di Peter
Nonnenmacher *
La favola
d'un paese nel quale , inaspettatamente, una sinistra c'è. Almeno una vecchia
sinistra, come da noi c'era una volta.
«Da quando Jeremy Corbyn è diventato leader del Partito
laburista gli iscritti sono triplicati. Il merito è anche di un’organizzazione
che ha saputo coinvolgere i militanti di sinistra con nuove forme di
partecipazione»
Nessuno sa ancora quando si terranno le prossime elezioni legislative nel Regno Unito. Con il caos della Brexit tutto è possibile, anche che alla fine si vada alle elezioni anticipate, come nel 2017. Comunque sia, migliaia di attivisti del partito laburista britannico si danno da fare per essere pronti a dare battaglia da un momento all’altro. Non solo: fin d’ora vogliono mettere alle strette i singoli parlamentari conservatori, con iniziative pubbliche al grido di unseat (mandateli a casa).
Nei collegi elettorali in mano ai conservatori, come quello dell’ex ministra dell’interno Amber Rudd a Hastings, nel Sussex, è già in corso una vivace campagna in vista del voto. Alle elezioni per la Camera dei comuni non ci sono liste plurinominali, perciò ogni seggio va difeso singolarmente. E chi ha una maggioranza risicata come Rudd rischia seriamente di perderla appena cambia il vento a livello locale. Anche altri esponenti dei Tory, come il ministro degli esteri Boris Johnson, temono di finire vittime di un’offensiva della sinistra alle prossime elezioni.
Quel che sorprende di più, però, è il nervosismo manifestato da molti parlamentari laburisti. Infatti gli attivisti del loro partito non hanno dichiarato guerra solo ai conservatori al governo: vogliono anche mettere in riga i propri rappresentanti. E vogliono un partito che segua “la volontà della base”, che sostenga il segretario Jeremy Corbyn, fautore della sinistra socialista, che punti a una “trasformazione radicale della società”. Rattoppare il sistema con qualche riforma, come in passato, non basta più.
Tra i laburisti chi la pensa diversamente parla terrorizzato di una “guardia pretoriana” che vorrebbe eliminare ogni dissenso. Secondo il vice di Corbyn, Tom Watson, questi pretoriani “somigliano un po’ a una folla inferocita”. È nato “un partito nel partito” che vuol conquistare i posti di comando, si lamenta il deputato Owen Smith. La stampa di destra del paese taglia corto parlando di “fanatici”, di “setta” e addirittura di un “mostro” nato a sinistra. E il “mostro” si chiama Momentum.
La parola inglese momentum si potrebbe tradurre con “impulso” o “slancio”. La democrazia di base aveva bisogno di un’organizzazione come Momentum, che esprimesse “un nuovo modo di fare politica”, dicono quelli che ne fanno parte. Chi si sente scavalcato dalla “nuova politica”, invece, parla di un apparato che con metodi meschini cerca di fare piazza pulita dei laburisti moderati. Come se la sinistra radicale si vendicasse in ritardo dell’epoca di Tony Blair. L’ex vicesegretario dei Laburisti, Roy Hattersley, ha lanciato l’allarme: a causa di Momentum, il partito sarebbe sull’orlo della “peggiore crisi della sua storia”.
Tutta questa attenzione non stupisce: in poco tempo Momentum ha fatto molta strada. Dal gennaio del 2018 ha una netta maggioranza nel National executive committee (Nec), la direzione del Partito laburista. Quindi può cambiare le regole del gioco, prendere le decisioni più importanti sul personale politico, influenzare la scelta dei candidati. Il gruppo parlamentare laburista alla camera dei comuni, che una volta era determinante, si sente completamente esautorato. I suoi esponenti temono che, se non dimostreranno di essere fedeli al segretario, prima delle prossime elezioni legislative saranno tolti di mezzo da un voto interno. Secondo il Guardian alcuni parlamentari e candidati avrebbero già firmato le dichiarazioni di fedeltà stilate da Momentum.
