Ha avuto un buon successo la manifestazione dei comitati NOTAV svoltasi ieri a Susa con almeno 15-20.000 partecipanti che hanno occupato quasi 5 km della statale con il loro corteo.E’ la prima manifestazione senza la maggior parte dei sindaci che con Ferrentino ,presidente della Comunità montana della bassa valle, hanno scelto da tempo di partecipare all’Osservatorio presieduto dal Commissario di governo Mario Virano. In quella sede i sindaci tentano di sostenere la proposta FARE cioè l’ipotesi di discutere ed eventualmente procedere negli interventi suddividendo in 4 tratte il percorso, partendo comunque a ritroso dal nodo di Torino, verificando tappa per tappa se e cosa fare lasciando in ogni modo in coda il tratto di intercomunicazione fra Italia e Francia (tunnel).
Un’ ipotesi che al momento ha creato una divisione in valle ma non eviterà la verifica nel prossimo anno perché finora nessuno nel governo l’ha presa seriamente in considerazione.
Nel frattempo l’Unione europea ha deciso il finanziamento con 671 milioni di euro della tratta Torino-Lione nel periodo 2007-2013, nell’ambito di 11 progetti per le reti transeuropee di trasporto (Ten-T).
Ma solo pochi giorni fa nel corso di un incontro a Bruxells, organizzato per iniziativa di Monica Frassoni, parlamentare europea dei Verdi, con il Coordinatore per i trasporti Brinkhorst, è emerso che il progetto presentato dal governo italiano all’UE non è conosciuto finora dall’Osservatorio (ma di che discute allora l’Osservatorio? ha chiesto Brinkhorst ).Ma lo stesso Brinkhorst si è dichiarato non a conoscenza del fatto che secondo calcoli della Corte dei Conti i costi della sola tratta internazionale sarebbero già saliti da 4,3 a 9,4 miliardi. Tanto per non smentire che i costi delle grandi opere in Italia sono una variabile che si evolve nel tempo, come insegnano le realizzazioni di AV nostrane costate da 5 a 7 volte quelle francesi o tedesche.
Ma il vero problema che i comitati dovranno affrontare riguarda le elezioni di giugno dove si rieleggeranno tutti i sindaci della valle e di parecchi comuni della provincia di Torino e si rinnoverà la Provincia stessa. Nei comuni della valle, tutti al di sotto dei 15.000 abitanti, non c’è il doppio turno e la lista che prende un voto in più governa; sistema che rende problematica l’eventuale presentazione di liste anti TAV. Nei comuni del resto della provincia il problema è ancora più complesso in quanto come anche alla Provincia prolifica l’idea di liste civiche, prima di tutto quelle “a cinque stelle” di Grillo, che magari dovrebbero sostenere candidati sindaci o lo stesso candidato per la Provincia che hanno posizioni diverse su parecchie delle principali questioni riguardanti il territorio (TAV, Inceneritore, Tangenziale est ad esempio).Insomma, si delinea ancora una volta la mancanza di una progettualità politica generale dell’insieme di tanti gruppi sempre più chiusi nel loro ambito o questione specifica, che non riescono ad uscire dalla propria collocazione locale e non incidono sulle scelte del paese lasciate ai soliti partiti.
Senza contare anche l’ipotesi, ventilata da qualche giornale locale, (per la verità difficile da credere), che le forze politiche che sostengono la TAV (PdL,PD,UDC) possano allearsi in alcuni comuni difficili (le cosiddette “liste dell’inciucio”). A questo punto, in una parte almeno della provincia di Torino, le elezioni diventerebbero di fatto un referendum, pro o contro la TAV.
Un’ ipotesi che al momento ha creato una divisione in valle ma non eviterà la verifica nel prossimo anno perché finora nessuno nel governo l’ha presa seriamente in considerazione.
Nel frattempo l’Unione europea ha deciso il finanziamento con 671 milioni di euro della tratta Torino-Lione nel periodo 2007-2013, nell’ambito di 11 progetti per le reti transeuropee di trasporto (Ten-T).
Ma solo pochi giorni fa nel corso di un incontro a Bruxells, organizzato per iniziativa di Monica Frassoni, parlamentare europea dei Verdi, con il Coordinatore per i trasporti Brinkhorst, è emerso che il progetto presentato dal governo italiano all’UE non è conosciuto finora dall’Osservatorio (ma di che discute allora l’Osservatorio? ha chiesto Brinkhorst ).Ma lo stesso Brinkhorst si è dichiarato non a conoscenza del fatto che secondo calcoli della Corte dei Conti i costi della sola tratta internazionale sarebbero già saliti da 4,3 a 9,4 miliardi. Tanto per non smentire che i costi delle grandi opere in Italia sono una variabile che si evolve nel tempo, come insegnano le realizzazioni di AV nostrane costate da 5 a 7 volte quelle francesi o tedesche.
Ma il vero problema che i comitati dovranno affrontare riguarda le elezioni di giugno dove si rieleggeranno tutti i sindaci della valle e di parecchi comuni della provincia di Torino e si rinnoverà la Provincia stessa. Nei comuni della valle, tutti al di sotto dei 15.000 abitanti, non c’è il doppio turno e la lista che prende un voto in più governa; sistema che rende problematica l’eventuale presentazione di liste anti TAV. Nei comuni del resto della provincia il problema è ancora più complesso in quanto come anche alla Provincia prolifica l’idea di liste civiche, prima di tutto quelle “a cinque stelle” di Grillo, che magari dovrebbero sostenere candidati sindaci o lo stesso candidato per la Provincia che hanno posizioni diverse su parecchie delle principali questioni riguardanti il territorio (TAV, Inceneritore, Tangenziale est ad esempio).Insomma, si delinea ancora una volta la mancanza di una progettualità politica generale dell’insieme di tanti gruppi sempre più chiusi nel loro ambito o questione specifica, che non riescono ad uscire dalla propria collocazione locale e non incidono sulle scelte del paese lasciate ai soliti partiti.
Senza contare anche l’ipotesi, ventilata da qualche giornale locale, (per la verità difficile da credere), che le forze politiche che sostengono la TAV (PdL,PD,UDC) possano allearsi in alcuni comuni difficili (le cosiddette “liste dell’inciucio”). A questo punto, in una parte almeno della provincia di Torino, le elezioni diventerebbero di fatto un referendum, pro o contro la TAV.
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