7 agosto 2011

La raccolta differenziata in Puglia ora rischia di naufragare


di Pietro Santamaria*

L’ULTIMO rapporto di Legambiente sui Comuni ricicloni ci informa che la Campania ha battuto la Puglia 160 ad 1, perché sono 160 i comuni campani che nel 2009 hanno superato il 50% di raccolta differenziata (con Avellino al 61% e Salerno al 59%). Nonostante i buoni propositi la raccolta differenziata in Puglia è ferma intorno al 15% e lo smaltimento in discarica interessa circa l’80% dei rifiuti solidi urbani raccolti nei comuni pugliesi. Gli impianti necessari per gestire in modo integrato il ciclo dei rifiuti sono stati realizzati solo in parte e in modo molto parziale: mancano soprattutto i centri comunali di raccolta del materiale proveniente da raccolta differenziata e gli impianti di compostaggio pubblici, che intercetterebbero la frazione più rilevante dei rifiuti solidi urbani: la frazione organica, che rappresenta in Puglia almeno il 40% del totale dei rifiuti domestici. Eppure i sta facendo strada la sostituzione parziale dello smaltimento in discarica con la produzione di combustibile derivato da rifiuti, il cosiddetto CDR. In un sistema integrato la produzione di CDR dovrebbe essere residuale, per interessare soltanto i rifiuti che a valle della raccolta differenziata e del loro riutilizzo non si possono recuperare.

Invece in Puglia, ad esempio nell’ATO Ba/5, che comprende 21 comuni della provincia di Bari e oltre 400mila abitanti, è in funzione un impianto complesso, finanziato dalla Regione, che trasforma i rifiuti in combustibile che, però, nessuno vuole. In pratica l’impianto industriale produce un bene che non ha alcun interesse economico. Infatti, viene trasferito da Conversano a Massafra, per essere bruciato in un inceneritore privato, al costo di circa 50 euro a tonnellata.

Sì, l’impianto complesso è un’industria dell’assurdo, produce CDR e paga chi lo rileva! Così nell’ATO Ba/5 il costo di smaltimento di una tonnellata rifiuti è passato da 51 euro, nel 2009, quando finivano direttamente in discarica, a 79 euro, per biostabilizzare il rifiuto prima di conferirlo in discarica, poi a 87 euro per produrre CDR in modo sperimentale (e buttarlo in discarica), fino al prezzo attuale di 111 euro, con cui i rifiuti vengono trasformati in parte in CDR e in parte finiscono in discarica. Ma il costo aumenterà ancora: il presidente Vendola e il gruppo imprenditoriale che gestisce l’impianto di produzione del CDR firmano il contratto per la gestione dei rifiuti che è stata fissata a 125 euro a tonnellata (più IVA).

Il costo di gestione dei rifiuti viene sostenuto dai Comuni, che saranno costretti ad aumentare la tassa sui rifiuti. Occorre ridurre la produzione dei rifiuti, potenziare la raccolta differenziata, rendere residuale la produzione di CDR e risolvere il conflitto di interessi: non deve essere possibile per un soggetto occuparsi di raccolta dei rifiuti, raccoltadifferenziata, gestione di discariche e impianti complessi.

Infine un invito al Presidente Vendola: non accetti di imporre ai comuni dell’ATO Ba/5 di conferire 470 tonnellate di rifiuti ogni giorno come chiedono i gestori dell’impianto complesso per la produzione di CDR.

* Università di Bari - da Repubblica del sabato 6 agosto 2011

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