20 gennaio 2013

Germania: il voto in Bassa Sassonia ci dirà chi governerà il paese?

di Massimo Marino

Si vota oggi nel Land della  Bassa Sassonia (Niedersachsen), quarta regione della Germania per numero di abitanti,   attualmente governata da un premier democristiano, David McAllister, succeduto a Christian Wulff, dopo la sua elezione a Capo dello Stato. I sondaggi indicano che la CDU, pur perdendo consensi, dovrebbe rimanere primo partito, staccando di sei-sette punti percentuali l’SPD. Vista però l’estrema debolezza degli alleati  liberali, sul limite del quorum del 5% sotto il quale non ci sono eletti, come per i Piraten i e l’estrema sinistra della Linke (dati ciascuno tra il 3 e il 4%), il nuovo parlamentino potrebbe essere composto da tre sole forze politiche: cristianodemocratici, socialdemocratici e verdi. 

Il Land è uno dei tre rimasti alla CDU nell’intera parte occidentale del paese. I numeri per un’alleanza rosso-verde sotto la guida dell’attuale sindaco di Hannover, Stephan Weil, potrebbero quindi esserci. Si tratta dell’ultimo voto prima delle elezioni politiche di settembre ed un test soprattutto per definire il vero problema del paese : quello delle alleanze e del programma per la futura Germania che in questo paese sono ancora temi veri di discussione. In Germania regna una calma apparente  per quanto riguarda gli apparentamenti politici per le elezioni federali in programma per il 22 settembre 2013. Ad Hannover,  capoluogo del Land , prima la CDU e poi la SPD hanno infatti tenuto il loro congresso federale; la Merkel nella CDU è stata nuovamente rieletta alla guida del partito con  il 98% dei consensi; Peer Steinbrück nell’SPD è stato confermato candidato al Kanzleramt ( la sede della Cancelleria) con il 93% dei voti dei delegati. In entrambi gli appuntamenti è stata  esclusa l’ipotesi, molto discussa dai media, di una nuova Große Koalition tra i due principali  partiti. 

La Germania non è il Giappone. Se a Tokyo il recente successo dei conservatori ha rimesso in pista il nucleare dopo l’addio tentato all’indomani della tragedia di Fukushima, il ministro dell’Ambiente tedesco Peter Altmaier, ha già chiarito che non c’è nessuna probabilità di tornare indietro. L’affermazione di Altmeier, oltre che dal timore di aumentare lo spazio dei Grünen, abbastanza stabili attorno al 15%,  è rafforzata dal nuovo record conquistato dal fotovoltaico tedesco, arrivato ormai a coprire il 5% dei consumi elettrici nazionali aumentando nel  2012 di  7,6 GigaWatt di potenza, ( 7,5 GW e 7,4 GW nel 2010 e nel 2011 ). Un aumento quasi tre volte superiore ai 2,5-3,5 GW ritenuti dal governo l’incremento annuo ideale per la sostenibilità finanziaria degli incentivi mentre viene da tutti accettata la stima  che provvisoriamente le rinnovabili portino nella famiglia media un aumento da 60 a 185 euro l’anno.

La novità della politica tedesca è ultimamente la posizione  della SPD ed anche dei Grünen che chiedono una regolamentazione dei mercati finanziari, con misure volte al controllo del sistema bancario, separando le banche d’affari dalle banche commerciali che gestiscono i risparmi dei cittadini, proibendo i derivati pericolosi, le manovre speculative sulle materie prime e l’energia,  limiti alla possibilità di bolle speculative immobiliari, moralizzazione dei bonus per i dirigenti e maggiori regolazioni in tutti i settori.
Al contrario  dei Verdi, che dopo l’abbandono di Joschka Fischer e alcuni anni sui banchi dell’opposizione hanno trovato un punto di incontro tra le due anime, quella pragmatica dei Realo e quella più radicale degli Sponti, l’SPD è invece paralizzata dalle divisioni interne fra l’ala moderata liberista  e quella più radicale che convivono con difficoltà. Il trauma viene da lontano, si chiama Hartz IV, la riforma dello stato sociale voluta testardamente da Schröder, introdotta dal governo rosso-verde nel 2005 . Una riforma che per alcuni rappresenta uno dei pochi successi della socialdemocrazia continentale europea, per altri ancora ad oggi mai accettata. La paralisi fra le due anime SPD  potrebbe oggi fare l’ennesima vittima: Stephan Weil, il candidato regionale dell’SPD che potrebbe pagare la crisi crescente della candidatura al Bundestag di  Peer Steinbrück esponente dell’ ala moderata della SPD che dovrebbe battere la Merkel in settembre e che sta andando malissimo.