Ma cos’è questo gruppo capace di provocare tanto scompiglio? Non ha neanche tre anni, ma nel corso della sua breve esistenza ha costruito un “nocciolo duro” di più di quarantamila sostenitori, 170 sezioni e un’ampia rete di simpatizzanti pronti a mobilitarsi. Momentum è stata fondata nell’ottobre del 2015, poche settimane dopo la prima elezione di Jeremy Corbyn alla segreteria del partito. Inizialmente neanche Corbyn, un “manifestante permanente” praticamente ignorato per decenni, un outsider dell’ala sinistra del partito, sperava in una vittoria del genere.
Ma l’estate del 2015, segnata dalla rabbia contro l’establishment di cui tutti gli altri candidati erano accusati di far parte, ha giocato a suo favore. Per entrare nelle sale che ospitavano gli eventi della sua campagna elettorale la gente faceva la fila. Arrivavano in tanti per sentire dibattiti pubblici all’antica invece delle solite brevi dichiarazioni televisive. E le simpatie dei più giovani andavano a Corbyn, esponente della vecchia sinistra, appartenente a un’altra epoca, un ultrasessantenne per niente telegenico in giacca e sandali.
Grazie a un nuovo regolamento interno, che permette agli iscritti che versano un piccolo contributo di diventare “sostenitori ufficiali” e di partecipare alla scelta del segretario, alle elezioni per la leadership laburista dell’agosto 2015 c’è stata un’affluenza di massa. E la massa ha votato per Corbyn. Un’ondata di protesta nata spontaneamente ha portato al vertice del partito il candidato più improbabile. Eppure i fan di Corbyn sapevano bene che il loro beniamino non era molto amato dal gruppo parlamentare, dall’opinione pubblica e dai giornalisti. Sapevano anche che avrebbe dovuto faticare per restare in carica. E temevano che l’entusiasmo estivo si esaurisse rapidamente.
Tuttavia la campagna di Corbyn era riuscita a spingere verso l’azione politica e la partecipazione diretta molte persone che, fino ad allora, non avevano mai fatto parte di nessuna organizzazione. È stato così che Jon Lansman, veterano della sinistra laburista e responsabile del sito Left futures, che sostiene Corbyn, ha fondato Momentum, un’organizzazione di militanti nata per mantenere in vita lo slancio di quell’insolita estate.
L’intenzione era quella di rafforzare Corbyn e la sinistra laburista. La sinistra socialista diceva di voler “accrescere il proprio peso nel partito”, che secondo loro sarebbe dovuto diventare molto più democratico. Allo stesso tempo Momentum voleva che quelle decine di migliaia di nuovi iscritti tenessero duro, senza farsi spaventare dalla burocrazia delle sezioni e dalla monotonia del quotidiano. Perciò bisognava coinvolgerli in azioni, manifestazioni e iniziative.
Momentum voleva una condizione di attivismo permanente. In effetti, durante quella strana estate del 2015, tra la sconitta del Partito laburista alle elezioni legislative di maggio e la nascita di Momentum a ottobre, il numero degli iscritti al partito è raddoppiato, passando da 185mila a 370mila. Corbyn ha accolto con gratitudine l’appoggio di Momentum: “Dobbiamo mantenere lo slancio di questi ultimi quattro mesi”.
Lansman e Momentum volevano “stabilire collegamenti sia all’esterno sia all’interno del Partito laburista”, mantenendo un forte legame con quest’ultimo, ma senza essere sotto il suo controllo. Affermazioni di questo tipo hanno suscitato forti preoccupazioni nel gruppo parlamentare alla camera dei comuni e nella base tradizionale. Ci si chiedeva che bisogno c’era di fondare un “movimento sociale” se c’era già un partito.
L’ex ministra agli affari europei Caroline flint, per esempio, già poco dopo la fondazione di Momentum temeva un tentativo di iniltrazione nel partito da parte di “organizzazioni dell’estrema sinistra”: “Negli anni ottanta formazioni della sinistra radicale come Militant facevano esattamente questo. Operavano come cellule separate all’interno del Partito laburista, senza essergli davvero fedeli”.
Militant, o la Militant tendency, è stata una formazione trotzkista dell’era di Margaret Thatcher, che puntava a inserirsi in un Partito laburista indebolito. In città come Liverpool riuscì a conquistare un certo peso. Ma quella piccola organizzazione, guidata da una rigida ideologia, non riuscì mai ad assicurarsi nella base un sostegno ampio come quello di cui gode oggi Momentum.
