E' questione di giorni, forse
addirittura di ore e conosceremo chi ha
vinto il premio Nobel per la letteratura per il 2014.
Il Nobel è (quasi)
sempre un evento mondiale di grande
rilievo culturale, quindi ai giorni nostri di scarso peso mediatico, ma quest'anno secondo me l'evento è più
rilevante del solito. La prendo un po’ alla larga per spiegare perché.
Ho letto di recente parecchi romanzi di Henning Mankell, scrittore
svedese abbastanza noto anche perché molti dei suoi gialli che hanno come
principale protagonista l'ispettore di
polizia Kurt Wallander, hanno avuto un' ottima trascrizione in una serie TV
recentemente trasmessa più volte da Laeffe . Naturalmente come tutto ciò che
vale la pena vedere è trasmesso a tarda
sera o di notte ( al posto dei ridicoli spogliarelli all'italiana del tempo che
fu ) o in tv poco conosciute. La prima
serata è lasciata alle trasmissioni demenziali per rincoglionire gli ascoltatori, i quali, alla
luce del crollo dell'audience di quasi tutto quanto sta in prima serata, a cominciare
dai talk-show , sembra si stiano trovando altro da fare . Dopo la serie
Wallander Mankell ha scritto, forse fra le ultime delle sue
opere perché gravemente malato, un romanzo, Il ritorno del maestro di danza, che ha come nuovo protagonista Herbert
Molin, poliziotto in pensione che senza averne titolo indaga su alcuni casi di
omicidio dietro i quali emerge un po’ alla volta una rete di neonazisti che
coinvolge l'intera Svezia di oggi. Non solo nostalgici ottantenni ancora
infatuati da Hitler, baluardo contro il bolscevismo, ma attorno a loro una
nuova e più giovane generazione di estremisti rinsaldata dall'odio verso gli
immigrati che invadono il nord europa . Non ci sono le teste rasate ma l'odio
per tutto quanto non è come loro c'è tutto. Il romanzo è del 2007 ed è stato stroncato da
molti critici, di varie nazionalità europee e non solo, che lo hanno giudicato
noioso, poco ricco di una trama da noir
di rilievo e un po’ eccessivo per l'espediente del neonazismo diffuso silenziosamente
dietro le spesse e silenziose nebbie scandinave. In realtà si tratta di una
guerra letteraria di invidie di critici francesi
e americani contro l'insieme degli scrittori scandinavi che, apparentemente meno aggressivi e
vivaci degli altri, hanno invece avuto, come quest'ultimo romanzo citato, un
inaspettato successo di vendite.
La rete neonazista '' inventata" da Mankell in un libro di circa 8 anni fa, va però riconsiderata
alla luce dei risultati delle recenti elezioni politiche in Svezia del 14 settembre scorso che hanno visto una netta sconfitta del partito di
governo uscente dei Moderati , una tenuta dei Socialdemocratici, un deludente risultato
dei Verdi , fino a ieri considerati il terzo partito, la debacle del Partito
femminista che, contro le aspettative, non ha raggiunto il quorum per avere
delle elette.
La Svezia è ora in un bel pasticcio perché ne moderati ne socialdemocratici sono in grado
di avere quella maggioranza di almeno 175 seggi necessaria per governare. La
ragione è dovuta al fatto che un nuovo
partito dichiaratamente neonazista, i Democratici
svedesi (Sverigedemokraterna ) ha raggiunto il 13% e con 49 eletti su 350 è
ufficialmente il terzo partito del paese.
In questo clima, con uno scenario inaspettato del paese, l'Accademia reale delle Scienze svedese,
come di consuetudine tutti gli
anni, nei primi giorni di ottobre
renderà noto il vincitore del premio Nobel per la Letteratura mondiale del
2014. Il nome verrà annunciato in una conferenza pubblica, in
una data annunciata come sempre all'ultimo momento. Il premio viene poi consegnato in
dicembre nel corso di una cerimonia pubblica alla presenza della famiglia reale
svedese.
Quella per la Letteratura
è una delle cinque categorie
previste originalmente nel testamento di Alfred Nobel nel 1895 . ''Il premio è assegnato all'autore, nel campo
della letteratura mondiale, che si sia maggiormente distinto per le sue opere
in una direzione ideale.''
