di Massimo Marino
Come al solito la lettura
dei media, specie quelli italiani, rende incomprensibile interpretare come si
sono espressi gli elettori del Regno
Unito ( Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del Nord ) nel voto di
giovedì 6 maggio ( si vota sempre nella
stessa data, il 6 maggio).
Il sistema elettorale inglese è uno delle varianti
più imbrogliona dei variegati e fantasiosi sistemi maggioritari, come quello
francese e il nostro novello Italicum. Ben congegnato per imporre un forzato
bipolarismo di facciata e rendere improbabile qualunque possibile cambiamento,
appellandosi al solito rito della governabilità a scapito di qualunque rispetto per la rappresentatività del voto espresso dagli elettori.
I quasi 50 milioni di elettori della GB,
dei quali di norma 20 milioni non vanno più a votare, sono suddivisi in
650 collegi ( di differente dimensione ) in ognuno dei quali i sette principali
partiti (Conservatori, Laburisti, Liberal Democratici, Indipendentisti,
Nazionalisti Scozzesi e Gallesi, Verdi ) hanno indicato un candidato. In
ogni collegio, detto uninominale, chi prende anche solo un voto in più degli altri ottiene il seggio , gli altri voti valgono zero.
Se si confronta, con lievi
approssimazioni, i risultati del 2015 rispetto alle precedenti elezioni del 2010 i
cambiamenti sono modesti. Se si guarda al numero di voti ottenuti un qualche
successo lo hanno avuto l’Ukip di Farage passato da 900mila a 3,8 milioni di
voti, il Partito scozzese da 490mila a
1,45 milioni di voti, i Verdi da 280mila a 1,15 milioni di voti. Un vero tracollo lo hanno avuto i Liberal Democratici scesi da 6,8 a 2,4
milioni di voti. Lieve l’aumento dei Conservatori che non hanno affatto
trionfato ma sono saliti da 10,7 a 11,3 milioni di voti. Anche i Laburisti, i
principali sconfitti secondo l’infernale meccanismo uninominale, hanno in realtà preso alcune centinaia di migliaia di
voti in più, da 8,6 a 9,3 milioni.
Ma il sistemi maggioritari spinti non smentiscono mai la propria fama: puoi perdere voti e trionfare o
guadagnarne e perdere. Dipende da cosa fanno gli altri e in parte dipendono dal
caso. Così i Conservatori di Cameron, con
un modesto risultato, sempre attorno agli 11 milioni di voti ( poco più di 20
elettori su 100 ) questa volta hanno fatto bingo: con 331 seggi hanno superato
il 50% +1 richiesto di 326 e possono governare da soli ( qualcosa di simile è
avvenuto tre anni fa in Francia con Hollande). Singolare il risultato del Partito Scozzese
che, miracolo dell’uninominale, è passato da 6 a 56 seggi mentre i Verdi che
hanno quasi quadruplicato i voti hanno ripreso il loro unico seggio in quel
collegio di Londra dove dal 2010 sono al di sopra del 30%.
Discorso a parte per Farage,
di cui troppo e a sproposito si è parlato al momento delle elezioni europee,
indicandolo addirittura come un pericolo per l’Europa. Non è stato eletto nel
suo collegio e l’Ukip, pur con parecchi voti, ha preso un solo seggio. Ci era
caduto anche Grillo, che come la media degli italiani comprende poco dei
sistemi elettorali, immaginando di
trovare in Farage ( che oggi si è dimesso da capo dell’Ukip chiudendo
probabilmente la sua spiritosa carriera
politica nazionale ) un potente alleato in Europa dove si era lanciato con l’Ukip al
Parlamento europeo dove non è mai tardi per i nostri amici grillini decidere di salutarlo definitivamente. Anche perchè non ci hanno guadagnato neanche un posto nelle commissioni,
hanno promosso un referendum sull’euro di cui si sono perse le tracce, mentre hanno
perso invece uno o due milioni di
potenziali elettori ostili a questa stravagante alleanza. E' stato uno dei principali e imperdonabili errori politici “dello
staff” negli ultimi due anni.
L’irrazionale evidenza
dei risultati in GB ha fatto esplodere
un dibattito acceso nel paese: in sintesi da più parti si dice che il sistema
di voto inglese è una schifezza, che ha
cancellato qualunque rappresentatività democratica del voto degli elettori e
che scoraggia la partecipazione e spinge all’astensionismo. Frustrazione è
stata espressa da Caroline Lucas,
che era stata il primo deputato verde nel Parlamento inglese nel 2010, e che è
stata rieletta nel suo seggio di Brighton.
“Queste elezioni rappresentano il più grosso risultato, in termini di voti
reali, per i verdi inglesi”, ha detto la Lucas, “ ma il risultato è una ovvia ingiustizia, che mostra quanto il
sistema elettorale britannico sia ormai marcio e che si debba passare al
proporzionale”. Un sondaggio indica che il 60% degli elettori vuole cambiare sistema elettorale, circolano grafici che mostrano lo scostamento fra
l’orientamento degli elettori e i seggi ottenuti. Con un sistema di rappresentanza
proporzionale ai voti davvero ottenuti
dagli elettori Cameron ad esempio avrebbe ottenuto 240 seggi invece di 331. E
con un quorum alla tedesca del 5%
comunque non si avrebbero più di 4-5 partiti in Parlamento, addirittura meno di quelli
attuali. Meno frammentazione e un po’ più di democrazia.
Per i risultati del Regno Unito esultano i
nostri piddini renziani. Non tanto perché in effetti non è chiaro a chi sono
più vicini fra i due principali contendenti ma perché Cameron è il sogno del PD
di Renzi: disporre di un sistema
elettorale che, sebbene la maggioranza degli elettori non ti votino, come con l’abracadabra dell’ italicum e dell’anglosassinum, ti faccia
trionfare.
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