Non è un periodo facile per essere un immigrato in
Gran Bretagna. Quando fu eletto nel 2010, l’attuale primo ministro David
Cameron si era impegnato a riportare la l'immigrazione netta, cioè la
differenza tra chi entra nel paese e chi ne esce, al di sotto delle 100.000
unità l'anno. Le statistiche di fine novembre 2014 fissano invece questa cifra a 260.000 per
gli ultimi dodici mesi, livello addirittura superiore a quello del 2010. Con le elezioni generali inglesi fissate per il prossimo 7 maggio
l’immigrazione è al centro del dibattito politico e i toni sono tutt’altro che
amichevoli.
Da una parte c’è il partito conservatore. Dopo le stravaganti iniziative per contenere
l’immigrazione proveniente da Romania e Bulgaria, a novembre David Cameron si è nuovamente rivolto all'opinione pubblica
con un discorso in cui ha spiegato che "non esistono soluzioni facili al
problema". Nel suo discorso, il primo ministro in carica ha promesso di rendere la Gran Bretagna meno desiderabile per i disoccupati che vengono
dal resto dell’Europa: se sarò rieletto, ha detto David Cameron, toglierò agli
immigrati i benefit garantiti oggi dal welfare inglese per i lavoratori con
poco reddito, come i sussidi di disoccupazione e per la casa, le esenzioni
fiscali e gli aiuti in denaro per i bambini a carico, almeno per i primi
quattro anni di lavoro in Gran Bretagna; e non si potrà più arrivare
dall’estero senza una chiara offerta di lavoro, e se non si trova
un’occupazione entro sei mesi si dovrà lasciare il paese. In
contemporanea, David Cameron ha anche insistito che intende rinegoziare le
regole per la libera circolazione dei cittadini e in caso di diniego da parte
di Bruxelles, minaccia, “nulla è escluso”, alludendo al referendum per l’uscita della Gran Bretagna
dall’Unione Europea previsto per il 2017. Quello
su cui David Cameron tace, tuttavia, è che una stretta sulla libera circolazione
nell’Unione Europea avrebbe un effetto anche sui circa 150.000 britannici che lasciano
la Gran Bretagna ogni anno, oltre che sugli oltre dieci milioni che vivono stabilmente all’estero. Le conseguenze, ovviamente, sarebbero
enormi nel caso in cui la Gran Bretagna decidesse davvero di lasciare l’Unione
Europea.
Alla destra del partito conservatore c’è lo Ukip,
United Kingdom Independence Party, fondato da Nigel Farage e altri membri della
della Lega anti-federalista europea nel 1993.
Lo Ukip, che non era mai entrato nel parlamento inglese fino a quest’anno, in
novembre ha stravinto due recenti elezioni per seggi supplettive a Clacton e
Rochester and Stood, annichilendo il partito laburista e umiliando il primo
ministro David Cameron, che aveva sostenuto i candidati conservatori. Prima di
novembre, a maggio, lo Ukip era risultato il primo partito
britannico nelle elezioni per il Parlamento Europeo, raggiungendo anche una discreta eco in Italia per via della discussa alleanza con il Movimento 5 Stelle. Il programma dello Ukip è semplice: contrasto all'immigrazione selvaggia,
contrasto all'Unione Europea, la Gran Bretagna deve tornare agli inglesi. Lo
Ukip è riuscito a trasformare questi temi nei problemi centrali in vista delle
elezioni del 2015.
Ma l'immigrazione è davvero un problema per il Regno
Unito? Dipende da quale punto di vista si guarda questo
fenomeno. La scienza politica è spesso interessa a studiare il gap tra
percezioni e realtà e questo gap è particolarmente profondo nel caso di
questioni complesse come quella dell’immigrazione. Un recente studio di IPSOS mostra che i cittadini britannici, in media, ritiene che il 24% della
popolazione sia composta da immigrati, praticamente il doppio rispetto ai dati
reali (13%). YouGov ha rilevato che
quasi il 60% dei britannici pensa che l’immigrazione sia un fenomeno nocivo,
mentre i dati di NatCen mostrano che oltre tre quarti della popolazione ritiene che ci sono troppi
immigrati e il loro numero vada drasticamente ridotto. Eppure, le persone che
oggi scelgono di trasferirsi nel Regno Unito sono ben diverse dalle famiglie
povere e numerose che provenivano in grande maggior parte dai paesi del
Commonwealth negli anni Settanta e Ottanta. Oggi l'immigrazione nel Regno
Unito è composta soprattutto di lavoratori altamente qualificati che cercano
lavoro nei corrispondenti ambiti, attratti dalle possibilità di perseguire
una carriera che, nei loro Paesi d’origine, non sarebbe altrettanto facile ed
attrattiva. Non sorprende scoprire che nel Regno Unito vive ormai mezzo milione di italiani alla ricerca di un miglior future professionale. Secondo uno studio della University College London, la sola presenza di europei nel Regno Unito ha comportato un guadagno
netto per l'economia britannica di 25 miliardi di euro negli ultimi dieci anni.
La libera circolazione delle persone è stata una delle
più grandi conquiste raggiunte in sessant’anni di integrazione europea e a sei mesi dalle elezioni inglesi, il ritorno di una retorica
anti-immigrazione è un fenomeno preoccupante per tutto il continente. Anche
a causa della difficile situazione del mercato del lavoro, in molti paesi
europei sono tornati ad avere grande visibilità quei partiti che pongono al
centro del proprio programma elettorale una drastica riduzione del numero di
immigrati, colpevoli di ridurre il numero di posti di lavoro disponibili e di
cavalcare i sistemi di welfare pubblici. In Italia la Lega Nord sta tornando
sulle sue posizioni che ne avevano caratterizzato la politica dello scorso
decennio: dalla sua elezione un anno fa, Matteo Salvini ha promosso grandi manifestazioni per chiedere che “nelle priorità sociali vengano prima gli italiani"
e invocare l’abolizione di Schengen e del principio di libera circolazione
delle persone nell’Unione Europea. Il segretario della Lega ha anche stretto
legami con alcuni degli altri leader europei che hanno posto al centro dei loro
programmi la limitazione dell’immigrazione nei rispettivi confini patri: le
scorse settimane ha raccolto grande attenzione il suo recente abbraccio politico con la
segretaria del partito di destra francese Front National, Marine Le Pen.
Slogan come "Ripristiniamo i confini in
Europa", “Fermiamo l’invasione”, e “Aboliamo Schengen” sono oggi cavalli
di battaglia comuni ai partiti di destra di tanti paesi membri dell’Unione
Europea. E’ sempre più chiaro che lo Ukip porterà in parlamento una pattuglia
così folta da poter orientare tutta la politica inglese. Addirittura quella
europea, se la Gran Bretagna uscirà veramente dall’Unione Europea. Intanto Lega
Nord, Front National e altri partiti di destra non staranno a guardare. Non
sono tempi tranquilli per essere un immigrato in Europa.
·
da www.unimondo.org, 11 dicembre 2014
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