4 novembre 2009

LA COSTITUENTE CHE VORREI

di Giuliano Tallone (Presidente Lipu)

L'Assemblea dei Verdi ha sostenuto l’idea di una Costituente ecologista, proposta con la mozione che fa riferimento ad Angelo Bonelli. Ma perché questa prospettiva dovrebbe essere oggi percorribile, quando nel corso della storia dell’ecologismo politico nel nostro Paese essa è stata una chimera da più parti auspicata ma mai realizzata? Alcune condizioni attuali e prospettive future potrebbero concorrere positivamente in questa direzione. La prima è che esiste una pressione storica che richiede una forte iniziativa di risposta alle grandi questioni globali del nostro tempo, in gran parte di genere ambientale, o a esse connesse. La seconda è che la visione ecologista è l’unico approccio realmente innovativo e in grado di fornire un modello di società e di valori potenzialmente alternativo alle ideologie del mercato o dell’economia di Stato, nate due secoli fa in condizioni storiche completamente differenti, che stanno dimostrando con chiarezza tutti i limiti La terza è la tendenza in Europa a una forte affermazione di movimenti e partiti con carattere ambientalista.
Infine è evidente la mancanza nel panorama politico italiano di una forza consistente e credibile che faccia riferimento a una proposta di questo genere.

Nel progetto del presidente Obama si riconosce la grande potenzialità della green economy nel costituire non solo una risposta alle questioni ecologiche, ma soprattutto un nuovo mercato da esplorare. ……..
Un’altra delle ragioni che più fortemente richiedono di lavorare sulla costruzione di un soggetto politico centralmente ecologista è che la sola green economy non è certo sufficiente a dare una risposta efficace ai problemi del nostro tempo. Un approccio riformista, che cerchi di inserire alcuni correttivi in direzione dell’utilizzo sostenibile delle risorse all’interno di una visione liberista e di mercato, è certamente auspicabile ma non sufficiente. Un approccio più radicale che cerchi di costruire una diversa proposta di società globale incentrata su di un umanesimo moderno e aperto, sui diritti degli individui ovunque si trovino, sull’eguaglianza tra le persone, sull’essere e non sull’avere, su un insieme di valori che propongano un nuovo progetto per la nostra e le altre specie che sia in grado di invertire drasticamente le tendenze attuali è assolutamente necessario per dare una risposta efficace che guardi alle cause ultime della situazione attuale - e delle preoccupanti prospettive del prossimo futuro…..

L’idea della “decrescita felice” va in questa direzione ma probabilmente è necessario lavorare ancora per essere in grado di effettuare una proposta auspicabile da molte persone e non solo da minoranze consapevoli. Il recente successo in Europa di movimenti politici che si rifanno a un approccio di questo genere sono sicuramente incoraggianti e spingono a una iniziativa forte anche in Italia. Soprattutto l’esempio francese, pur coscienti del fatto che ogni Paese è diverso dall’altro, può suggerire una strada da seguire. Un nuovo movimento deve innanzitutto affidarsi, in una situazione come quella attuale di grande delusione e frustrazione dell’elettorato di sinistra e laico che poco si riconosce nella proposta dei partiti esistenti, a un drastico rinnovamento della classe dirigente, che sia in grado di porsi come credibile e autorevole nei confronti degli elettori. In Francia questo passaggio è stato garantito e rappresentato con la leadership di Cohn Bendit, Bové e Joly, che segnalano l’apertura del movimento di Europe écologie a partire dalla società ala quale le esperienze verdi avevano guardato solo marginalmente.

Un progetto come quello qui delineato si pone necessariamente come autonomo dai paradigmi novecenteschi di “destra” e “sinistra”, ed è invece indirizzato a proporre categorie di riferimento nuove. Peraltro, già anche nel dibattito politico attuale, le certezze vacillano ed è sempre più difficile capire dove si pongono i confini tra le forze politiche. Non dimentichiamo, inoltre, che in Italia esiste una fascia crescente di astensionismo che evidentemente non riesce a essere motivato dai partiti esistenti. Fenomeni come quelli del successo elettorale dell’Italia dei valori o dei gruppi che fanno riferimento a Beppe Grillo potenzialmente potrebbero trovare una risposta e un attrattore con lo sviluppo di una Costituente ecologista che fosse aperta, partecipata, condivisa e realmente nuova.
Anche l’ambientalismo associativo potrebbe trovare forme di partecipazione in un progetto di questo genere, sia pure in una totale autonomia e indipendenza. Immagino, ad esempio, un ruolo delle associazioni - non solo quelle ambientaliste - come “garanti” di un percorso di costruzione di una Costituente immaginata come una rete e non come un partito, che privilegi i contenuti e i progetti ai meccanismi interni e di potere. Andrà posta grande attenzione a non ripetere gli errori che in un passato sono stati commessi nella gestione dei Verdi e nella loro partecipazione all’esperienza di governo. Non è forse il caso di evocare l’ecologismo della politica, ma come minimo va preteso che nelle scelte concrete si privilegino le qualità alle appartenenze, le capacità alle cordate. La nuova Costituente ecologista o sarà un progetto alto, visionario, ambizioso e capace di concretezza, pragmatismo e coerenza, o non sarà.

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