E' stato assegnato per la prima volta nel 1901
(come gli altri premi previsti da Nobel stesso) e consiste in una somma di denaro (otto milioni
di corone svedesi nel 2013), un diploma personalizzato ed una medaglia d'oro
recante l'effigie di Alfred Nobel . Il premio Nobel per la Letteratura non è
stato assegnato in sette occasioni (1914, 1918, 1935, 1940, 1941, 1942, 1943)
ed è stato rifiutato due volte, nel 1958 e nel 1964. Mankell naturalmente è
fuori gioco e lo sono anche gli scrittori italiani che nel dopoguerra dopo Quasimodo (1959 ) e Montale ( 1975 ) hanno
ottenuto l'ultimo riconoscimento con Dario Fo
nel 1997. Nella rosa dei 20-30 più citati di italiani girano i nomi di
Dacia Maraini e Umberto Eco ma le chance sembrano essere di fatto vicine a zero,
almeno nelle scommesse. Sì, scommesse, perché come per i purosangue, come di consuetudine i bookmaker inglesi stanno
raccogliendo le scommesse sul vincitore possibile. Fra i più quotati girano molti nomi. Dal ceco Milan
Kundera ( L'insostenibile leggere
dell’essere ) all'austriaco Peter Handke ( anche sceneggiatore per Il cielo
sopra Berlino di Wenders ) che si è però bruciato per l'orazione funebre da
lui tenuta per il serbo Milošević, accusato di crimini contro l'umanità. Si
cita anche la produttiva scrittrice statunitense Joyce Carole Oates ( Ragazza
nera ragazza bianca ) e lo scrittore albanese Ismail Kadare (Il generale
dell'armata morta ).
Ma fino a qualche settimana fa fra i più gettonati emergeva
il giapponese Murakami Haruki, romanziere
sessantacinquenne considerato , dopo i suoi primi testi di inizio anni '80, il primo scrittore giapponese dell'era moderna. Autore di numerosi romanzi, entusiasta ammiratore degli scrittori americani tipo
Francis Scott Fitzgerald e Raymond Chandler, traduttore in giapponese di molti loro testi, Murakami
è noto in Italia credo soprattutto per Norvegian Wood , cioè Noruwei no Mori (ノルウェイの森
) romanzo del 1987 ma rititolato, con una irrispettosa indifferenza per i Beatles,
in Tokyo
Blues nella prima edizione italiana del 1993. Il romanzo si svolge nel
mondo giovanile giapponese della fine degli anni '60, nel pieno delle
contestazioni antiautoritarie che anche in Giappone dilagarono in quegli anni
specie nel mondo studentesco. Tōru Watanabe, protagonista e narratore nel romanzo, è uno studente
appassionato di letteratura americana che ha
due importanti relazioni amorose con Naoko e Midori che sono al centro
della storia, descritte con una forte dose di intimismo e depressione
mescolate a qualche sprazzo di erotismo. Naoko, bellissima ed emotivamente vulnerabile
deve affrontare il suicidio della sorella e del fidanzato Kizuki. Midori è invece
una vivace collega di studi di Tōru che
con la sorella e il padre gestisce un piccolo negozio di libri e per quanto fidanzata
si avvicinerà molto a Tōru. Al contrario
di altri testi di Murakami che ho solo sfogliato, confesso che ho letto Norvegian Wood due volte, non solo
perché mi incuriosiva da tempo, ma per capirne meglio, senza successo, il senso
più profondo. Sorprende che l'ambientazione della storia avviene solo
apparentemente all'interno delle contestazioni giovanili del '68 e degli anni
seguenti in un paese del quale è noto il peso preponderante della tradizione.
In realtà nel libro l'ambientazione sociale resta secondo me del tutto al di
fuori della storia in una esilissima scenografia di sfondo, con l'eccezione
forse di una certa libertà di espressione sessuale inconsueta per quel paese.
Con tutto il rispetto che ho per chiunque scriva in
comunione con i propri sentimenti più intimi e personali e riconoscendo il
carattere innovativo della scrittura ''moderna''
di Murakami faccio fatica a immaginare ''la
direzione ideale '' delle sue opere, che è il requisito determinante per il
premio mondiale di Letteratura.
Altri nomi girano e vanno presi in considerazione.
Ngugi wa Thiong'o è un anziano poeta e drammaturgo keniota, considerato uno
dei principali autori della letteratura africana. Nato nel Kenia, di etnia
Kikuyu, divenne inizialmente cristiano e laureatosi in Uganda scrisse il primo
testo teatrale ( The black ermit ) in
inglese. Ma trasferitosi a Londra nel 1965 descrisse la rivolta anticolonialista
dei Mau-Mau con toni epici, nel quadro del conflitto fra cristiani e
non-cristiani. Ben presto abbandonò la religione cristiana, riprese a scrivere
testi in swahili e nel suo dialetto gikuyu, con connotazioni marxiste vicine
a quelle popolari del franco-algerino Franz Fanon, per le quali venne arrestato
e perseguitato in Kenia, insieme alla famiglia, fino all'esilio in USA. Lì è diventato docente
alle università di Yale e New York impegnandosi per la decolonizzazione
culturale dell'Africa.
