Gruppo delle Cinque Terre ECOLETTERA 51/1 settembre 2014
editoriale 1 : Schiavi del passato, schiavi di oggi
Il 23 agosto è stata la Giornata internazionale
per la commemorazione della tratta degli schiavi e della sua abolizione,
un’occasione di riflessione tanto sul passato quanto sul presente. Nel febbraio 1807 il Parlamento britannico abolì la tratta degli schiavi. Non è il primo atto
del genere ad avere luogo in Europa o nelle Americhe, ma certamente è quello
che segna con maggiore incisività un’inversione di rotta nel commercio legale
di essere umani. Prima della Gran Bretagna, già nel 1792 la Danimarca aveva
abolito la tratta degli schiavi non tanto per ragioni che potremmo definire
“umanitarie”, quanto per lo scarso valore commerciale e la ridotta convenienza
economica della pratica. La Mauritania,
piccolo Stato dell’Africa nord-occidentale solo nel 1980 ha abolito
ufficialmente la schiavitù (l’ultimo al mondo a procedere normativamente in tal
senso) ma attualmente si
contano 600.000 “moderni schiavi”, pari al 20% della popolazione, ridotti in tale
status per debiti o per un matrimonio forzato, o vittime della tratta. Una
situazione parificata a quella di schiavitù anche per i numerosi immigrati
impiegati come domestici nei Paesi del Golfo Persico, una condizione da tempo denunciata come inumana
da diverse ong impegnate nel campo
della tutela dei diritti umani. L’Italia purtroppo può vantare anch’essa delle
forti criticità in materia di tratta, essendo stato più volte identificato come
un paese di destinazione, di transito e
di origine per donne, bambini e uomini vittime del traffico di esseri umani a
scopo di sfruttamento sessuale o lavorativo. Le prostitute delle
periferie delle città e i braccianti nei campi di pomodori sono solo la faccia
italiana di un nuovo tipo di schiavismo,
basato anch’esso sullo sfruttamento e
su condizioni disumane e degradanti del lavoro. ( Miriam Rossi
da unimondo.org
) leggi
editoriale 2: Piccoli
orti urbani crescono, ovunque
Mai così tante aree verdi sono state destinate ad orti pubblici nelle città
capoluogo, dove si è raggiunto il
record di 3,3 milioni di metri quadri di terreno di proprietà comunale
divisi in piccoli appezzamenti e adibiti alla coltivazione ad uso domestico,
all’impianto di orti e al giardinaggio ricreativo. E” quanto emerge da una
analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat, dalla quale si evidenzia
che nel 2013 gli orti urbani in Italia
sono addirittura triplicati rispetto al 2011 quando erano appena 1,1 milioni di
metri quadri. Si tratta di una risposta alla crescente domanda di verde
anche nelle città che, complice la crisi, spinge un italiano su quattro alla
coltivazione fai da te per uso domestico. Le coltivazioni degli orti urbani,
sottolinea la Coldiretti, non hanno scopo di lucro, sono assegnati in comodato
ai cittadini richiedenti e forniscono prodotti destinati al consumo familiare
e, oltre a rappresentare un aiuto per le famiglie in difficoltà e ad avere
anche un valore didattico, concorrono a preservare spesso aree verdi
interstiziali tra le aree edificate per lo più incolte e destinate all'abbandono
e al degrado. Se a livello nazionale, precisa la Coldiretti, praticamente la metà delle amministrazioni
comunali capoluoghi di provincia nel 2013 hanno messo a disposizione orti
urbani per la cittadinanza, esiste una forte polarizzazione regionale con
la percentuale che sale all’81% nelle città del Nord (oltre che a Torino,
superfici consistenti sono dedicate anche a Bologna e Parma, entrambe intorno
ai 155mila metri quadrati), meno di due città capoluogo su tre al Centro Italia
hanno orti urbani, mentre nel Mezzogiorno sono presenti solo a Napoli, Andria,
Barletta, Palermo e Nuoro, secondo l’Istat. ( redazione comune-info-net ) leggi
Sanità, sempre più italiani si curano negli ambulatori gratuiti di
associazioni e ong
Da quando la crisi ha travolto i redditi delle
famiglie, le visite specialistiche sono diventate un lusso. Nel 2013 la spesa
sanitaria privata è scesa del 5,7%, segno che molti cittadini che pagavano di
tasca propria le visite specialistiche ora, per arrivare a fine mese, ci
rinunciano. E il Servizio sanitario nazionale copre solo in parte i trattamenti
più richiesti. Le strutture nate per assistere i migranti si sono adeguate alla
nuova domanda: nel poliambulatorio di Emergency a Mestre ormai il 20% dei
pazienti è italiano, così come il 50% delle persone che si rivolgono al
progetto di assistenza di Medici senza frontiere. Sempre meno italiani hanno accesso alle cure. Lo dicono gli stessi dati
dell’ultima indagine condotta dal Censis.
