Sotto la lente d’ingrandimento di Bruxelles l’appalto a Iren spa:
“Trovate numerose irregolarità”. Il Movimento 5 Stelle: “A questo punto ne deve
rispondere direttamente la regione”
Uragano
europeo contro Iren. Si sarebbe violata la libera concorrenza affidando senza
gara la gestione dell’inceneritore di Parma e i servizi di raccolta rifiuti
della città ducale, Reggio e Piacenza alla Iren Spa. Inoltre per Bruxelles non
tornano i conti sul costo del forno di Uguzzolo: per la Commissione Europea 315
milioni di euro, mentre politici e multiutility avevano sempre dichiarato 195.
Infine non tornano i conti sul costo dell’inceneritore per la commissione eule
amministrazioni locali, per la configurazione societaria dell’azienda
destinataria, non avrebbero su di essa il “pieno controllo” confutando così la
sua natura di società pubblica. Sono alcuni dei rilievi che la Commissione
europea rivolge al governo italiano, a Iren Spa e ai Comuni delle provincie di
Parma, Reggio Emilia e Piacenza sul “caso inceneritore” della città ducale e
sugli appalti per la raccolta rifiuti nelle tre province emiliane
Il comitato
per la corretta gestione rifiuti di Parma e il Movimento 5 Stelle, con il
consigliere regionale Giovanni Favia, hanno diffuso infatti il testo
dell’infrazione europea inviato all’Italia lo sorso 24 novembre. Indirizzato al
ministro degli Esteri del governo Monti, Giulio Terzi di Sant’Agata, è firmato
dal commissario europeo per il mercato interno e servizi, Michel Barnier. E
sono tre pagine piene di dati e domande su quel groviglio che appare l’appalto
per l’inceneritore di Parma, oltre che sugli affidamenti a Iren Spa anche per
quanto riguarda la raccolta dei rifiuti nelle tre città emiliane.
Il contenuto
del documento europeo. Si tratta di un documento in cui Bruxelles smentisce le
cifre dell’inceneritore fornite in passato da Iren, dall’ex sindaco di Parma
Pietro Vignali e da Vincenzo Bernazzoli, presidente della Provincia. E in cui
si fornisce la cifra reale: 315 milioni di euro di costo. Proprio partendo da
qui, dall’importo, l’Europa stigmatizza l’Italia perché gli enti locali,
affidando direttamente a Iren Spa appalti e servizi, non hanno rispettato la
libera concorrenza senza contare che Iren non sarebbe configurabile come una
società a controllo pubblico.
Nella
lettera, il commissario europeo fa un primo rilievo a proposito dei “diversi
affidamenti decisi a favore della società Iren Spa da parte dei Comuni di
Parma, Piacenza e Reggio Emilia e da quelli residenti nelle loro Province”.
Affidamenti andati all’azienda “dopo la prima lettera di costituzione in mora
indirizzatale il 15 marzo 2011” e sui quali erano stati chiesti maggiori
elementi. “In particolare”, voleva sapere Bruxelles la scorsa primavera, “in
merito agli affidamenti dai servizi di smaltimento dei rifiuti rimangono ancora
non definiti il valore economico e la durata dei contratti di servizio conclusi
dai tre Comuni”.
Il costo
dell’inceneritore: 315 milioni a fronte dei dichiarati 195. Si svela poi il reale
costo dell’inceneritore, definito nel documento di fine novembre. “A seguito di
ulteriori informazioni di cui la commissione è entrata in possesso [...]
risulta che il Comune di Parma avrebbe direttamente affidato alla società Iren
Spa, controllata dalla società Iren Spa, i lavori necessari alla realizzazione
di un inceneritore in località Ugozzolo (Parma), per un valore complessivo di
circa 315 milioni di euro”.
“L’amministratore
delegato Andrea Viero e l’ex sindaco di Parma Vignali avevano parlato al
massimo di 195 milioni di euro”, attacca il Comitato anti-inceneritore che,
citando ancora il commissario europeo e la sua lettera al governo, sottolinea:
“La commissione ricorda che gli appalti e le concessioni di lavori di importo
superiore a 4 milioni e 845 mila euro debbono essere conclusi all’esito di una
procedura di messa in concorrenza rispettosa dei principi di non
discriminazione, parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità e mutuo
riconoscimento”.
L’accusa
formulata in sede europea contro il Comune di Parma, azionista Iren Spa, è
pesantissima perché “nessuna delle sopra richiamate norme risulta essere stata
rispettata quanto alla costruzione dell’inceneritore” e “tale affidamento senza
messa di concorrenza preliminare non può essere giustificato dalla sussistenza
di un rapporto di controllo analogo tra i Comuni interessati e la società Iren
Spa”.
“Su Iren Spa
si può non attuare un rapporto di controllo”. La Commissione Europea ne spiega
le ragioni. “Ci soci privati nel capitale di Iren Spa (tra l’altro, le banche
Intesa San Paolo e Fondazione Cassa di Risparmio di Torino) [la cui presenza]
impedisce la configurazione di un rapporto di controllo [dovuto] alla grande
autonomia delle società interessate, chiaramente dimostrata, tra l’altro, dalla
quotazione in borsa della capogruppo Iren Spa. Tali elementi, insieme
all’estesa dimensione geografica e all’ormai vastissimo campo di attività delle
società del gruppo Iren, rendono impossibile ravvisare l’esistenza di un
rapporto di controllo analogo tra esse e i Comuni azionisti della capogruppo
Iren Spa”.
Infine “lo
stesso controllo societario [...] non è esercitato dalla società Iren Spa in
maniera totalitaria, ma in modo parziale, aggiungendosi a esso anche le società
Delmi Spa e Plurigas Spa, che compartecipano nelle controllate [...]
rispettivamente per il 15% e per il 30%, rendendo cosi ulteriormente ‘precario‘
il controllo dei Comuni azionisti”.
La prova? La
fornisce sempre la Commissione europea. “Nessuna indicazione”, scrive nel
documento datato 24 novembre, “è contenuta nello statuto di Iren Spa” laddove
parla della necessità che “il 51% del capitale sociale resti in mano pubblica
[...]. Quanto ai poteri dei soci, essi sono solo quelli normalmente
riconosciuti dal diritto societario nazionale e, dunque, insufficienti, come
tali, ad assicurare un’influenza determinante”. Ecco il Pdf del richiamo
arrivato.
M5S: “Ora ne
risponda la Regione”. “Con questa dichiarazione della commissione europea”,
commenta Giovanni Favia, consigliere del Movimento 5 Stelle, “cala la maschera
di chi parla di società del calibro di Iren Spa ed Hera Spa come società a
capitale pubblico che si muovono per il ‘bene comune’ dei cittadini. A livello
politico invece la Regione deve rispondere per aver coperto tutto ciò fino a
oggi. Ricordo le giustificazione di tali operazioni e il silenzio a fronte
delle nostre risoluzioni da parte sia della maggioranza di Vasco Errani. Su
questo presenteremo una nuova interrogazione”.
* da Il Fatto Quotidiano 12 dicembre 2012
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