I tempi cambiano
Il nuovo movimento non è guidato dalla disciplina di piccoli gruppi di militanti rivoluzionari, ma da un entusiasmo difuso, da un desiderio talvolta vago e confuso di cambiamento. Eppure i professionisti della politica come Lansman, il leader di Momentum, che ormai siede anche nel Nec, sanno bene come tradurre questo desiderio in un’influenza concreta.
Quello che serve, secondo Lansman, è “una guida socialista del Partito laburista, che operi in coordinamento con gli attivisti della base”. Per troppo tempo la politica è stata “autoreferenziale ed eccessivamente sbilanciata verso Westminster”.
In realtà il successo di Momentum è anche frutto dei tempi. Un ruolo importante l’ha avuto la disillusione nei confronti di Tony Blair, gordon Brown e del resto della dirigenza del partito, screditata dalla guerra in Iraq. Corbyn, invece, ha guidato per anni la coalizione Stop the war contro la cosiddetta guerra al terrorismo. Anche la campagna per il disarmo nucleare, che Corbyn ha sempre sostenuto, unisce spontaneamente la vecchia sinistra e i giovani militanti.
Molti a sinistra hanno attribuito la crisi inanziaria del 2008 alla politica neoliberista del New Labour. E dal 2010 hanno accusato l’opposizione laburista guidata da Ed Miliband di non essersi opposta con suiciente impegno alle politiche di austerità dei conservatori.
Contemporaneamente, una nuova generazione di dirigenti sindacali orientati a sinistra, più aperta a idee radicali, ha fatto il suo ingresso sulla scena. Mentre i dirigenti del Labour continuavano a sostenere la privatizzazione del settore pubblico insieme ai Tory, sempre più elettori laburisti rivolevano la “loro” posta e le “loro” ferrovie, e soprattutto volevano fermare la “privatizzazione strisciante” del sistema sanitario nazionale. Molti sono stati ispirati da movimenti sorti altrove, come Syriza in grecia e Podemos in Spagna. Il successo di Momentum quindi non è nato nel vuoto. Anche grazie all’ottimismo e alla spinta verso il cambiamento di questi movimenti, quando David Cameron ha indetto il referendum sull’uscita dall’Unione europea, poco dopo la fondazione di Momentum, l’organizzazione, forte soprattutto a Londra e tra i figli frustrati della borghesia, si è schierata a favore della permanenza nell’Unione.
Nel maggio del 2016 due terzi dei suoi iscritti hanno votato a fa vore di una più convinta campa gna referendaria contro la Brexit, che Momentum doveva condurre senza badare all’atteggiamento tiepido di Jeremy Corbyn sul tema. Tutti sapevano che Corbyn era ancora attaccato al sogno di un Regno Unito socialista e “libero” dall’inluenza europea: un sogno che il Labour aveva già coltivato all’inizio degli anni ottanta, quando Tony Benn era ancora il modello e il maestro comune di Corbyn e Jon Lansman.
Nuovi strumenti
Nel frattempo i giovani militanti del Labour cercavano di mettere in pratica il “nuovo modo di fare di politica” anche per quanto riguarda le forme. E così, durante il congresso del partito laburista nell’autunno 2016 e 2017, hanno organizzato dei festival intitolati The world transformed (il mondo trasformato), con stand per dibattiti, gruppi di bricolage socialista, serate di quiz al pub e sfilate di moda colorate e politiche. L’obiettivo era distinguersi dalla solita “sfilata delle cravatte” in sala conferenze. Venivano offerti anche “workshop digitali”, per imparare a usare i social network e a produrre video politici.
È stata sviluppata una M.app per comunicare appuntamenti e informazioni in modo più eiciente. Dal punto di vista della tecnologia, Momentum aveva sbaragliato i suoi concorrenti politici già alle elezioni della camera dei comuni del giugno 2017, indette a sorpresa da Theresa May, che si sono rivelate un vero colpo di fortuna per l’organizzazione di base del Partito laburista. grazie a un sito creato in fretta e furia, My nearest marginal, che segnalava i collegi elettorali in bilico e tutte le attività locali della campagna elettorale, la sinistra britannica si è ritrovata con uno strumento che non aveva mai avuto.
