di Flavio
Bacchetta *
All’interno della società piramidale
brasiliana, solo il vertice, formato da imprenditori rampanti e professionisti,
si sente oggi pienamente rappresentato da Aécio Neves, presidente dei
Social Democratici, noto conservatore.
La classe media e il proletariato
urbano, morsi dall’indebitamento in tempi di recessione stenta a identificarsi
nella Presidente uscente Dilma Rousseff, o nella candidata socialista Marina
Silva. Mancano pochi giorni al primo turno delle elezioni presidenziali del
5 ottobre.
I termini politici, in Brasile, sono
facilmente equivocabili, se si cerca di interpretarli, seguendo i parametri
nostrani; PSDB (Partido da Social Democracia Brasileira) di Neves,
partito di tradizione conservatrice non ha niente a che vedere con
una formazione di centrosinistra. PSB (Partido Socialista Brasileiro) è
di orientamento centrista. Il
suo defunto leader, Eduardo Campos, lo aveva
arricchito nel decennio passato di connotati sociali, migliorando il livello
ospedaliero, e la ricerca sulle cellule staminali, oggi ai vertici dell’America
Latina.
La sua recente scomparsa lascia orfana la
classe media di un basilare punto di riferimento; Marina Silva De Lima è nativa dell’Amazzonia,
un’ambientalista convinta, sostenitrice di battaglie per la difesa della sua
terra natia, sottoposta a continui disboscamenti e trivellazioni.
Il suo limite, agli occhi dei potenziali elettori, potrebbe essere proprio
questo; essere identificata più come un’eroina “verde”, che una papabile
Presidente in grado di risolvere i gravi squilibri sociali, e
l’inesorabile indebitamento privato che affligge le classi medio-basse, causa
l’incontrollato liberismo economico.
E veniamo al partito di governo, PT (Partido
dos Trabalhadores) il cui presidente Lula è stato promotore
della rivoluzione sociale che ha portato migliori condizioni di
vita a tanti diseredati, e artefice del boom industriale brasiliano.
Malgrado ciò, non si può classificare il PT
come un partito di estrema sinistra perché la lunga permanenza alla
guida del Paese ha costretto il suo leader a mediare con le classi alte degli
imprenditori e dei proprietari terrieri. Soprattutto oggi, che costoro, sotto
il governo della sua erede politica, Dilma Rousseff, hanno preso il sopravvento
nella gestione dei servizi, indebolendo quelli pubblici, quali scuole e
ospedali, e favorendo cliniche e istituti privati, il cui accesso è limitato da
un piano finanziario che solo loro possono permettersi. L’assistenzialismo
a pioggia degli anni passati ha causato un aumento dell’indebitamento
pubblico e un’ampia corruzione nei municipi federali, che questa mole
di denaro dovevano amministrare. Senza riuscire però a emancipare la classe
lavoratrice, che si trova oggi a fronteggiare un deterioramento dell’assistenza
sanitaria, e un rincaro del costo della vita, simboleggiato dalle tariffe dei
trasporti, che è circa il doppio, rispetto agli aumenti salariali.
Il problema brasiliano maggiore è quello del
razzismo: secondo il rapporto Onu del 12/09/2014 è “strutturale e
istituzionalizzato, permeando la vita sociale della nazione”.
Basta citare la violenta repressione poliziesca nelle favelas, dove la
recente uccisione del quindicenne nero Lucas Lima, al contrario dell’omicidio
di Ferguson negli Stati Uniti è passata quasi inosservata anche dalla stampa
nazionale; e l’apartheid vigente in megalopoli come Salvador, dove la
comunità nera e meticcia, che costituisce l’85% della popolazione rimane
confinata nelle sudicie periferie, mentre nel salotto buono del centro si
vedono solo bianchi usufruire dei costosi beni di consumo. O sulle spiagge
di Rio, dove neri e mulatti sono quasi spariti dallo stereotipo classico.
Eppure, sono proprio loro che costituiscono il 55% dell’elettorato brasiliano.
Un elettorato invisibile alla ricerca dell’identità perduta.
P.S: nei sondaggi pre-elettorali, la sorpresa viene
proprio dalla esordiente Marina Silva, che tallona la presidente uscente Dilma
Rousseff: 30% contro 37%; l’Amazzone del PSB,
essendo l’unica candidata non bianca, inizia a intercettare l’elettorato
afro-brasilano.
* Fotografo e story-writer
indipendente – su il fatto quotidiano
24 settembre 2014 ( nella foto: Marina Silva )
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