prospettiva dei Verdi. Ciò che stupisce è la assoluta incomprensione della crisi dei Verdi la quale deriva per prima cosa dal fatto che, non da ieri, ma da almeno dieci anni, essi hanno progressivamente abbandonato alcune loro caratteristiche originali: la volontà di “cambiare la politica” mentre si difendeva l’ambiente, una concezione federalista della società non egoistica e non razzista, la diffidenza verso la politica come professione, il rifiuto delle pratiche di sottogoverno, l’autonoma collocazione rispetto ai tradizionali schieramenti di destra e di sinistra ed alle loro correlate beghe di comitati d’affari e di interessi che si scontrano. Non è un caso che proprio nelle realtà dove queste caratteristiche originarie si sono in qualche modo mantenute, ad esempio nel Trentino ed in Alto Adige ma anche in parecchie località diffuse a macchia di leopardo sul territorio, i Verdi ottengono ancora dei risultati discreti, sebbene siano penalizzati dalla pessima immagine nazionale, ma non per questo non subiscono il tentativo di cancellazione da parte della casta (il caso della Provincia di Trento è esemplare ma non è certo isolato).
Lontano da queste riflessioni l’idea della Francescato, più volte ribadita recentemente e comunque ben diversa dai contenuti della mozione Francescato-Bonelli di Chianciano, è quella di “salvare il tesoretto” dei Verdi allestendo quel cantiere della sinistra con il quale per miracolo la cultura dei Verdi contaminerà ….i gruppi dirigenti in crisi dell’estrema sinistra salvando in una nuova catarsi culturale gli uni e gli altri.
Chi avesse qualche speranza in campo ambientalista sulle possibilità di successo di un tale progetto farebbe bene a leggersi un po’ delle riflessioni post sconfitta elettorale dei gruppi dirigenti dei partiti della estrema sinistra ( che è bene ricordare sono 5 e tutti insieme, divisi come sono, difficilmente supereranno il 5% nelle prossime scadenze elettorali di giugno). Non c’è traccia di conversione ecologista come elemento di superamento della crisi “secolare” di quella sinistra.
Se si legge e si rilegge cosa scrive Bertinotti, che dopo Vladimir Luxuria è sicuramente il più acuto lettore della crisi della sinistra, ad esempio nel lungo intervento pubblicato a novembre su Liberazione (*), sono pressocchè assenti la parola ecologia, ambiente, sostenibile, decrescita, inquinamento, clima e per la verità anche: nonviolenza, pace, convivenza …Naturalmente c’è da augurarsi che i gruppi della sinistra trovino le ragioni e le idee per riprendere un qualche ruolo nella realtà italiana, prima di tutto superando la loro frammentazione, che non è questione che pesi poco, dando qualche contributo al superamento della politica come luogo esclusivo di caste e di comitati di affari. Se in Germania Die Linke,accanto e indipendentemente dai Verdi, è riuscita a far rinascere qualche ragione per far esistere una sinistra stimata,come i Verdi, al 10-12 %, non si capisce perché ciò non dovrebbero essere possibile in Italia. Ma che c’entra tutto questo con la storia dei Verdi in Italia?
La crisi dei Verdi viene da lontano ed era già matura, anzi marcia, ben prima della sconfitta della Sinistra Arcobaleno. (**) Ma le ragioni e l’urgenza di una cultura politica ecologista sono, al contrario di quelle della sinistra storica, più attuali che mai. Oggi ci sono in Italia migliaia di gruppi,comitati, collettivi, associazioni, gruppi studenteschi, giornalini riviste e blog che si occupano e intervengono, certo in modo molto frammentario, sulle questioni dell’ecologismo, dell’ambiente ,della convivenza, della non violenza,della decrescita.E le questioni sono tutte attuali, urgenti, e sempre meno affrontate dentro le istituzioni dove gli ecologisti sono ormai quasi assenti.
In moltissimi casi gli animatori di questi gruppi sono ex verdi, persone che hanno partecipato a tutta la fase nascente dei Verdi e che nella seconda metà degli anni ’90, delusi, se ne sono progressivamente allontanati.
Addirittura si assiste a fenomeni non isolati di persone che nel corso degli ultimi dieci anni hanno abbandonato i Verdi aderendo a gruppi di sinistra od al PDS poi PD e che oggi ritornano indietro disillusi, cercando di riprendere, con ovvie difficoltà, un impegno politico direttamente ecologista. La cultura ecologista contagia fortemente i movimenti studenteschi affacciatisi nuovamente negli ultimi tempi, addirittura costringe a fare i conti con questi temi il nuovo presidente americano Obama.