Naturalmente le nuove forme di comunicazione hanno avuto un effetto così dirompente solo grazie alla presenza di un largo bacino di sostenitori pronti a usarle. Secondo Emma Rees, l’orgogliosa responsabile della campagna elettorale di Momentum, nel 2017 più di centomila persone si sono coordinate attraverso il sito. Inoltre la pagina facebook dell’organizzazione ha raggiunto milioni di cittadini.
Rispecchiando in pieno lo stile della campagna elettorale di Bernie Sanders alle primarie del Partito democratico statunitense del 2016, gli attivisti di Momentum hanno ricevuto gli strumenti necessari e sono stati “strategicamente” indirizzati dove c’era più bisogno di loro. Secondo Rees “quasi diecimila attivisti si sono impegnati a prendersi una giornata libera dal lavoro nel giorno delle elezioni (che nel Regno Unito si svolgono di giovedì). Hanno bussato a più di 1,2 milioni di porte per assicurarsi che gli elettori del Partito laburista andassero davvero ai seggi”.
La campagna porta a porta non è certo una novità nel Regno Unito. Qui tutti i partiti bussano alle case, cercando il contatto diretto con gli elettori. Ma stavolta grazie a Momentum il Partito laburista ha goduto di un considerevole vantaggio. Come osserva soddisfatto Adam Klug, cofondatore di Momentum, il Labour si è distinto nettamente dal Partito conservatore, esanime, privo di energie intellettuali e con un’emorragia di iscritti: “È quello che succede ai partiti in cui i militanti non contano nulla” (alle elezioni dell’8 giugno 2017 il Labour ha preso il 40 per cento dei voti, quasi il 10 per cento in più rispetto al voto del 2015, ma è stato sconfitto dai conservatori, che hanno raccolto il 42,4 per cento dei consensi).
Il ministro dell’ambiente Michael gove, un falco conservatore, si è complimentato a denti stretti con i suoi avversari di sinistra: “Il Partito conservatore può imparare molto da Momentum”. Nel frattempo il numero degli iscritti dei Tory sembra essere sceso a 70mila. Momentum spera di superarli entro il 2020.
Il Partito laburista invece è cresciuto fino a 570mila iscritti. E grazie al risultato del giugno 2017 è diventato uno dei maggiori partiti europei, in controtendenza rispetto al crollo generale delle formazioni socialdemocratiche in tutta Europa.
Tutto questo ovviamente ha contribuito a raforzare la posizione di Corbyn all’interno del Labour. I membri di Momentum da qualche tempo sono tenuti a essere iscritti anche al Partito laburista, per smentire l’accusa di essere degli infiltrati. Ma nel partito c’è ancora molta diffidenza. gli avversari di Momentum sostengono che l’organizzazione sta ancora cercando di prendere il controllo di tutti gli organi del partito e delle liste elettorali. Lansman, osservano, ha chiesto che in futuro per impedire la ricandidatura automatica di un deputato della camera dei comuni non serva più una maggioranza assoluta ma sia suiciente il voto di un terzo degli iscritti di una sezione.
Le prime crepe
Ma negli ultimi tempi sono emerse contraddizioni sempre più evidenti. Anche i sindacati che all’inizio sostenevano Momentum sono stati irritati dalla “volontà di conquista” dell’organizzazione. In alcuni casi Momentum ha addirittura ignorato le indicazioni di Corbyn.
Recentemente una feroce polemica sull’antisemitismo nel partito ha creato altri problemi. Negli ultimi anni Corbyn e alcuni esponenti di Momentum sono stati molto cauti nell’imporre misure contro l’antisemitismo, mentre il direttivo dell’organizzazione e lo stesso Lansman (che è ebreo) ora pretendono un giro di vite. A Pasqua la direzione di Momentum ha dichiarato in maniera molto franca che evidentemente finora l’intensità delle pulsioni antisemite nel Partito laburista era stata gravemente sottovalutata. Accuse simili “non possono essere ridotte a semplici calunnie provenienti da destra”, recitava il comunicato. Piuttosto, “bisognerebbe allontanare le persone da queste teorie del complotto per condurle a una comprensione sistematica del funzionamento della società e del capitalismo”. In fondo, è questo il compito che Momentum si era data in dall’inizio
Nessuno sa ancora quando si terranno le prossime elezioni legislative nel Regno Unito. Con il caos della Brexit tutto è possibile, anche che alla fine si vada alle elezioni anticipate, come nel 2017. Comunque sia, migliaia di attivisti del partito laburista britannico si danno da fare per essere pronti a dare battaglia da un momento all’altro. Non solo: fin d’ora vogliono mettere alle strette i singoli parlamentari conservatori, con iniziative pubbliche al grido di unseat (mandateli a casa).
