Ma i finanziamenti in ricerca e sviluppo vanno in
maggioranza all’atomo
di
Alessandro Farulli *
Una nuova
analisi, “Wind, Solar Generation Capacity Catching Up with Nuclear Power”,
pubblicata su Vital Signs del Worldwatch Institute esamina le tendenze globali
dell’energia rinnovabile e nucleare e sottolinea che «I sostenitori
dell’energia nucleare da lungo tempo prevedono un suo rinascimento, ma questa
modalità di produzione di energia elettrica è rimasta bloccata per
anni. Al contrario, le energie rinnovabili continuano ad espandersi
rapidamente, anche se hanno ancora una lunga strada da percorrere per
raggiungere le centrali elettriche a combustibile fossile, che rappresentano
circa due terzi della produzione mondiale di elettricità».
Il rapporto
conferma che «La quota di nucleare della produzione elettrica mondiale è
diminuita costantemente, da un picco del 17,6% nel 1996 al 10,8% nel
2013. Le rinnovabili hanno aumentato la loro quota dal 18,7% del 2000 al
22,7% nel 2012».
La
principale fonte di energia elettrica rinnovabile resta però l’idroelettrico
che nel 2012 rappresentava ben il 16,5% della produzione mondiale di
elettricità, mentre l’eolico contribuiva con il 3,4% e il solare con lo 0,6%,
ma Vital Signs fa notar che «Le energie eolica e solare sono le
tecnologie dell’energia elettrica in più rapida crescita in tutto il
mondo. Tra il 2000 e il 2012, l’energia eolica è cresciuta quasi 16 volte
e solare è schizzato in alto 49 volte in più».
Per il
nucleare le cose non vanno altrettanto bene: «Dalle sue origini a metà degli
anni ’50 – spiega il Worldwatch Institute – la capacità di produzione globale
di energia nucleare è cresciuta rapidamente e ha raggiunto 298 gigawatt (GW)
nel 1987, una crescita media annua del 9,3%. Nei successivi 23 anni,
però, sono stati aggiunti solo 77 GW di capacità, per raggiungere i 375,3 GW, a
un tasso del 3,4% all’anno». Secondo l’International Atomic Energy Agency
(Iaea) da questo picco raggiunto nel 201o, «la capacità è diminuita a
371,8 GW nel 2013». Le cause per Vital Signs vanno ricercate nelle «difficoltà
economiche, preoccupazione per la sicurezza dei reattori, proliferazione
atomica e la questione irrisolta di cosa fare con le scorie
nucleari che hanno frenato questa industria».
Lo studio,
curato dal ricercatore del Worldwatch Institute Michael Renner, evidenzia che
«Negli ultimi anni, le energie rinnovabili hanno attirato di gran lunga
maggiori investimenti rispetto al nucleare». Secondo le stime dell’
International Energy Agency (Iea), «tra il 2000 e il 2013 gli investimenti
nucleari sono stati in media di 8 miliardi di dollari l’anno, rispetto ai 37
miliardi di dollari per il solare fotovoltaico e i 43 miliardi di dollari per
l’eolico». Ogni Paese ha priorità energetiche diverse, ma in nessuno il
nucleare ha il ruolo più importante negli investimenti per produrre
energia.
Ma al
Worldwatch fanno notare che «In contrasto con le priorità di investimento, i
bilanci della ricerca favoriscono ancora le tecnologie nucleari. Tra
i membri dell’Iea (la maggior parte dei Paesi europei, gli Stati Uniti, Canada,
Giappone, Corea del sud, Australia e Nuova Zelanda), nel corso degli ultimi 4
decenni, l’energia nucleare ha fatto la parte del leone nei bilanci della
ricerca pubblica sull’energia e nella ricerca e sviluppo (R&D). Tra il
1974 e il 2012, l’energia nucleare ha attratto 295 miliardi dollari, o il
51% della spesa totale per la R&D nell’energia, ma questo dato
è diminuito nel corso del tempo, da un massimo del 73,6% nel 1974 al 26%
odierno. Durante lo stesso periodo, l’energia rinnovabile ha ricevuto un totale
cumulativo di 59 miliardi dollari (10,2%), ma la sua quota è aumentata anno
dopo anno».
E il
nucleare sembra comunque destinato a perdere la sfida con le rinnovabili: «Dato
che l’energia eolica e quella solare possono essere implementate su scale variabili
e le loro strutture costruite in meno tempo, per la maggior parte dei paesi
queste tecnologie sono molto più pratiche e convenienti di reattori nucleari –
scrive Renner – In tutto il mondo, 31 Paesi hanno in
funzione reattori nucleari nei loro territori. Questo a fronte di almeno
85 Paesi che dispongono di impianti di turbine eoliche commerciali».
Le
possibilità di un rilancio del nucleare sembrano davvero molto ridotte.
L’energia rinnovabile, al contrario, sembra sulla strada giusta. «Ma è
chiaro – conclude il rapporto – che le energie rinnovabili hanno una
lunga strada da percorrere prima di poter sperare di soppiantare i combustibili
fossili come principale fonte di energia elettrica del
pianeta. L’espansione delle fonti eolica e solare dovrà diventare ancora
più rapida, al fine di scongiurare il disastro climatico, il che, a sua volta,
significa che il loro destino non può essere lasciato solo ai capricci
del mercato».
da greenreport 2 ottobre 2012
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