27 febbraio 2013

Il porcellum genera porcellini ciechi



di Massimo Marino

Dopo un anno di confronti, più o meno riservati e dietro le quinte, e spargendo una grande nebbia mediatica perché non si capisse di che si discuteva, PD e PDL hanno di fatto concluso che nessuna delle varianti rispetto  al porcellum, elaborate con la fantasia degna di un poeta medioevale, poteva azzerare la possibile  presenza in Parlamento, allora ben più di oggi sottovalutata, di un gruppetto di grillini e di eventuali altri eversori dell’ordine costituito. Veri  rompiscatole  in un Parlamento delle larghe intese. Così hanno concluso che il porcellum in definitiva andava benissimo ad entrambi. Il PD, in particolare nella fase finale, malgrado un po’ di pressing di Napolitano, ha tenuto duro immaginando che il capolavoro di Calderoli andasse benissimo. I sondaggisti di famiglia davano rassicurazioni. 

Il porcellum, per quanto favorisca alla grande  i due attori principali è una brutta bestia, dai più incompresa, che genera  quattro bei  porcellini, con il rischio però, puntualmente verificatosi , che partorisca porcellini ciechi.

Il primo porcellino è l’abnorme premio di maggioranza che dà alla Camera ( il 55%) indipendentemente  da quanto la coalizione o partito vincente ottengono; la cui conseguenza è la istituzionalizzazione  del trasformismo per cui liste  diverse, spesso anche inventate, si coalizzano insieme per usufruire del bonus ( quorum 2% o meno e in aggiunta con bonus  invece del 4% ). Salvo poi ridividersi dal giorno dopo il voto o cambiare casacca in libertà. Da qui nascono le 35-40 liste e listarelle che trasformano le schede elettorali  in lenzuoli e i quasi 250 eletti ( su un migliaio di onorevoli ) che nel corso dell’ultima legislatura hanno cambiato, anche più di una volta, la propria vocazione ideologica. Alla faccia della stabilità e della apparentemente vituperata  frammentazione.

Il secondo porcellino è  il bonus che i due partiti si regalano a vicenda al Senato dove il premio (sempre 55% ) è dato regione per regione e il quorum è ancora più pagante. Semplificando:  3% se ti coalizzi, 8% se non lo fai : quindi dove perdo io il bonus lo prendi tu e viceversa;  e chi vuole partecipare al banchetto va con uno dei due, o una volta con l’uno e la volta dopo con l’altro. L’UDC di Casini è stato un gioiello di  questo  aristocratico esercizio della democrazia corretta all’italiana.

Il terzo porcellino  partorito sono i rimborsi elettorali: li prendevano tutti, anche senza eletti, a partire dal 2%; e per tutta la legislatura anche se questa non andava a termine (Sinistra arcobaleno , Verdi e compagnia varia hanno abbondantemente attinto ) . Solo recentemente è stato introdotto  il requisito di  avere almeno un eletto da qualche parte.

Il quarto porcellino,  forse  quello meno importante ma  il più discusso e più gettonato, riguarda le liste bloccate senza preferenze; discussione infinita e infondata, soprattutto per chi non ricorda o è troppo giovane, quanto le preferenze sono state lo strumento principale delle infiltrazioni mafiose in quasi tutti i partiti fino alla fine degli anni ’90 e oltre.  E non c’è soluzione definitiva al problema; se un partito è pulito lo strumento delle primarie, possibilmente regolate per legge,  attenua il problema ma si tratta di definire per legge regole generali di funzionamento trasparente dei partiti . Quelli attuali non lo faranno mai.

Fra  porcellum e mattarellum ( che esattamente al contrario di quanto si pensi  ha introdotte per primo le liste bloccate ) , le differenze  sono minime. Entrambi, in forme diverse e complicate, raggiungono lo stesso scopo: la disgregazione del sistema proporzionale. Che faceva  proprio  il principio basilare della democrazia rappresentativa a cui si ispira la Costituzione, che si può sintetizzare: un voto vale uno; a prescindere dal  risultato del partito a cui lo si dà.  Un principio che può essere ragionevolmente  corretto  con l’unica varante di introdurre due  limitazioni: il quorum (esempio  5% ) al di sotto del quale non si ottengono seggi ( ne tantomeno rimborsi di alcun tipo),  e alcune semplici regole che disincentivino il passaggio da un partito all’altro in corso d’opera. 

Il sistema proporzionale corretto vige in Germania ( in tutti i livelli istituzionali ) e con alcune  varianti in parecchi altri paesi, e funziona benissimo. Produce stabilità, riduce e stabilizza il numero di partiti, ridà valore al confronto e allla mediazione seria sui programmi, azzera trasformismo e corruzione nel sistema politico.  Si potrebbe introdurre facilmente correggendo il porcellum in due punti: eliminando totalmente  il premio, introducendo un unico quorum al 5% su base nazionale per tutti, alla Camera e al Senato. E a quel punto, e solo a quel punto,  è anche ragionevole una riduzione, magari  di un terzo, dei membri delle due camere.  Lasciando ai singoli partiti l’indicazione non costrittiva del loro leader parlamentare ( eventuale premier )  ed eventualmente, indicati i capilista di collegio ( i leader territoriali ) lasciando alle preferenze la definizione di tutti gli altri eletti  fra quelli candidati attraverso le primarie, magari  in ordine alfabetico. Nel giro di due passaggi, forse già al primo, i partiti si ridurrebbero, e stabilmente,  a non più di cinque-sei.  

Perché non si fa? Perché i due partiti principali ( fino ad oggi PD e PDL ) perderebbero insieme un numero di eletti corrispondenti a circa 6-7 milioni di voti che gli elettori assegnano ad altri partiti  ma che vengono non solo resi nulli ma attribuiti di fatto a loro stessi ( oggi almeno 200 seggi in regalo fra Camera e Senato ).  Ed anche perché,  con una cortina mediatica diffusa da servili imbonitori nelle redazioni dei media, funzionari di partito e intellettuali dimezzati ( rigorosamente ben distribuiti a destra e a sinistra ) si inventano le più strampalate argomentazioni a favore dei pregi inesistenti ( tranne che per i soliti due ) dei variegati artifici dei sistemi maggioritari. L’ ultima e più micidiale pensata è l’introduzione dei collegi uninominali a doppio turno ( un vero superporcellum) con i quali , allo stato di oggi, due terzi degli elettori potrebbero tranquillamente stare a casa. E’ successo in Francia con Hollande, che ha la maggioranza assoluta  in parlamento con i risultati più bassi dei socialisti  dal dopoguerra. Ed è esattamente la proposta consegnata alle segreterie del Senato da tempo dai nostri Dalema, Finocchiaro e Bersani,  con il fondamentale contributo professionale di Violante.
Ai quali, nella loro irresponsabile supponenza,  sfugge che in tempi di crisi la proposta potrebbe, in qualsiasi momento, consegnare il paese al Berlusconi , al Le Pen, al banchiere di turno ( magari al Monti di turno fulminato da un improvviso colpo di fulmine per l’amico Berlusconi ) , ai quali i porcellini ciechi, e possibilmente stupidi, vanno  benissimo.

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