Nei collegi elettorali in mano ai conservatori, come quello dell’ex ministra dell’interno Amber Rudd a Hastings, nel Sussex, è già in corso una vivace campagna in vista del voto. Alle elezioni per la Camera dei comuni non ci sono liste plurinominali, perciò ogni seggio va difeso singolarmente. E chi ha una maggioranza risicata come Rudd rischia seriamente di perderla appena cambia il vento a livello locale. Anche altri esponenti dei Tory, come il ministro degli esteri Boris Johnson, temono di finire vittime di un’offensiva della sinistra alle prossime elezioni.
Quel che sorprende di più, però, è il nervosismo manifestato da molti parlamentari laburisti. Infatti gli attivisti del loro partito non hanno dichiarato guerra solo ai conservatori al governo: vogliono anche mettere in riga i propri rappresentanti. E vogliono un partito che segua “la volontà della base”, che sostenga il segretario Jeremy Corbyn, fautore della sinistra socialista, che punti a una “trasformazione radicale della società”. Rattoppare il sistema con qualche riforma, come in passato, non basta più.
Tra i laburisti chi la pensa diversamente parla terrorizzato di una “guardia pretoriana” che vorrebbe eliminare ogni dissenso. Secondo il vice di Corbyn, Tom Watson, questi pretoriani “somigliano un po’ a una folla inferocita”. È nato “un partito nel partito” che vuol conquistare i posti di comando, si lamenta il deputato Owen Smith. La stampa di destra del paese taglia corto parlando di “fanatici”, di “setta” e addirittura di un “mostro” nato a sinistra. E il “mostro” si chiama Momentum.
La parola inglese momentum si potrebbe tradurre con “impulso” o “slancio”. La democrazia di base aveva bisogno di un’organizzazione come Momentum, che esprimesse “un nuovo modo di fare politica”, dicono quelli che ne fanno parte. Chi si sente scavalcato dalla “nuova politica”, invece, parla di un apparato che con metodi meschini cerca di fare piazza pulita dei laburisti moderati. Come se la sinistra radicale si vendicasse in ritardo dell’epoca di Tony Blair. L’ex vicesegretario dei Laburisti, Roy Hattersley, ha lanciato l’allarme: a causa di Momentum, il partito sarebbe sull’orlo della “peggiore crisi della sua storia”.
Tutta questa attenzione non stupisce: in poco tempo Momentum ha fatto molta strada. Dal gennaio del 2018 ha una netta maggioranza nel National executive committee (Nec), la direzione del Partito laburista. Quindi può cambiare le regole del gioco, prendere le decisioni più importanti sul personale politico, influenzare la scelta dei candidati. Il gruppo parlamentare laburista alla camera dei comuni, che una volta era determinante, si sente completamente esautorato. I suoi esponenti temono che, se non dimostreranno di essere fedeli al segretario, prima delle prossime elezioni legislative saranno tolti di mezzo da un voto interno. Secondo il Guardian alcuni parlamentari e candidati avrebbero già firmato le dichiarazioni di fedeltà stilate da Momentum.
Ma cos’è questo gruppo capace di provocare tanto scompiglio? Non ha neanche tre anni, ma nel corso della sua breve esistenza ha costruito un “nocciolo duro” di più di quarantamila sostenitori, 170 sezioni e un’ampia rete di simpatizzanti pronti a mobilitarsi. Momentum è stata fondata nell’ottobre del 2015, poche settimane dopo la prima elezione di Jeremy Corbyn alla segreteria del partito. Inizialmente neanche Corbyn, un “manifestante permanente” praticamente ignorato per decenni, un outsider dell’ala sinistra del partito, sperava in una vittoria del genere.