( Chiara Brusini su ilfattoquotidiano.it
) leggi
Un’altra spiaggia, un altro mare
Si chiama Bagni Sant’Antonio e non è un miracolo, anche se qualche indagine
diocesana in questo senso la meriterebbe. C’è la possibilità di bere acqua
refrigerata dell’acquedotto risparmiando all’ambiente 13 mila bottigliette di
plastica a stagione, il caffè è del commercio equo e le birre sono prodotte da
una cooperativa sociale nel carcere di Saluzzo. La doccia è ovviamente
riscaldata dai pannelli solari, i detersivi li fa un fornitore storico dei Gas
e si fa la raccolta differenziata dell’olio alimentare. Perfino la carta
igienica è certificata. Naturalmente i consumatori critici si sentono a casa ma
la cosa interessante è che le persone più affezionate sono capitate qui ignare
di critica dei consumi e comportamenti sostenibili. Poi sono tornate e raccontano
di come hanno proseguito a casa le abitudini prese sulla sabbia. ( Andrea
Saroldi su Comune-info e volontariperlosviluppo.it ) leggi
Un virus attacca il patrimonio
Il Mibact, Ministero dei Beni Culturali, che si
era tenuto fuori dagli scandali, sta mostrando una inquietante escalation di
corruzione, con suoi funzionari e ex ministri finiti agli arresti. Il Ministero attraversa
un momento oscuro: in meno di un anno il suo personale di ogni grado, dai semplici
funzionari ai dirigenti e perfino un ex ministro, si è trovato
implicato in pesanti indagini. Si profila una mutazione genetica preoccupante:
dalla sua istituzione nel 1974, il Mibact era riuscito a tenersi alla
larga da scandali di questo tipo. Quali siano le cause di quello che appare
un contagio corruttivo appariranno chiare ripercorrendo i fatti
degli ultimi mesi, cercando di capire come la riforma in atto di questo dicastero
potrebbe influire e le possibili soluzioni per evitare che il nostro
patrimonio finisca nella melma delle prassi più opache. ( Luca Del Fra da
ilmanifesto.it ) leggi
Zagrebelsky: "Riforme, politica a servizio della
finanza"
"Napolitano dica dei
no". Intervista al presidente
emerito della Corte costituzionale: "I principi fondamentali della Carta
non si possono calpestare". Italicum: "Partiti spudorati, trattano gli elettori come materia
inerte". Il presidente di Libertà e Giustizia parte dal memorandum di Jp
Morgan che esorta i Paesi europei a "liberarsi" delle costituzione
antifasciste, troppo influenzate da "idee socialiste": "Mi
impressiona che non abbia destato scandalo". La crisi economica "ha
portato allo scoperto la sudditanza della politica agli interessi
finanziari". E dietro le riforme di Renzi si cela "l'arroccamento di
un sistema di potere". La richiesta di "un intervento formale"
di Napolitano a difesa della Carta. ( intervista di Marco Travaglio su ilfattoquotidiano ) leggi
Perché gli americani non intervengono in
Iraq?
