di Beppe Giulietti*
Non siamo tra quelli che pensano che le
ricette di Tsipras condurranno la Grecia fuori dal
tunnel e abbiamo qualche dubbio che, a partire da
quelle proposte, sarà possibile riunificare una parvenza di sinistra
europea; ma sia come sia troviamo intollerabile la campagna
preventiva contro la sola ipotesi che inGrecia o in Spagna,
dove crescono i consensi attorno alla lista Podemos, possa affermarsi una proposta che non piace alla troika
e a quei gruppi dirigenti, politici e finanziari, che, dopo aver contribuito
alla devastante crisi in atto, intendono
ora presentare se stessi come la soluzione al male. Da qui un crescendo di
minacce e di allarmi tesi a condizionare il voto greco contro il “pericolo”
Tsipras.
Dopo
aver impedito ai cittadini greci di votare al referendum sulle modalità di
uscita dalla crisi, ora si vorrebbe
tentare di“commissariare” gli elettori, minacciandoli di gravi
conseguenze qualora vincesse la sinistra.
Se fossimo in Grecia voteremmo per Tsipras senza
esitazioni; e per chi altro dovremmo votare? Per il centro destra che ha
imposto una ricetta che ha colpito a morte gli strati sociali più deboli e che
ha governato il paese per decenni, riuscendo a convivere con la peggiore
canaglia del regime golpista dei colonnelli? Per chi
ha fatto chiudere dalla celere la poco docile tv di stato? Per chi ha usato i manganelli contro i lavoratori e i sindacati? O
forse dovremmo votare per un partito socialista, il Pasok,
ridotto ai minimi termini dalla corruzione e dalla decisione di diventare la stampella della destra a al governo?
Oppure sarebbe preferibile l‘affermazione
della destra filonazista di Alba Dorata, al cui confronto quelli del Fronte nazionale e della Lega appaiono quasi
delle “giovani marmotte”?
Peraltro basterebbe dare uno sguardo al programma
di Syriza per comprendere come non esista riferimento alcuno
all’uscita dall’Unione europea e neppure il ritorno ad impossibili
modelli autarchici; al contrario si chiede “Più Europa”, e una Europa che metta
al centro lo stato sociale, la tutela delle fasce più deboli, l’inclusione e
l’accoglienza, la riduzione delle spese militari, la ricontrattazione di alcuni
parametri.
Idee e progetti che, da sempre, hanno segnato anche
l’azione delle più rigorose forze riformiste in Europa e non solo. Obiettivi
che si possono condividere o meno, ma che non possono essere liquidati con una campagna
preventiva di intimidazione e di falsificazione delle proposte altrui.
Questa reazione denota un intreccio tra arroganza e debolezza,
evidentemente l’Europa della troika non può consentire eccezione alcuna, perché
un solo soffio potrebbe travolgere il castello di sabbia.
Il
Manifesto di Ventotene degli Spinelli e dei Rossi si fondava sulla necessità di costruire una casa comune e di
trasferire nuovi diritti civili sociali e politici ai
cittadini europei; ora si vorrebbe tentare di condizionare pesantemente anche
il libero esercizio del voto.
L’eventuale vittoria di Tsipras in Grecia, lungi dal
determinare il crollo di una casa comune, per altro già diroccata per ben altri
motivi, potrebbe servire a ritrovare il senso del limite e a
rompere il fronte di un pensiero unico ed omologante che nega la possibilità
stessa che possano esistere alternative.
Questo, ovviamente, vale per l’Europa, per la Grecia,
per la Spagna e magari anche per l’Italia.
· *
portavoce Articolo 21 da ilfattoquotidiano
17 dicembre 2014
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