Russia. Mega cattedrale al posto del parco, luogo di
ritrovo per i ragazzi di Ekaterinburg, con la benedizione di Putin e della
Chiesa ortodossa. Ad opporsi un movimento «moderno» e non violento, che non
evita la dura repressione delle autorità: oltre 100 i fermi amministrativi
di Yurii Colombo *
Ecologista,
anticlericale, radicale. Esplode a sorpresa a Ekaterinburg – capitale degli
Urali e città natale di Boris Eltsin – il primo grande movimento giovanile
russo del XXI secolo contro la costruzione di una cattedrale della chiesa
ortodossa in una piazza del centro.
LA
CATTEDRALE della Santa Grande Caterina era
stata costruita alla fondazione della città nel 1723 e venne abbattuta
dall’amministrazione sovietica nel 1930, durante una delle campagne
antireligiose dell’epoca. Ma nel 2010, con il sostegno del sindaco di
Ekaterinburg, la chiesa ortodossa ne ha preteso la ricostruzione in vista del
tricentenario della sua erezione. Questa però è solo una parte della storia.
Chi finanzia l’operazione del costo di oltre 70 milioni di dollari sono Igor
Altushkin (magnate del cotone) e Andrey Kozitsyn (boss del settore metallurgico
negli Urali), che da sempre fanno affari con il patriarcato di Mosca. Kozitsyn
ha già partecipato al restauro del monastero di Valaam, il più frequentato da
Vladimir Putin, e fa parte di molte fondazioni che gestiscono la costruzione di
chiese in tutto il paese. Come Altushkin – 4,4 miliardi di dollari di
patrimonio accertati da Forbes – il quale è stato ringraziato lo scorso anno
per il suo fervore religioso con uno stanziamento di 60 miliardi di rubli da
parte di Gazprombank per aprire un grande impianto industriale metallurgico a
Celyabinsk. Un business perfetto se non si fossero messi di mezzo i ragazzi di
Ekaterinburg.
LA PIAZZA
OTTOBRE, scelta come luogo destinato a
ospitare una montagna di cemento alta 75 metri, è nota tra i giovani della
città semplicemente come «Square». Lussureggiante e bagnata da uno splendido
lago artificiale, è da sempre il ritrovo serale dei ragazzi di Ekaterinburg
nella bella stagione. Così quando lunedì sono apparse le prime recinzioni in
vista dell’inizio dei lavori è partito un tam tam via social che ha portato
nella notte alla mobilitazione intorno alla location di migliaia di giovani.
«Per far posto alla chiesa verranno abbattuti 200 alberi e verrà cementificata
un’intera area verde» spiegava una ragazza intervistata una televisione locale
la prima sera della mobilitazione. E un amico aggiungeva: «Non siamo
antireligiosi, ma in centro ci sono già 4-5 grandi chiese, un’altra è inutile».
Una mobilitazione che è continuata a crescere nelle serate successive
trasformandosi in un vero e proprio happening e flash-mob che va già oltre le
stesse motivazioni iniziali. Si suona, si balla, si beve birra in quello che
malgrado gli appelli della polizia a sgomberare (le manifestazioni non sono
autorizzate) è diventato uno spazio liberato. E si abbattono le recinzioni
anche se il giorno dopo ne vengono innalzate di più alte e robuste.
SONO
MANIFESTAZIONI che
preoccupano, e molto, Putin. Giovedì sera, dopo che blandizie e minacce del
sindaco non erano servite a bloccare i presidi è sceso in campo personalmente
il capo del Cremlino, con una intervista televisiva. Ha accusato «gli agitatori
di professione venuti da Mosca» e ha sostenuto che «la soluzione del problema
dovrà essere decisa attraverso un sondaggio di tutta la popolazione
interessata» e non da una «minoranza vociante»: parole che non hanno fatto che
convincere i giovani degli Urali di essere sulla buona strada. La loro
mobilitazione pacifica è stata colpita da un’inaudita repressione. Sono ormai
oltre 100 i fermi amministrativi effettuati dalla polizia, con condanne a
detenzioni per una o due settimane o al pagamento di multe salatissime. Come
quella denunciata da Marina su Facebook, di oltre 40mila dollari. Sono 7 invece
i giovani che saranno processati penalmente.
«SI TRATTA
DI UN MOVIMENTO moderno –
afferma il sociologo Boris Kagarlitsky – che ricorda Occupy a New York e il
parco Gezi a Istanbul. Niente leader, comunicazione orizzontale, obiettivi
concreti». E in effetti i ragazzi che si vedono nelle dirette serali del canale
televisivo Dozd sono maledettamente simili ai loro coetanei “occidentali”.
«Ascoltano la stessa musica indie-rock, vestono le stesse felpe e le stesse
snickers e non vedono un futuro luminoso davanti a sé», conferma Kagarlitsky.
Uno dei
mille fili insomma di una lotta planetaria. Che stasera andrà in replica a
Ekaterinburg.
*
da il manifesto, 18 maggio 2019
Nessun commento:
Posta un commento