Ovvero: quale è la strategia di Obama per il Medio Oriente? Questo potrebbe
essere l’articolo più breve della storia di questo blog e concludersi in tre
parole: “non c’è” (lo dice anche la BBC!). So che la cosa susciterà un coro di
disapprovazione da parte di quanti (e non sono pochi) sono convinti che dietro
ogni evento piccolo o grande sulla scena internazionale ci sia un malefico e
diabolico piano del “grande Satana americano”. Non amo affatto gli Usa ed
ho un giudizio abbastanza preciso del ruolo che giocano in questo momento
storico, ma, il fatto è che anche il peggiore e più grande avversario può
trovarsi a corto di idee e non sapere bene cosa fare. ( Aldo Giannuli su www.aldogiannuli.it ) leggi
Sassonia: rinnovo del Parlamento del
Land, vince come sempre la CDU
Con un voto convocato sorprendentemente al 31 agosto si sono svolte le
elezioni regionali in Sassonia (Sachsen),
il Land più a est della Germania con
4,6 milioni di abitanti e dal 1990 governato dalla CDU, attualmente in alleanza
con i Liberali. Come prevedibile bassa la partecipazione al voto ( 48,5% ),
complici le vacanze estive che terminavano proprio questa domenica. La vittoria
del partito della cancelliera Angela Merkel era attesa, ma non con un risultato
così basso. Secondo gli Exit poll è
infatti un po' al di sotto del 40%, forse il peggiore dato nel Land
dalla riunificazione tedesca. L’Unione Cristiano Democratica per governare
dovrà però trovare un nuovo alleato, dato che i liberali della FDP non saranno
rappresentati nel parlamento sasssone, non avendo superato la soglia di
sbarramento.
La novità è costituita dall’ingresso, per la prima volta in una regione in
Germania, dell’AfD, l’Alternativa per la Germania, il partito euro-scettico
fondato nel 2013, che ha raccolto quasi il 10% delle preferenze. Nelle ultime
elezioni europee con il 7% nazionale aveva ottenuto 7 eurodeputati. ( Massimo
Marino) leggi
Resistenze abitative a Berlino
Berlino è certamente la capitale europea delle
occupazioni per affermare il diritto all’abitare. Una realtà
straordinaria che attraversa ormai tre decenni. Ogni occupazione ha una sua
storia da raccontare, una storia di resistenza e di progetti, che la
identifica. La grande differenza sta invece nelle diversità di evoluzione del
movimento d’occupazione a Ovest e poi a Est. E' la fantastica storia degli
Hausbesetzer, gli occupanti di case berlinesi. Sul sito interattivo Illustrierte Karte zu
Hausbesetzungen è possibile
ripercorrere cronologicamente il movimento di occupazione e i progetti
culturali dal ‘70 (a Ovest) ad oggi. Pochi gli spazi rimasti, colonizzati da
senza tetto, oltre ad un paio di Wegenburg (delle specie di minivillaggi di
roulotte) che ancora resistono, per quanto non possiamo dirlo: si sa,
la Gentrification (trasformazione urbana) è dietro l’angolo. ( Zuleika
Munizza da comune-info.net fonte : Berlinocacioepepemagazine.com ) leggi
Berlino: Klunkerkranich, il bar-utopia
sulla terrazza di un centro commerciale
Di bar con terrazza se n’erano certo visti parecchi, ma come il Klunkerkranich proprio no. Al sesto ed ultimo piano
del grande centro commerciale di Neukölln
Arkaden, appena qualche metro sopra MediaMarkt, Aldi e Kaufland, si nasconde uno
dei locali “più speciali” di tutta la città. Una terrazza mozzafiato da cui
si domina la capitale, spettacolo senza paragoni da gustarsi al tramonto,
Klunkerkranich è una vera utopia metropolitana. In questo luogo batte il cuore
di un progetto che è la dimostrazione concreta di come sia possibile proporre “cultura
urbana sostenibile” anche in contesti teoricamente improponibili. Il progetto
di Klunkerkranich si estende lungo i 1000 metri quadrati di una terrazza
inizialmente destinata alle auto. Nessuna indicazione, zero suggerimenti, per
arrivarci bisogna attraversare il centro commerciale e salire sino all’ultimo
piano del parcheggio, camminare verso la rampa e poi godersi il panorama
favoloso su una delle panche di legno, aggirandosi fra le erbe, i fiori, gli
odori di timo ed origano, che arrivano dal bellissimo giardino pensile
installato. (da www.berlinocacioepepe.com ) leggi
“Qualcosa di
tipicamente berlinese: un’idea folle!” A Berlino la Spree diventa una piscina
A Zurigo esiste già e si chiama Flussbad
and Unterer Lette. Ma anche i Berlinesi potrebbero presto
