di Nicola D'Angelo *
Manca poco
al 21.12.2012, vedremo se la profezia Maya è fondata. Per il
momento si è avverata quella molto più scontata relativa all’avvio della campagna
mediatica di Silvio Berlusconi. Da qualche giorno impazza sulle reti Mediaset
e presto invaderà la Rai. Il piano sarebbe quello di fare bottino pieno
prima dell’entrata in vigore della par condicio. Dunque ci dobbiamo
rassegnare?
Non proprio
perché anche prima, cioè subito, ci sarebbero regole per evitare tutto
questo. Già dal 2006 sono state infatti fissate precise disposizioni
sulla presenza dei politici in televisione anche prima del
periodo elettorale regolato dalla legge sulla par condicio. In particolare, con
la delibera 22/06 del 1 febbraio 2006 l’Autorità per le garanzie
nelle comunicazioni ha chiarito che i principi in materia di
comunicazione politica e parità di accesso ai mezzi di informazione devono
essere applicati anche nei periodi non elettorali. Si tratta degli
articoli 3 e 7, del testo unico della radiotelevisione (d.lgs. n. 177/2005),
norme quest’ultime che tendono ad assicurare che anche nei periodi pre-elettorali,
cioè quelli comprendenti i 30 giorni anteriori alla data prevista per la
convocazione dei comizi elettorali (periodo in cui ci troviamo) le necessarie
condizioni di imparzialità. In base a queste disposizioni le
trasmissioni di informazione, compresi i telegiornali, le rubriche
e le trasmissioni di approfondimento, sono tenute ad assicurare
l’equilibrio delle presenze politiche, i conduttori dei programmi devono
avere un comportamento imparziale e nelle trasmissioni di intrattenimento
va evitata la presenza di politici, salvo che essa non sia giustificata dalla
loro specifica responsabilità. Per la violazione di questi principi è poi
previsto un presidio sanzionatorio consistente nell’adozione di misure
di riequilibrio e in pesanti multe.
Come si
dice, la legge c’è si tratta poi di applicarla. Il caso di queste ore è stato
variamente commentato, io mi limito a riportare non un pensiero personale ma un
passo della citata delibera Agcom (certamente non una gazzetta
sovversiva): “la presenza di esponenti politici nei programmi di
intrattenimento alimenta la sensazione che il carattere pubblico del servizio
consista nella simbiosi con la politica e va quindi normalmente evitata” ed
ancora: “nelle trasmissioni di intrattenimento va evitata la presenza di
esponenti politici, salvo che la medesima sia dovuta alla trattazione di
argomenti per i quali è richiesta una loro particolare competenza e
responsabilità; che, in tal caso, si configura una finestra informativa
nell’ambito del programma di intrattenimento, nella quale devono essere
assicurati la parità di trattamento, l’obiettività, la completezza
e l’imparzialità dell’informazione. “Parole che sembrano scritte per la trasmissione
della D’Urso, parole che
resteranno vane.
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* da Il Fatto Quotidiano 18 dicembre 2012
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