Svetlana Alexievich è una giornalista bielorussa che ha descritto gli episodi più rilevanti
dell'Unione Sovietica della seconda metà del XX secolo: dalla guerra in
Afghanistan, al disastro di Chernobyl, fino alla poco nota vicenda dei numerosi
suicidi seguiti alla scioglimento dell'URSS. I suoi libri sono stati tradotti
in molti paesi ( La guerra non ha un volto di donna
sulle donne sovietiche al fronte nella seconda guerra mondiale, Ragazzi di zinco sui reduci della guerra
in Afghanistan, Preghiera per Cernobyl'
sulla nota tragedia ambientale). Ha dovuto lasciare il paese trasferendosi a Parigi in quanto perseguitata dal regime filorusso del presidente
bielorusso Aleksandr Lukašenko, che la ha accusata di essere un agente della
CIA. L'ultimo suo testo è La vita in Russia dopo il crollo del
comunismo.
Assia Djebar ( pseudonimo di Fatima-Zohra Imalayène ) è una scrittrice e regista fra
le più influenti del nord africa impegnata sul tema della condizione della
donna in Algeria. Proveniente da
una benestante famiglia di etnia berbera,
nel 1955 venne ammessa alla prestigiosa
École Normale Supérieure di Parigi dove scrisse il suo primo romanzo ( La soif ). Diventata quindi uno dei più
influenti scrittori nordafricani, è stata la prima autrice del Maghreb a essere
ammessa all'Académie française nel 2005. Djebar racconta la storia delle lotte
per l' indipendenza del suo popolo rilevando insieme gli aspetti repressivi e
coercitivi della condizione femminile.
Ci sono
probabilmente molti altri nomi da prendere in considerazione che non posso
citare per ragioni di spazio.
Gli autorevoli membri dell'accademia svedese hanno oggi una responsabilità in più di quella consueta. Si trovano in un paese che da tre settimane ha un Parlamento di 350 membri 49 dei quali si dichiarano apertamente neonazisti. In un mondo surreale nel quale un gruppo di fanatici e straricchi assassini tagliatori di teste, in nome di non si sa quale purezza religiosa, sgozzano in rete un ostaggio a settimana che un minuto dopo migliaia di canali tv e web, immaginando di fare vera informazione, diffondono con entusiasmo nei più sperduti angoli del mondo, favorendo la diffusione di proseliti e imitatori, senza neanche incassare i dovuti introiti pubblicitari.
Gli autorevoli membri dell'accademia svedese hanno oggi una responsabilità in più di quella consueta. Si trovano in un paese che da tre settimane ha un Parlamento di 350 membri 49 dei quali si dichiarano apertamente neonazisti. In un mondo surreale nel quale un gruppo di fanatici e straricchi assassini tagliatori di teste, in nome di non si sa quale purezza religiosa, sgozzano in rete un ostaggio a settimana che un minuto dopo migliaia di canali tv e web, immaginando di fare vera informazione, diffondono con entusiasmo nei più sperduti angoli del mondo, favorendo la diffusione di proseliti e imitatori, senza neanche incassare i dovuti introiti pubblicitari.
Serve indicare che c'è un altro punto di vista, sul fare informazione e sul futuro del mondo, che è quello che guarda con amore e tolleranza oltre che con apprensione, al futuro dei popoli e del pianeta. Anche attraverso la scrittura di un libro, di una poesia, di un testo teatrale.
Non so
chi possa essere il più meritorio di un Nobel ma so che in un pianeta nel quale
al degrado ambientale si sta rapidamente aggiungendo un nuovo, imprevisto e
inimmaginabile degrado culturale, umano, sociale, con il rischio che tutto diventi ineluttabile e quindi sopportabile, porre rilievo agli occhi del mondo e premiare figure che si siano maggiormente distinte per opere in una direzione ideale è davvero una occasione che non
si può lasciarsi sfuggire.
Per questo il Nobel ci deve interessare. Speriamo che i nostri esimi accademici facciano una buona scelta.
Per questo il Nobel ci deve interessare. Speriamo che i nostri esimi accademici facciano una buona scelta.
nella foto al centro: Ngugi wa Thiong'o, Svetlana Alexievich, Assia
Djebar, Murakami Haruki
in alto: l'ultimo libro di Mankell e l'Accademia Reale delle Scienze di Svezia
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