Per il
fotovoltaico italiano il nuovo conto energia sarà un duro colpo, con impatti
negativi sull'occupazione. Per sopravvivere e andare verso la grid parity
occorre semplificare. Ridurre i costi amministrativi e rendere il FV
competitivo nel mercato liberalizzato dell'energia. Intervista a Valerio
Natalizia, presidente di GIFI-ANIE.
di Giulio Meneghello *
Per il fotovoltaico italiano il nuovo conto energia (e
forse non ultimo) sarà un duro colpo, con impatti negativi
sull'occupazione. I registri renderanno praticamente impossibile continuare a
fare diverse tipologie di impianto. Ma ora è il momento di guardare avanti. Per
sopravvivere e andare verso la grid parity occorre prima di tutto
lavorare sulla semplificazione e su quelle regole mancanti che renderebbero
possibili modelli di business in grado di portare il fotovoltaico più
vicino alla totale competitività, come i sistemi efficienti di utenza o SEU. Ne
abbiamo parlato con Valerio Natalizia, presidente di GIFI-ANIE.
Natalizia, iniziamo con un breve commento
a questo quinto conto energia, ora nella sua versione definitiva.
Siamo rimasti molto delusi. Ci aspettavamo una
flessibilità diversa: il registro a 12 kW è un chiaro segnale che si vuole
limitare la realizzazione di impianti fotovoltaici. A colpire negativamente è
anche il fatto che, sin dalle premesse e dalle considerazioni introduttive del
decreto, si tentano di trovare giustificazioni per bloccare il fotovoltaico: si
veda il riferimento all’occupazione del suolo e all’aumento del costo
dell’energia, alla necessità di puntare su altre fonti. Preoccupante poi il
fatto che questo sistema incentivante risulterà già superato nel momento in cui
entrerà in vigore.
Cosa intende?
L'effetto annuncio - dato che del nuovo conto si è
iniziato a parlare oltre 3 mesi fa - ha portato a una corsa alle installazioni.
La nostra paura è che a settembre, quando il nuovo regime partirà, i 6 miliardi
saranno già superati di molto: di qualche centinaia di milioni di euro. Il
quinto conto energia dunque nascerà con un limite di spesa già di molto
ridotto. Se dal tetto di spesa di 700 milioni si tolgono i 50 milioni riservati
per i moduli innovativi, i 50 per il fotovoltaico a concentrazione, i 50
riservati agli impianti della pubblica amministrazione, e i 2-300 milioni di
euro di cui si potrà sforare da qui all'entrata in vigore, si capisce che con
il tetto di spesa dei 700 milioni lo spazio per gli altri impianti “normali” è
veramente molto ridotto.
Quali sono gli aspetti del decreto che avranno gli
effetti più pesanti sul settore?
I due punti su cui ci siamo battuti fin dall'inizio:
il registro e il tetto di spesa, che doveva essere di 7 miliardi (ora è a 6,7
miliardi, ndr). Per questi due aspetti saremmo stati anche disposti ad
accettare riduzioni delle tariffe più marcate. Il mercato si può adattare al
livello delle tariffe ma non si può adattare agli ostacoli burocratici
introdotti. La sensazione è che si sia voluto veramente bloccare il mercato.
Con il decreto già uscito in Gazzetta, le
associazioni hanno ancora un margine d'azione per difendere il fotovoltaico
italiano?
Continueremo a lavorare per dare il contributo
all'emanazione di provvedimenti che possano semplificare il tutto. Com'è emerso
anche dal convegno GIFI che abbiamo tenuto ieri in Sicilia, si può pensare di
essere vicini alla fine degli incentivi, ma bisogna lavorare a tutti quei
meccanismi di contorno che rendano il fotovoltaico competitivo.
Parliamo per esempio di sistemi efficienti di utenza (vedi Qualenergia.it,
SEU, la grid parity dietro al
contatore?, ndr), per i quali dal 2008 si attende una delibera
dall'Autorità, oppure della possibilità di aumentare la taglia massima dello
scambio sul posto da 200 kW a 1 MW. È questa la strada affinché certi impianti
in alcune zone possano fare a meno degli incentivi.
Quali sono le tipologie di impianto più penalizzate
dal nuovo conto energia e quali restano convenienti?
Questo è facile da dire: essendo la soglia del
registro a 12 kW ci si concentrerà subito su impianti inferiori a quella
taglia. Non so se saranno vantaggiosi gli impianti da 12 a 20 kW fuori
registro, che dovranno accettare una tariffa diminuita del 20%, e quelli,
sempre fuori a registro, fino a 50 kW con sostituzione di Eternit. Mi auguro
che queste due strade siano percorribili.
Avete delle stime di quanto diminuirà la convenienza
economica per le varie taglie e tipologie di impianto?
Stiamo ancora lavorando alle valutazioni, ma il
problema non sono tanto le tariffe: come ho detto, credo che il mercato si
adatterà. Ovviamente il fotovoltaico non potrà più essere visto come
avvenuto in passato, un prodotto finanziario, ma piuttosto un intervento
di efficienza energetica e un modo di produrre energia pulita. Purtroppo però
vedo penalizzati anche impianti - penso a quelli commerciali dalle centinaia di
kW fino al MW - che potevano essere installati sui capannoni industriali o sui
centri commerciali e, dunque, essere incentrati sull'autoconsumo: questi
economicamente resterebbero convenienti, ma con i criteri di priorità del
registro, difficilmente potranno essere realizzati.
La tariffa incentivante per taglie sopra 1 MW
sarà decurtata del prezzo zonale dell'elettricità. Che effetto avrà questo
sulla redditività dei grandi impianti?
Bisognerà calcolare la convenienza a seconda dei casi.
Prima di pensare alle ricadute di questo meccanismo, però, va detto che
difficilmente impianti di questa taglia troveranno posto nei registri; a
oggi mi sembra poco probabile che se ne facciano.
Che conseguenze avrà il nuovo conto sulla filiera
italiana del fotovoltaico?
Le aziende straniere disinvestiranno o ridurranno di
molto gli investimenti. Le italiane che non avranno la forza di
internazionalizzarsi potranno avere grosse difficoltà. Anche a valle della
catena, tra progettisti e installatori, ci saranno difficoltà e ricadute
negative sull'occupazione. Sarà un periodo difficile almeno finché non si
raggiungerà la grid parity che però è ancora piuttosto lontana.
Come evolveranno i prezzi? Prevede che ci saranno
riduzioni in grado di far assorbire in parte i tagli alle tariffe?
Il trend sarà sicuramente discendente, ma credo sia
difficile pensare a una forte riduzione dei prezzi per i prossimi mesi, soprattutto
per i moduli.
Dove si potrà intervenire per ridurre i costi?
Saranno soprattutto moduli e inverter, anche a livello
internazionale, ad avere l'onere di far scendere il prezzo complessivo degli
impianti. Nel caso italiano però sarà fondamentale intervenire pesantemente
anche sui costi amministrativi: laddove all'estero ci vogliono
due documenti in Italia ce ne vogliono 20 e questo pesa sui tempi e sul
costo dell'impianto; è essenziale semplificare.
* da www.qualenergia.it 11 luglio 2012
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