Ma l’estate del 2015, segnata dalla rabbia contro l’establishment di cui tutti gli altri candidati erano accusati di far parte, ha giocato a suo favore. Per entrare nelle sale che ospitavano gli eventi della sua campagna elettorale la gente faceva la fila. Arrivavano in tanti per sentire dibattiti pubblici all’antica invece delle solite brevi dichiarazioni televisive. E le simpatie dei più giovani andavano a Corbyn, esponente della vecchia sinistra, appartenente a un’altra epoca, un ultrasessantenne per niente telegenico in giacca e sandali.
Grazie a un nuovo regolamento interno, che permette agli iscritti che versano un piccolo contributo di diventare “sostenitori ufficiali” e di partecipare alla scelta del segretario, alle elezioni per la leadership laburista dell’agosto 2015 c’è stata un’affluenza di massa. E la massa ha votato per Corbyn. Un’ondata di protesta nata spontaneamente ha portato al vertice del partito il candidato più improbabile. Eppure i fan di Corbyn sapevano bene che il loro beniamino non era molto amato dal gruppo parlamentare, dall’opinione pubblica e dai giornalisti. Sapevano anche che avrebbe dovuto faticare per restare in carica. E temevano che l’entusiasmo estivo si esaurisse rapidamente.
Tuttavia la campagna di Corbyn era riuscita a spingere verso l’azione politica e la partecipazione diretta molte persone che, fino ad allora, non avevano mai fatto parte di nessuna organizzazione. È stato così che Jon Lansman, veterano della sinistra laburista e responsabile del sito Left futures, che sostiene Corbyn, ha fondato Momentum, un’organizzazione di militanti nata per mantenere in vita lo slancio di quell’insolita estate.
L’intenzione era quella di rafforzare Corbyn e la sinistra laburista. La sinistra socialista diceva di voler “accrescere il proprio peso nel partito”, che secondo loro sarebbe dovuto diventare molto più democratico. Allo stesso tempo Momentum voleva che quelle decine di migliaia di nuovi iscritti tenessero duro, senza farsi spaventare dalla burocrazia delle sezioni e dalla monotonia del quotidiano. Perciò bisognava coinvolgerli in azioni, manifestazioni e iniziative.
Momentum voleva una condizione di attivismo permanente. In effetti, durante quella strana estate del 2015, tra la sconitta del Partito laburista alle elezioni legislative di maggio e la nascita di Momentum a ottobre, il numero degli iscritti al partito è raddoppiato, passando da 185mila a 370mila. Corbyn ha accolto con gratitudine l’appoggio di Momentum: “Dobbiamo mantenere lo slancio di questi ultimi quattro mesi”.
Lansman e Momentum volevano “stabilire collegamenti sia all’esterno sia all’interno del Partito laburista”, mantenendo un forte legame con quest’ultimo, ma senza essere sotto il suo controllo. Affermazioni di questo tipo hanno suscitato forti preoccupazioni nel gruppo parlamentare alla camera dei comuni e nella base tradizionale. Ci si chiedeva che bisogno c’era di fondare un “movimento sociale” se c’era già un partito.
L’ex ministra agli affari europei Caroline flint, per esempio, già poco dopo la fondazione di Momentum temeva un tentativo di iniltrazione nel partito da parte di “organizzazioni dell’estrema sinistra”: “Negli anni ottanta formazioni della sinistra radicale come Militant facevano esattamente questo. Operavano come cellule separate all’interno del Partito laburista, senza essergli davvero fedeli”.
Militant, o la Militant tendency, è stata una formazione trotzkista dell’era di Margaret Thatcher, che puntava a inserirsi in un Partito laburista indebolito. In città come Liverpool riuscì a conquistare un certo peso. Ma quella piccola organizzazione, guidata da una rigida ideologia, non riuscì mai ad assicurarsi nella base un sostegno ampio come quello di cui gode oggi Momentum.