La novità degli ultimi mesi è infatti che l’ipotesi di una maggioranza SPD- Grünen per la nuova Germania si sta rapidamente allontanando. Mentre i Grünen tengono nei sondaggi, fra il 14 e il 16%, la SPD sta crollando addirittura al 23% mentre la CDU è risalita al di sopra del 40%. In parte il successo dipende dallo svuotamento degli alleati  Liberali che potrebbero restare fuori dal Parlamento non raggiungendo il 5% , ma non basterebbe la tenuta dei Verdi per avere una maggioranza alternativa e l’unica altra forza che probabilmente potrebbe passare il 5% è la Linke, fuori dai giochi delle alleanze e comunque dilaniata da forti contrasti interni. Da tener conto che in Germania i sondaggi, come gran parte dei commentatori dei media, sono cosa seria, non ispirata, come in Italia, dai diversi partiti, e quindi abbastanza indipendenti e attendibili. 

Un discorso a parte vale per i Piraten, che dopo il grande successo delle elezioni a Berlino più di un anno fa, sono in grandi difficoltà. I guai dei pirati tedeschi sono diventati evidenti nel novembre 2012  quando si è tenuto a Bochum, il loro congresso. Il Piratenpartei Deutschland è stato fondato nel 2006 e negli scorsi anni era riuscito ad ottenere numerosi successi, portando diversi rappresentanti nei parlamenti degli stati federali di Berlino, Nord Reno-Westphalia, Schleswig-Holstein e Saarland; ma sembra diviso da numerosi scontri interni. Julia Schramm, membro del consiglio direttivo del partito, ha fatto dividere il partito quando la casa editrice con cui aveva pubblicato un suo romanzo ha cominciato a chiedere la rimozione delle copie illegali che giravano su internet, questione spinosissima nel partito del software libero e la Schramm ha annunciato che non si candiderà alle prossime elezioni. Anche Marina Weisband, ex direttrice politica del partito, ha deciso di non correre alle prossime elezioni per via dei continui scontri interni. Il suo successore, Johannes Ponader, è stato criticato per usufruire dei programmi di aiuto statale per i disoccupati; ha chiesto più volte al partito di dargli uno stipendio, non potendo sopravvivere fornendo un  contributo volontario. Segnali di un successo troppo veloce, il  13% dei consensi a livello nazionale è rapidamente crollato fino a scendere sotto il 5%, sia nazionale che in  Bassa Sassonia. Ancora una volta il sistema proporzionale tedesco con il quorum al 5% funziona perfettamente. Gli elettori hanno ben chiaro gli effetti del proprio voto: chi non si dimostra all’altezza viene penalizzato, chi da fiducia e mostra programmi chiari viene premiato ed il ricatto del voto utile è praticamente inesistente. 
  
Per Steinbruck,  il candidato dell’SPD contro la Merkel le cose si stanno mettendo davvero male:  il partito lo aveva appena  designato  che subito sono trapelate  notizie sui lauti compensi da lui  intascati per interventi a forum e convegni aziendali: dal novembre 2009 circa 1,25 milioni di euro. In aggiunta risultando assente alle sedute del Bundestag. Particolarmente sconveniente il compenso ricevuto dalla municipio di Bochum,  sull’orlo del fallimento, che gli aveva corrisposto 25 mila euro. Anche la scelta del proprio portavoce per la campagna elettorale è risultata avventata: il prescelto è l’ex portavoce di un hedge fond, fondi speculativi di investimento, fortemente ostile  agli occhi di molti elettori  socialdemocratici. Tutte cose che in Italia a destra e a sinistra valgono al più un trafiletto sui giornali ma qui possono affondare un partito ( il portavoce è stato sostituito di corsa ). L’ultimo svarione è stato il tranello di un giornalista che ha chiesto a Steinbrück dello stipendio che compete a un cancelliere tedesco ( che è la metà dell’ omonimo  italiano ); al quale ha risposto che lo trovava del tutto inadeguato, visto che i direttori di banca spesso guadagnano di più. Nessun cancelliere mai, Merkel compresa, se ne è lamentato. La risposta ha fatto infuriare la base più popolare del partito con qualche celata soddisfazione della Merkel che vede il proprio avversario scavarsi la fossa da solo. C’è chi non esclude che un insuccesso, fino a ieri non previsto in Bassa Sassonia e non dovuto ai leader locali, potrebbe portare alla sostituzione dell’antagonista della Merkel all’ultimo minuto, anche se gli effetti sarebbero probabilmente comunque disastrosi.