La Francescato ignora, o dimentica di valutare che, se non cambia qualcosa, alle prossime scadenze elettorali l’elettorato dell’area di sinistra e quello storicamente disponibile a votare i Verdi, o non andrà a votare, come già successo in Abruzzo, o voterà in massa insieme a pezzi di elettorato del PD, per le liste di Di Pietro (che non è per nulla un ecologista) o per le liste civiche-cinque stelle di Grillo (i cui meet-up ed il cui blog hanno da sempre una connotazione, certo approssimativa, ma fortemente ecologista e nonviolenta).
Se questo scenario è attendibile resta difficile da capire quale senso e quale prospettive abbia il cantiere della Francescato che, invece di produrre un vero rinnovamento dell’ecologismo politico in Italia riscoprendo le ragioni su cui è nato, potrebbe seppellire i Verdi nell’asfittica crisi della estrema sinistra italiana.
(*) Bertinotti : Le ragioni di una sconfitta/Alternative per il socialismo-Giugno 2008
15 tesi per la sinistra /Liberazione-11 novembre 2008
(**) sulla crisi dei Verdi si veda il post di ECO del 22 novembre (La crisi infinita dei Verdi
La Francescato ha già svolto il ruolo di portavoce, con poco risalto pubblico e con la fallita esperienza dell’alleanza con i socialisti che portò il Girasole a prendere il 2,2% alle elezioni politiche del 2001 (Camera-quota proporzionale) dopo le quali, per l’ennesima volta, come oggi, i Verdi sostituirono il loro portavoce e continuarono esattamente la politica di prima.
La visibilità politica del nuovo portavoce, allora come oggi, fù limitata e solo con il successivo avvento di Pecoraro i Verdi ebbero qualche visibilità televisiva in più ed anche qualche tentativo di riaggiustamento delle realtà regionali più disastrate e nell’ultima fase qualche dignitoso sussulto nell’ambito del Ministero dell’ambiente, mentre la gestione politica dei Verdi, uno dei partiti più “centralisti” e meno “federalisti” dell’ultimo decennio, restava saldamente in mano di un ristrettissimo gruppo di persone.
Il congresso di luglio è stato un po’ più “vero” dei precedenti, non solo perché la scomparsa dal parlamento e la mancanza in futuro del finanziamento pubblico, insieme al progetto del PD di cancellazione dei Verdi, rendono ardua perfino la sopravvivenza del piccolo apparato romano, ma perché per la prima volta sono emerse due strade diverse e di fatto difficilmente conciliabili che riguardano un problema vitale:se i Verdi sono una componente della sinistra, anzi della sinistra estrema e ne debbano seguire i tortuosi destini o se sono una cultura nuova proiettata a fare i conti con il destino futuro del pianeta e della condizione ambientale ma anche sociale dei cittadini e poco interessata al continuo borbottio riguardante la crisi della sinistra.
Tutto ciò centra poco con il caso Pecoraro, il quale ha probabilmente frequentato qualche hotel con troppe stelle e gestito le realtà locali dei Verdi con un eccesso di correntismo intollerabile. Ma Pecoraro è stato attaccato da destra e (dietro le quinte) da sinistra chiedendone le dimissioni da Ministro, perché questo era concretamente il modo di avviare la cancellazione degli ambientalisti dalla politica istituzionale in Italia e non certo per un sussulto di moralismo in Berlusconi o in Veltroni.
Seppure in modo parziale e con qualche eccesso nella critica personale nei confronti del solo Pecoraro, la mozione di Marco Boato a Chianciano ha posto con chiarezza le alternative. E non casualmente dietro la posizione della Francescato si sono allineate anche le componenti che non sono disponibili ad un vero cambiamento di prospettiva dei Verdi. Ciò che stupisce è la assoluta incomprensione della crisi dei Verdi la quale deriva per prima cosa dal fatto che, non da ieri, ma da almeno dieci anni, essi hanno progressivamente abbandonato alcune loro caratteristiche originali: la volontà di “cambiare la politica” mentre si difendeva l’ambiente, una concezione federalista della società non egoistica e non razzista, la diffidenza verso la politica come professione, il rifiuto delle pratiche di sottogoverno, l’autonoma collocazione rispetto ai tradizionali schieramenti di destra e di sinistra ed alle loro correlate beghe di comitati d’affari e di interessi che si scontrano. Non è un caso che proprio nelle realtà dove queste caratteristiche originarie si sono in qualche modo mantenute, ad esempio nel Trentino ed in Alto Adige ma anche in parecchie località diffuse a macchia di leopardo sul territorio, i Verdi ottengono ancora dei risultati discreti, sebbene siano penalizzati dalla pessima immagine nazionale, ma non per questo non subiscono il tentativo di cancellazione da parte della casta (il caso della Provincia di Trento è esemplare ma non è certo isolato).
