28 marzo 2009

Colloquio di Alex Langer con Claudia Roth sul futuro dei verdi in Europa

maggio 1995
Con Claudia Roth, capolista dei Verdi tedeschi alle ultime elezioni europee, siamo stati eletti nel luglio 1994 co-presidenti del secondo Gruppo Verde del Parlamento europeo ……ci tocca condurre un Gruppo diventato più piccolo, rispetto al 1989 (attualmente 25 membri; nel 1989, con un Parlamento meno numeroso, erano 29), ed assai impoverito sul fianco sud, privo com'è di francesi, portoghesi, spagnoli e greci. Più sviluppato, invece, il lato nord, con tedeschi (con 12 quasi metà del Gruppo!), belgi, irlandesi, olandesi, lussemburghesi, svedesi, austriaci. Dall'Italia ci sono i tre Verdi (Adelaide Aglietta, Carlo Ripa di Meana ed il sottoscritto) e Leoluca Orlando (Rete), sindaco di Palermo.

Alex: Negli anni '80 il movimento verde ha suscitato un nuovo approccio alla politica, all'economia, alla società. La questione ambientale, vista non come hobby ecologico o come problema settoriale da risolvere, bensì come paradigma di una crescita non più sostenibile e di una metánoia da compiere, si è rilevata una fruttuosa ed originale chiave di lettura e di azione. L'ingresso dei Verdi anche in politica ha obbligato tutti a reagire, a rinverdirsi. Ministeri per l'ambiente, campagne pubblicitarie incentrate sul "naturale", programmi politici ed amministrativi ridipinti o davvero riveduti ne sono stati la conseguenza... Di anno in anno i Verdi, pur minoritari, espandevano una qualche loro significativa presenza in questo o quel paese europeo. Nel 1989 alle elezioni europee, ben 12 milioni di cittadini hanno votato per i Verdi. Oggi il trend invece non appare favorevole ai Verdi.


Dopo la caduta dei regimi comunisti all'Est, un nuovo consenso incentrato sulla competizione e la crescita economica sembra imporsi, e le crisi economiche e sociali sembrano voler risospingere la priorità ecologica nel limbo del lusso: un optional non poi così necessario. Il relativo indebolimento che i Verdi hanno conosciuto alle ultime elezioni europee, potrebbe essere non solo una mediocre pagella per come abbiamo lavorato, ma anche l'indizio di uno spostamento di attenzione, di abbandono del breve sogno di una politica di "pace tra gli uomini, pace con la natura". I Verdi francesi hanno subíto severi contraccolpi, i Verdi britannici oggi sono quasi scomparsi, e questa volta non a causa del loro sistema elettorale (nel 1989 con 3 milioni di voti, il 12%, non avevano accesso alla rappresentanza politica!), in diversi paesi i Verdi ristagnano elettoralmente o addirittura subiscono flessioni (Austria, Italia, Olanda, Belgio...). D'altra parte è indubbio che ormai i Verdi sono anche una forza di governo……….

E come già alla fine degli anni '70, inizio anni '80, il paese-locomotiva per i Verdi anche oggi sembra essere la Germania. Lì i Verdi - scomparsi (quelli occidentali) dal Parlamento federale nel 1990, in seguito alla loro critica all'unificazione nazionale - ormai vanno a gonfie vele e per la prima volta hanno conquistato un peso di rilievo nel cuore industriale (e post-industriale) del paese, nella regione del Reno, Ruhr e Vestfalia…… Cosa succede in Germania? I Verdi hanno attraversato felicemente il loro deserto, e stanno obbligando tutti ad una specie di terra promessa della correzione, se non proprio conversione ecologica?
Claudia Roth: Certo, per noi Verdi tedeschi è una grande emozione essere diventati ormai una forza così importante e forse tra poco decisiva per il nostro paese. Da contro-corrente che eravamo, oggi riusciamo ad influenzare delle correnti, ed abbiamo ormai un posto stabile di terza forza politica, superando chiaramente sia i liberali che i post-comunisti dell'est. Il segreto del nostro successo sta soprattutto nella capacità, finalmente consolidata, di mettere insieme radici così diverse e molteplici, e farle davvero coesistere fruttuosamente. Siamo una coalizione in cui trovi la contadina e la femminista, il sindacalista e l'ecologista anti-industriale, i militanti dei diritti civili e promotori dei diritti degli omosessuali come alcune delle frange più impegnate delle chiese portestanti e cattolica. Abbiamo imparato a rispettare le nostre differenze più che combatterle, e ci sentiamo responsabilmente parte di un progetto comune. L'ecologia da noi non viene vista settorialmente, come "problema ambiente": forse questo ci ha risparmiato la sorte dei Verdi francesi. Abbiamo messo del tempo per smaltire le ripercussioni della caduta del muro, che ci ha obbligato ad allargare i nostri orizzonti. Così abbiamo anche imparato ad essere meno pretenziosi nei confronti di altri Verdi d'Europa cui magari credevamo di impartire lezioni. Oggi siamo contenti se ci chiamano roccaforte dei Verdi europei, e se la nostra esperienza è utile anche ad altri, ma non vogliamo insegnare niente a nessuno.…

Oggi gli elettori tedeschi sanno bene cosa vuol dire una politica con i Verdi e cosa ne è, quando invece i Verdi mancano. I sintomi di astinenza si sono chiaramente sentiti tra il 1990 ed il 1994, e nessuno vorrebbe più fare a meno di noi.…E se guardiamo ai nostri risultati, non possiamo fare l'elenco di quanti alberi o quanti laghi o fiumi abbiamo salvato, ma possiamo dire che la politica economica in Assia è cambiata, ed alla fine le industrie hanno preferito adeguarsi piuttosto che emigrare, come avevano minacciato agli inizi. Oggi in Assia abbiamo chiesto ed ottenuto il ministero della giustizia: un modo per dire che ce la sentiamo di dirigere anche settori classici della politica, dove sono in gioco i diritti e le libertà dei cittadini, dei rifugiati, degli immigrati. Siamo ormai disposti a sporcarci anche le mani, non solo a criticare o sognare.….Ma non dimentichiamo una cosa importante: la crisi di credibilità della politica e dei politici non ha intaccato i Verdi, non abbiamo -in generale - avuto casi o persone di cui vergognarci o che gli elettori possano rinfacciarci!
(da “La via verde” ediz.Passigli maggio 1995)

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