di Laura Cima
Ho partecipato nello scorso weekend alla riunione indetta dai Verdi di cui il Partito radicale ha fatto l’intera registrazione e a quella del Gruppo delle Cinque Terre tenutasi a Nemi nella bella casa di Maurizio di FioriGialli che ormai accompagna, insieme al figlio, ogni riunione di Verdi con la postazione dove si trovano gli ultimi libri in tema (Segnalo Cohn-Bendit “Che fare?”, Guido Viale “Prove di un mondo diverso”, Hawken “Moltitudine inarrestabile” e Naomi Klein “Shock economy” in cui si trovano riflessioni da approfondire rapportandole al caso italiano).
In entrambe si è cercato di delineare il percorso che dovrebbe portare alla riunificazione di tutte o quasi le correnti italiane dell’ecologia e delle centinaia di migliaia di attivisti che partecipano a comitati, gruppi e associazioni ambientaliste sul modello vincente della Europe Ecologie francese.
Cohn-Bendit ha fatto questo miracolo in un anno in vista delle elezioni europee.In Italia abbiamo le regionali tra quattro mesi.
Si tratta quasi di una missione impossibile. A meno che non si percorrano le vie conosciute e purtroppo facilmente perdenti come presentare il simbolo dei Verdi, senza arcobaleno, in quasi tutte le regioni che vanno al voto, in una alleanza di sinistra con il PD di Bersani che ha perso una parte del centro con Rutelli. I Radicali hanno proposto un’alleanza a tre con i socialisti. Ma i verdi hanno già dato nell’alleanza perdente del Girasole del 2001.Inoltre le regionali non hanno il doppio turno e ogni regione ha una legge diversa.
Lo sbarramento del 4% non credo si farà anche perchè sarebbe incostituzionale se promosso a livello centrale e vedo diffcile la modifica delle leggi regionali. Mi pare che attualmente lo sbarramento sia solo previsto dalla Toscana. Ciò faciliterebbe, ove vi fossero le condizioni, la presentazione di coalizioni autonome che prefigurino quella che sarà la costituente ecologista. Ma questa scelta rischierebbe di far perdere il centro sinistra magari per pochi voti, perchè per ora pescherebbe voti sostanzialmente in quell’area.
Nella prima assemblea, a cui hanno partecipato circa trecento persone con una cinquantina di interventi, c’era una gran voglia di confonto tra interni ed esterni ai Verdi, molti dei quali avevano partecipato alla storia del partito in qualche fase. Bonelli ha dato qualche indicazione di percorso e di priorità verso la costituente nella sua relazione introduttiva lasciando aperte molte questioni relative alle prossime regionali e convocando per il 12 dicembre “gli Stati generali ecologisti” di cui non ha chiarito più di tanto il funzionamento.
Riguardo alle regionali si è parlato di liste civiche ecologiste senza chiarire molto di più. Non tutti gli interventi si sono misurati sul problema delle elezioni regionali che è il più difficile da risolvere.
Nella riunione del gruppo delle Cinque Terre si è affrontato il tema senza però raggiungere una maggiore chiarezza in positivo, solo ribadendo preoccupazioni e contrarietà alla presentazione dei Verdi con il loro simbolo e in una coalizione con il PD o in un triciclo con radicali e socialisti.
Tutta la ricchezza delle due riunioni ci dà speranza e voglia di confronto.
Vorrei stringerlo su questa scadenza per evitare improvvisazioni o ripiegamenti. Se non riusciamo a varare la nuova forza ecologista sotto il simbolo dei verdi europei come si diceva peraltro nella mozione che ha vinto il congresso dei Verdi, mi sembra non peregrino cominciare a considerare la possibilità di saltare un giro, anche se effettivamente si rischia di frustare tante aspettative sollevate in questi mesi.
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