Lontano da queste riflessioni l’idea della Francescato, più volte ribadita recentemente e comunque ben diversa dai contenuti della mozione Francescato-Bonelli di Chianciano, è quella di “salvare il tesoretto” dei Verdi allestendo quel cantiere della sinistra con il quale per miracolo la cultura dei Verdi contaminerà ….i gruppi dirigenti in crisi dell’estrema sinistra salvando in una nuova catarsi culturale gli uni e gli altri.
Chi avesse qualche speranza in campo ambientalista sulle possibilità di successo di un tale progetto farebbe bene a leggersi un po’ delle riflessioni post sconfitta elettorale dei gruppi dirigenti dei partiti della estrema sinistra ( che è bene ricordare sono 5 e tutti insieme, divisi come sono, difficilmente supereranno il 5% nelle prossime scadenze elettorali di giugno). Non c’è traccia di conversione ecologista come elemento di superamento della crisi “secolare” di quella sinistra.
Se si legge e si rilegge cosa scrive Bertinotti, che dopo Vladimir Luxuria è sicuramente il più acuto lettore della crisi della sinistra, ad esempio nel lungo intervento pubblicato a novembre su Liberazione (*), sono pressocchè assenti la parola ecologia, ambiente, sostenibile, decrescita, inquinamento, clima e per la verità anche: nonviolenza, pace, convivenza …Naturalmente c’è da augurarsi che i gruppi della sinistra trovino le ragioni e le idee per riprendere un qualche ruolo nella realtà italiana, prima di tutto superando la loro frammentazione, che non è questione che pesi poco, dando qualche contributo al superamento della politica come luogo esclusivo di caste e di comitati di affari. Se in Germania Die Linke,accanto e indipendentemente dai Verdi, è riuscita a far rinascere qualche ragione per far esistere una sinistra stimata,come i Verdi, al 10-12 %, non si capisce perché ciò non dovrebbero essere possibile in Italia. Ma che c’entra tutto questo con la storia dei Verdi in Italia?
La crisi dei Verdi viene da lontano ed era già matura, anzi marcia, ben prima della sconfitta della Sinistra Arcobaleno. (**) Ma le ragioni e l’urgenza di una cultura politica ecologista sono, al contrario di quelle della sinistra storica, più attuali che mai. Oggi ci sono in Italia migliaia di gruppi,comitati, collettivi, associazioni, gruppi studenteschi, giornalini riviste e blog che si occupano e intervengono, certo in modo molto frammentario, sulle questioni dell’ecologismo, dell’ambiente ,della convivenza, della non violenza,della decrescita.E le questioni sono tutte attuali, urgenti, e sempre meno affrontate dentro le istituzioni dove gli ecologisti sono ormai quasi assenti.
In moltissimi casi gli animatori di questi gruppi sono ex verdi, persone che hanno partecipato a tutta la fase nascente dei Verdi e che nella seconda metà degli anni ’90, delusi, se ne sono progressivamente allontanati.
Addirittura si assiste a fenomeni non isolati di persone che nel corso degli ultimi dieci anni hanno abbandonato i Verdi aderendo a gruppi di sinistra od al PDS poi PD e che oggi ritornano indietro disillusi, cercando di riprendere, con ovvie difficoltà, un impegno politico direttamente ecologista. La cultura ecologista contagia fortemente i movimenti studenteschi affacciatisi nuovamente negli ultimi tempi, addirittura costringe a fare i conti con questi temi il nuovo presidente americano Obama.
La Francescato ignora, o dimentica di valutare che, se non cambia qualcosa, alle prossime scadenze elettorali l’elettorato dell’area di sinistra e quello storicamente disponibile a votare i Verdi, o non andrà a votare, come già successo in Abruzzo, o voterà in massa insieme a pezzi di elettorato del PD, per le liste di Di Pietro (che non è per nulla un ecologista) o per le liste civiche-cinque stelle di Grillo (i cui meet-up ed il cui blog hanno da sempre una connotazione, certo approssimativa, ma fortemente ecologista e nonviolenta).
Se questo scenario è attendibile resta difficile da capire quale senso e quale prospettive abbia il cantiere della Francescato che, invece di produrre un vero rinnovamento dell’ecologismo politico in Italia riscoprendo le ragioni su cui è nato, potrebbe seppellire i Verdi nell’asfittica crisi della estrema sinistra italiana.
(*) Bertinotti : Le ragioni di una sconfitta/Alternative per il socialismo-Giugno 2008
15 tesi per la sinistra /Liberazione-11 novembre 2008
(**) sulla crisi dei Verdi si veda il post di ECO del 22 novembre (La crisi infinita dei Verdi
italiani).
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