La situazione più tranquilla sembra essere quella dei Verdi. Anche loro a congresso in novembre hanno superato l’esperimento verde delle primarie con una bella scossa però subito  riassorbita e questa assenza di litigiosità è gradita dagli elettori. Tra i quindici candidati l’hanno spuntata Jürgen Trittin, primo con il 72 % dei consensi, e Katrin Göring- Eckardt, seconda con il 47 %. Saranno loro, dunque, insieme a Peer Steinbrück della SPD, a sfidare la Merkel alle elezioni federali. Trittin, l’ex ministro dell’ambiente durante il governo rosso-verde di Gerhard Schröder di 10 anni fa, era il favorito; una sorpresa invece Göring- Eckardt, che ha battuto la berlinese Renate Künast  e la storica coportavoce Claudia Roth. La Künast, dopo le ultime elezioni di Berlino nel settembre del 2011, dove mancò l’elezione a sindaco della capitale, sembra essere in crisi, mentre Claudia Roth, l’attuale presidente del partito insieme a Cem Özdemir, durante la campagna per le primarie ha preferito evitare qualsiasi forma di conflitto. E forse ha pagato il fatto di essersi candidata mentre presiedeva la carica di leader del partito, carica che  non intende lasciare. Secondo i commentatori la base del partito ambientalista ha votato in parte la tradizione rappresentata da Jürgen Trittin, e in parte lo spirito progressista e innovatore rappresentato dalla Göring-Eckardt che rispecchierebbe l’elettorato verde più borghese e razionale. La Göring- Eckardt proviene dal Land orientale della Turingia, aderendo al Bundnis 90, il movimento per i diritti civili confluito nei Grünen dopo la caduta della Repubblica Democratica. Dal 1998 è parlamentare nel Bundestag e nel 2009 ha assunto la carica di presidente del sinodo della chiesa evangelica tedesca. Sarebbe un segnale del superamento della fase movimentista dei Grunen, come i più recenti successi dei Verdi ( ad esempio la straordinaria vittoria nel Baden-Württemberg, dove governa un ministro-presidente verde), ottenuti dagli esponenti cosiddetti “realisti”. La scelta per Trittin e Göring-Eckardt ha dato il via a nuove speculazioni su future alleanze, perché lo sfacelo della SPD apre l’ipotesi di un futuro governo di  coalizione conservatrice-ambientalista. Ma l’alleanza con la SPD resta quella più naturale e preferita. 

I problemi per i Grünen sono fuori dal paese: il Partito verde europeo è più che altro un coordinamento dove sono collocate figure marginali, mentre le figure più significative sono tutte nel gruppo parlamentare europeo. In Italia i Verdi sono una finzione, questione ben nota ai Grünen, in Spagna e Grecia sono al lumicino, in Gran Bretagna il sistema elettorale, di fatto bipartitico,  li massacra, e le cose vanno malissimo in Francia dove l’alleanza di Europe Ecologie con Hollande è stata disastrosa.  Cohn Bendit, attaccando frontalmente la Douflot, oggi ministro non si sa bene di cosa, non si è più riscritto al partito. La questione diverrà esplosiva solo per le elezioni europee del 2014 dove c’è il rischio che gli ecologisti diventino una componente politico-culturale, magari di successo, del solo centro-nord europeo. In realtà il vecchio ambientalismo degli anni ’80 non sembra in grado al momento di rinnovarsi per essere all’altezza della crisi, specie nei paesi dove questa si manifesta in modo più duro e dove la questione della conversione ecologica diventa una sfida che se non manifesta concretezza e idee nuove mette nell’angolo i vecchi partitini verdi.

Resta il fatto che la Germania è oggi l’unico paese nell’Ue in cui l’economia va bene: il tasso di disoccupazione si è dimezzato, e oggi è sotto il 7 %; il fisco per il 2012 ha incassato 6 miliardi di euro più del previsto. Inoltre  sta lentamente ma puntualmente uscendo dal nucleare e, primo paese al mondo, prefigurando un sistema energetico, un sistema dei trasporti, un sistema di tutele ambientali e di tutele sociali che non ha paragoni in nessun’ altra area del pianeta.

nella foto: la sede della Cancelleria  ( Kanzleramt ) a Berlino 


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