I tempi cambiano
Il nuovo movimento non è guidato dalla disciplina di piccoli gruppi di militanti rivoluzionari, ma da un entusiasmo difuso, da un desiderio talvolta vago e confuso di cambiamento. Eppure i professionisti della politica come Lansman, il leader di Momentum, che ormai siede anche nel Nec, sanno bene come tradurre questo desiderio in un’influenza concreta.
Quello che serve, secondo Lansman, è “una guida socialista del Partito laburista, che operi in coordinamento con gli attivisti della base”. Per troppo tempo la politica è stata “autoreferenziale ed eccessivamente sbilanciata verso Westminster”.
In realtà il successo di Momentum è anche frutto dei tempi. Un ruolo importante l’ha avuto la disillusione nei confronti di Tony Blair, gordon Brown e del resto della dirigenza del partito, screditata dalla guerra in Iraq. Corbyn, invece, ha guidato per anni la coalizione Stop the war contro la cosiddetta guerra al terrorismo. Anche la campagna per il disarmo nucleare, che Corbyn ha sempre sostenuto, unisce spontaneamente la vecchia sinistra e i giovani militanti.
Molti a sinistra hanno attribuito la crisi inanziaria del 2008 alla politica neoliberista del New Labour. E dal 2010 hanno accusato l’opposizione laburista guidata da Ed Miliband di non essersi opposta con suiciente impegno alle politiche di austerità dei conservatori.
Contemporaneamente, una nuova generazione di dirigenti sindacali orientati a sinistra, più aperta a idee radicali, ha fatto il suo ingresso sulla scena. Mentre i dirigenti del Labour continuavano a sostenere la privatizzazione del settore pubblico insieme ai Tory, sempre più elettori laburisti rivolevano la “loro” posta e le “loro” ferrovie, e soprattutto volevano fermare la “privatizzazione strisciante” del sistema sanitario nazionale. Molti sono stati ispirati da movimenti sorti altrove, come Syriza in grecia e Podemos in Spagna. Il successo di Momentum quindi non è nato nel vuoto. Anche grazie all’ottimismo e alla spinta verso il cambiamento di questi movimenti, quando David Cameron ha indetto il referendum sull’uscita dall’Unione europea, poco dopo la fondazione di Momentum, l’organizzazione, forte soprattutto a Londra e tra i figli frustrati della borghesia, si è schierata a favore della permanenza nell’Unione.
Nel maggio del 2016 due terzi dei suoi iscritti hanno votato a fa vore di una più convinta campa gna referendaria contro la Brexit, che Momentum doveva condurre senza badare all’atteggiamento tiepido di Jeremy Corbyn sul tema. Tutti sapevano che Corbyn era ancora attaccato al sogno di un Regno Unito socialista e “libero” dall’inluenza europea: un sogno che il Labour aveva già coltivato all’inizio degli anni ottanta, quando Tony Benn era ancora il modello e il maestro comune di Corbyn e Jon Lansman.
Nuovi strumenti
Nel frattempo i giovani militanti del Labour cercavano di mettere in pratica il “nuovo modo di fare di politica” anche per quanto riguarda le forme. E così, durante il congresso del partito laburista nell’autunno 2016 e 2017, hanno organizzato dei festival intitolati The world transformed (il mondo trasformato), con stand per dibattiti, gruppi di bricolage socialista, serate di quiz al pub e sfilate di moda colorate e politiche. L’obiettivo era distinguersi dalla solita “sfilata delle cravatte” in sala conferenze. Venivano offerti anche “workshop digitali”, per imparare a usare i social network e a produrre video politici.
È stata sviluppata una M.app per comunicare appuntamenti e informazioni in modo più eiciente. Dal punto di vista della tecnologia, Momentum aveva sbaragliato i suoi concorrenti politici già alle elezioni della camera dei comuni del giugno 2017, indette a sorpresa da Theresa May, che si sono rivelate un vero colpo di fortuna per l’organizzazione di base del Partito laburista. grazie a un sito creato in fretta e furia, My nearest marginal, che segnalava i collegi elettorali in bilico e tutte le attività locali della campagna elettorale, la sinistra britannica si è ritrovata con uno strumento che non aveva mai avuto.