nuotare dentro ad un fiume come fossero in piscina. L’idea di uno Spreekanal
balneabile sta infatti per divenire realtà. 750 metri di corso d’acqua tutti
naturali: Berlino potrebbe vantare non solo la più grande piscina al mondo, ma
anche la più ecologicamente integrata al territorio urbano. La Spree, fiume
principale della metropoli tedesca, con un percorso urbano di 46 km, diventerà
piscina: almeno questi sono i piani per il tratto di canale compreso fra Schlossplatz e Bodemuseum, proprio nel cuore del
centro storico cittadino. ( Michela Cannovale da www.berlinocacioepepemagazine.com ) leggi
Le elezioni in India
Le elezioni in India, che hanno richiesto ben 35 giorni per l’esercizio
del voto, sono terminate il 12 maggio. Sono le sedicesime nella storia del
paese dopo l’indipendenza e hanno visto una partecipazione record. Ben 815
milioni di elettori erano chiamati alle urne, il 66% hanno votato. Nel 2009
erano stati il 58%. Il risultato è stato presentato da molti commentatori non
indiani, come un tornante storico nella politica del paese per la vittoria
indiscussa del Bharatiya Jonata Party, ( BJP, partito del popolo indiano),
nazionalista e induista. Mai dopo il 1984 un partito era arrivato ad avere la
maggioranza assoluta nella camera bassa del parlamento. Il BJP conta
infatti 282 seggi su 543. Diversi commentatori indiani indicano nella sconfitta
dello storico Partito del Congresso, la vera novità di queste elezioni: 44
seggi con il 19% dei voti. Sessanta seggi in meno rispetto al 1998, data della
sua prima sconfitta contro il BJP, e una perdita del 6% rispetto al 1999, data
della sua peggiore performance. La classe media, da alcuni anche definita
classe benestante, ha in gran parte votato contro il Partito del Congresso. I mussulmani sono considerati dai
nazionalisti come una minaccia, una quinta colonna del Pakistan. Non ci sono
mussulmani nei ranghi del partito e nel parlamento. E’ la prima volta che nel
partito vincitore non vi sono rappresentati di questa comunità. Durante la
campagna elettorale la maggior parte dei giornali nazionali controllati da
grossi conglomerati ha sostenuto il vincente
Modi e si sono avuti anche casi
di censura. Un certo numero di giornalisti politici conosciuti è stato zittito
dai padroni dei giornali, vi sono stati licenziamenti di giornalisti scomodi.
Alcuni hanno annunciato il loro ritiro in segno di protesta.( Toni Ferigo
da sindacalmente.org ) leggi
India, stretta di Modi su ong
internazionali “Sono un ostacolo allo sviluppo del Paese”
La stampa locale ha pubblicato un rapporto
dell'Investigative Bureau, una delle polizie investigative indiane, su una
serie di organizzazioni tra cui Greenpeace, ActionAid e Amnesty International:
sono accusate di "creare un ambiente funzionale all'ostruzione di progetti
per lo sviluppo economico". Nella lista manca "Rashtriya Swayamsevak
Sangh", formazione paramilitare in cui il neo-premier Modi milita dal
1971. Non è ancora una vera e propria dichiarazione di guerra alle Ong
internazionali, ma poco ci manca. La scorsa settimana il quotidiano indiano
The Indian Express ha rivelato il contenuto di un rapporto di 21 pagine
stilato dall’Investigative Bureau dove una serie di Ong straniere attive
sul territorio indiano vengono individuate come corresponsabili del
rallentamento economico del paese, un ostacolo al progresso. Il rapporto,
indirizzato all’ufficio del primo ministro Narendra Modi, si spinge fino a
valutare il danno economico causato dalle attività delle Ong straniere in “2-3
punti percentuali del Pil all’anno”, conseguenza di progetti bloccati in campi
che vanno dall’energia nucleare all’estrazione carbonifera, passando per la
realizzazione di mega hub industriali o campi per coltivazioni Ogm. ( Matteo
Miavaldi di China Files per il Fatto ) leggi
La foto del giorno: L'Italia non combatte il commercio di
legno illegale: il nostro Paese è stato bocciato dalla Commissione europea per
la mancata implementazione del Regolamento Europeo del Legno. Secondo
Greenpeace va impedito che il nostro
Paese diventi la porta di ingresso del legno illegale, il cui taglio
costituisce il 50-90% delle attività forestali in aree come l’Amazzonia,
l’Africa centrale e il Sudest asiatico.
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Il
punto di vista del Gruppo Cinque Terre
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