Naturalmente le nuove forme di comunicazione hanno avuto un effetto così dirompente solo grazie alla presenza di un largo bacino di sostenitori pronti a usarle. Secondo Emma Rees, l’orgogliosa responsabile della campagna elettorale di Momentum, nel 2017 più di centomila persone si sono coordinate attraverso il sito. Inoltre la pagina facebook dell’organizzazione ha raggiunto milioni di cittadini.
Rispecchiando in pieno lo stile della campagna elettorale di Bernie Sanders alle primarie del Partito democratico statunitense del 2016, gli attivisti di Momentum hanno ricevuto gli strumenti necessari e sono stati “strategicamente” indirizzati dove c’era più bisogno di loro. Secondo Rees “quasi diecimila attivisti si sono impegnati a prendersi una giornata libera dal lavoro nel giorno delle elezioni (che nel Regno Unito si svolgono di giovedì). Hanno bussato a più di 1,2 milioni di porte per assicurarsi che gli elettori del Partito laburista andassero davvero ai seggi”.
La campagna porta a porta non è certo una novità nel Regno Unito. Qui tutti i partiti bussano alle case, cercando il contatto diretto con gli elettori. Ma stavolta grazie a Momentum il Partito laburista ha goduto di un considerevole vantaggio. Come osserva soddisfatto Adam Klug, cofondatore di Momentum, il Labour si è distinto nettamente dal Partito conservatore, esanime, privo di energie intellettuali e con un’emorragia di iscritti: “È quello che succede ai partiti in cui i militanti non contano nulla” (alle elezioni dell’8 giugno 2017 il Labour ha preso il 40 per cento dei voti, quasi il 10 per cento in più rispetto al voto del 2015, ma è stato sconfitto dai conservatori, che hanno raccolto il 42,4 per cento dei consensi).
Il ministro dell’ambiente Michael gove, un falco conservatore, si è complimentato a denti stretti con i suoi avversari di sinistra: “Il Partito conservatore può imparare molto da Momentum”. Nel frattempo il numero degli iscritti dei Tory sembra essere sceso a 70mila. Momentum spera di superarli entro il 2020.
Il Partito laburista invece è cresciuto fino a 570mila iscritti. E grazie al risultato del giugno 2017 è diventato uno dei maggiori partiti europei, in controtendenza rispetto al crollo generale delle formazioni socialdemocratiche in tutta Europa.
Tutto questo ovviamente ha contribuito a raforzare la posizione di Corbyn all’interno del Labour. I membri di Momentum da qualche tempo sono tenuti a essere iscritti anche al Partito laburista, per smentire l’accusa di essere degli infiltrati. Ma nel partito c’è ancora molta diffidenza. gli avversari di Momentum sostengono che l’organizzazione sta ancora cercando di prendere il controllo di tutti gli organi del partito e delle liste elettorali. Lansman, osservano, ha chiesto che in futuro per impedire la ricandidatura automatica di un deputato della camera dei comuni non serva più una maggioranza assoluta ma sia suiciente il voto di un terzo degli iscritti di una sezione.
Le prime crepe
Ma negli ultimi tempi sono emerse contraddizioni sempre più evidenti. Anche i sindacati che all’inizio sostenevano Momentum sono stati irritati dalla “volontà di conquista” dell’organizzazione. In alcuni casi Momentum ha addirittura ignorato le indicazioni di Corbyn.
Recentemente una feroce polemica sull’antisemitismo nel partito ha creato altri problemi. Negli ultimi anni Corbyn e alcuni esponenti di Momentum sono stati molto cauti nell’imporre misure contro l’antisemitismo, mentre il direttivo dell’organizzazione e lo stesso Lansman (che è ebreo) ora pretendono un giro di vite. A Pasqua la direzione di Momentum ha dichiarato in maniera molto franca che evidentemente finora l’intensità delle pulsioni antisemite nel Partito laburista era stata gravemente sottovalutata. Accuse simili “non possono essere ridotte a semplici calunnie provenienti da destra”, recitava il comunicato. Piuttosto, “bisognerebbe allontanare le persone da queste teorie del complotto per condurle a una comprensione sistematica del funzionamento della società e del capitalismo”. In fondo, è questo il compito che Momentum si era data in dall’inizio
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da Internazionale, 11 maggio 2018. Ripreso da Republik, Svizzera.
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